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💶 RAL negli annunci di lavoro? No grazie...

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 💶 RAL negli annunci di lavoro? No grazie…

  • 🇪🇺 Serve davvero un debito comune europeo?

LAVORO & GIOVANI

💶 RAL negli annunci di lavoro? No grazie…

In Italia abbiamo un problema: meno di 1 annuncio di lavoro su 5 riporta informazioni sullo stipendio (18,7%).

Come sottolineato da Il Sole 24 Ore che cita dati di Indeed, fornire dettagli sulla retribuzione già all’interno dell’annuncio di lavoro non è una pratica comune tra le aziende italiane.

D’altro canto, le richieste delle aziende in termini di competenze specifiche, numero di ore di lavoro o esperienza pregressa trovano sempre un’esplicita menzione.

Ma è vero che le cose stanno cambiando?

Se è vero che ad oggi i numeri non sono ancora ottimi, le cose rispetto a 5 anni fa sono notevolmente migliorate.

Dal 2019, la percentuale di offerte che includono informazioni sullo stipendio è cresciuta significativamente: ad agosto 2019, solo il 3,7% degli annunci riportava la retribuzione, ma da allora c'è stato un aumento di ben 15 punti percentuali, fino al 18,7% attuale.

A livello europeo, se è vero che c’è chi fa meglio di noi, c’è anche chi fa peggio

Ne è un esempio la Germania, che è meno “trasparente” di noi in merito a salari negli annunci di lavoro. Decisamente meglio di noi fanno invece Regno Unito e Francia.

Ma perché è così complicato essere trasparenti sugli stipendi?

Le motivazioni principali sono queste:

  • 🏅 Molte aziende preferiscono stabilire lo stipendio in base al valore che il candidato dimostrerà di avere, cosa che risulta difficile da quantificare e definire in anticipo

  • 🤔 Le aziende dovrebbero prima garantire una trasparenza interna sugli stipendi, definendo le fasce salariali per i diversi ruoli e livelli di esperienza, prima di poter essere trasparenti verso l'esterno

  • 🇮🇹 L‘ultima ragione è culturale, perché in Italia parlare di soldi è considerato un tabù, anche durante un colloquio…

Ma tra un paio di anni le cose cambieranno radicalmente..

Sì, perché nel 2026 entrerà in vigore la normativa europea che obbligherà le aziende a indicare lo stipendio negli annunci di lavoro.

Alcune imprese si stanno già adeguando ad essa e probabilmente è anche per questo che si è registrata la crescita nella “trasparenza” negli ultimi anni.

Ti capita spesso di vedere annunci di lavoro senza indicazione dello stipendio?

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UNIONE EUROPEA

🇪🇺 Serve davvero un debito comune europeo?

Nei giorni scorsi abbiamo esaminato il rapporto sulla competitività presentato da Mario Draghi (se ve lo siete perso, lo trovate qui!).

Ma c'è un passaggio, quello sul debito comune, che è stato evidenziato durante la presentazione di martedì alla Commissione Europea e che merita di essere approfondito.

«Se ci si oppone alla costruzione di un vero mercato unico, all’integrazione del mercato dei capitali e all’emissione del debito comune, ci si oppone ai nostri obiettivi Ue»

Mario Draghi durante la presentazione del report al Parlamento Europeo

Ma cosa si intende per debito comune dell’UE?

Si fa riferimento alla pratica di emettere titoli di debito a nome dell'Unione Europea nel suo insieme, piuttosto che a nome di un singolo Stato membro.

Tradizionalmente, ogni Stato membro emette il proprio debito pubblico per finanziare la spesa e gli investimenti: ad esempio, l'Italia, quando ha bisogno di soldi, emette titoli di Stato italiani (BOT e BTP).

Il debito comune, invece, permette all'UE di raccogliere denaro sfruttando la forza economica e la credibilità di tutta l'Unione, invece di fare affidamento su quella di un singolo Stato membro.

