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🇩🇪 Germania: 2023 da dimenticare

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Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 🇩🇪 Germania: 2023 da dimenticare

  • 😱 Il Mar Rosso mette in ginocchio Tesla…

LE RISPOSTE AL QUESITO
💻 Quando è diventato CEO Satya Nadella?

Queste le risposte al quiz della scorsa newsletter. La riposta giusta era la B: Satya ha sostituito Steve Ballmer alla guida di Microsoft nel 2014.

EUROPA
 🇩🇪 Germania: 2023 da dimenticare

La “locomotiva d’Europa” si è fermata?

La Germania, come riferito dall’ufficio federale di statistica “Destatis”, ha chiuso il 2023 con il segno meno davanti al valore della crescita del PIL. E piove sul bagnato, visto che nel mentre la capitale Berlino viene presa d’assalto dagli agricoltori tedeschi in protesta.

L’aspetto più preoccupante, però, è che la contrazione registrata nel quarto trimestre dello scorso anno dovrebbe continuare anche nel primo trimestre 2024.

Anno nuovo, dunque, ma con gli stessi dubbi…

Ma prima di tutto, perché si parla della Germania come “locomotiva d’Europa”?

L’origine di questo soprannome ha a che fare con l’importanza dell’economia tedesca e le sue esportazioni, che negli anni hanno fatto da traino per tutta l’Area Euro.

Basti pensare che nel periodo 2012-2022, l’economia tedesca è cresciuta in media del +1,2% annuo, con il solo 2020 (anno della pandemia) in cui il PIL è andato in contrazione.

Ma poi è arrivato il 2023…

L’anno appena terminato è stato parecchio complicato per l’economia della repubblica federale, con il PIL tedesco che è calato dello 0,3%, a causa di una serie di diversi fattori concomitanti:

  • ⚡️ Elevati costi energetici

  • 📈 Forte inflazione (+5,9%)

  • 📦 Difficoltà nelle esportazioni

  • 🏭 Sofferenza del settore industriale (-2%)

  • 💰 Aumento dei tassi d’interesse

  • 🧱 Cattivo momento per l’edilizia

Anche se questi risultati sono leggermente migliori rispetto alle previsioni avanzate sia dal governo che dal Fondo Monetario Internazionale (stimavano una flessione tra lo 0,4% e lo 0,5%), il dato sul PIL tedesco resta il peggiore registrato tra le economie avanzate.

E ora si teme l’effetto domino in Europa

Una recessione della Germania rischia inevitabilmente di avere forti conseguenze anche nel resto dell’Unione, sia a causa degli stretti rapporti industriali, sia perché tutti i paesi europei esportano verso il paese guidato da Olaf Scholz. 

L’economia tedesca vale quasi il 30% del PIL dell’UE e la Germania è il più importante partner commerciale per oltre la metà dei paesi membri.

Ovviamente, anche l’Italia potrebbe risentire di questo rallentamento, visto che Berlino è il primo grande mercato di sbocco per le esportazioni italiane (nel 2022, l’interscambio 🇮🇹 🇩🇪 ha raggiunto i €168,5 miliardi).

Ed è per questa forte interconnessione che la debolezza della Germania presto potrebbe contagiare le industrie italiane.

Guardiamo ad esempio al settore auto, che da solo vale quasi un quinto dell’industria tedesca e che per andare avanti sfrutta semilavorati e componenti provenienti da altri paesi europei, specialmente italiani.

Un calo prolungato della produzione automotive tedesca potrebbe portare proprio ad un effetto a cascata sui produttori di componenti e semi-lavorati, danneggiando anche la nostra economia (🥹).

Secondo te l'Europa dovrebbe fare qualcosa per evitare l'effetto contagio?

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TECH & BUSINESS
 😱 Il Mar Rosso mette in ginocchio Tesla…

Nel Mar Rosso, continuano gli scontri tra Occidente e Houthi (ne abbiamo parlato qui, se volete la spiegazione degli attacchi precedenti).

Il gruppo armato yemenita, reinserito dagli USA nella lista dei gruppi terroristici dopo essere stato rimosso proprio da Biden nel 2021, chiede un cessate il fuoco a Gaza come condizione per porre fine agli attacchi, iniziati proprio a causa dei crimini di guerra israeliani contro i palestinesi (questa è la posizione degli Houthi).

E a fare le spese degli attacchi alle navi cargo c’è anche Tesla, che, causa ritardi nelle consegne dei componenti, è stata costretta ad interrompere la catena di montaggio del suo stabilimento in Germania per due settimane.

Colpita nella catena di approvvigionamento, la compagnia di auto elettriche di Elon Musk metterà in pausa la produzione di circa 7.000 mezzi, dal 29 gennaio.

“I conflitti armati nel mar Rosso e i relativi spostamenti delle rotte di trasporto tra l’