Questa pratica ha due grandi vantaggi:

  • 🫰 rende il debito meno costoso per tutti, poiché è garantito dall'intera UE, considerata più sicura e meno rischiosa dei Paesi presi singolarmente

  • 🇪🇺 permette all'UE di distribuire il denaro in modo equo, tenendo conto delle esigenze specifiche di ogni Paese. Esempio: se un Paese entra in crisi, può ricevere aiuti in modo più rapido e a condizioni migliori

Ma non è la prima volta che se ne parla…

Il concetto di debito comune è emerso durante la crisi causata dal COVID.

Nel 2020, con l'UE in difficoltà e bisognosa di fondi per rilanciarsi, si aprì il dibattito su come raccogliere il denaro, valutando l'emissione di titoli di debito garantiti dall'intera Unione.

Molti Paesi, gravemente colpiti dalla crisi, avevano urgente bisogno di finanziamenti ma non riuscivano a ottenere prestiti a tassi di interesse sostenibili.

Dopo una lunga trattativa tra i Paesi, si decise di emettere debito comune per finanziare il Next Generation EU (il nostro PNRR per capirci) - decisione che però creò divisioni all'interno dell'UE, soprattutto per alcuni Paesi del Nord Europa, che si opposero fermamente al debito comune.

Questo perché questi Paesi sono notoriamente solidi a livello di conti pubblici ed erano quindi scettici all'idea di condividere il rischio del debito in modo permanente con Stati che in passato avevano speso oltre le loro possibilità e avevano avuto difficoltà a rispettare gli impegni finanziari...

Per questo motivo, la negoziazione fu particolarmente complessa, e l’ago della bilancia fu la Germania che si pronunciò a favore del debito comune.

Quell’emissione di debito comune fu un evento straordinario, legato alla crisi pandemica - talmente straordinario che ad oggi non è ancora stato riproposto.

Draghi però la pensa in modo diverso…

Nella sua visione, il debito comune non deve essere visto come un semplice "salvagente" per i Paesi più indebitati o come un'opportunità per spendere oltre le proprie possibilità senza preoccuparsi delle conseguenze…

Al contrario, va inteso come un'opportunità per finanziare obiettivi fondamentali, che migliorano la competitività futura di tutta l'Unione, obiettivi sui quali (tra l’altro) tutti i Paesi membri hanno già trovato un accordo.

Secondo Draghi, infatti, l’UE ha definito una serie di obiettivi in ambito energetico, in ambito difensivo e in ambito di transizione ecologica che richiedono molti più fondi rispetto a quanto si possa pensare, ed è per raggiungere questi stessi obiettivi che servono quei €750 - 800 miliardi in più all’anno di cui Draghi parla.

Soldi che, sempre secondo Draghi, o vengono raccolti a debito comune o diventano difficili (e costosi) da raccogliere per i singoli Paesi…

«Affinché l’Europa rimanga libera dobbiamo essere più indipendenti. Dobbiamo avere catene di approvvigionamento più sicure per le materie prime e le tecnologie critiche. Dobbiamo aumentare la capacità produttiva europea nei settori strategici ed espandere la nostra capacità industriale per la difesa e lo spazio».

Mario Draghi durante la presentazione del report al Parlamento Europeo

Detto ciò, la realizzazione del debito comune richiede una UE politicamente coesa e forte, condizione che oggi manca e, senza la quale, raggiungere gli obiettivi prefissati rischia di diventare francamente impossibile.

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Queste le risposte al primo sondaggio della scorsa newsletter: .

Ecco cosa hanno detto alcuni di voi:

Mentre per quanto riguarda il sondaggio sulla privatizzazione di Poste Italiane, questi sono i risultati:


🤑 Fiscozen cerca un Sales Consultant

✍️ Yoox Net-A-Porter cerca un Business Controller

💰️ Ferrero cerca un Addetto Utilities

🆕 McKinsey & Company cerca un Specialist Consultant - Risk Analytics

Il 22 settembre 1965, la guerra tra India e Pakistan per il Kashmir finisce dopo il cessate il fuoco richiesto dalle Nazioni Unite.

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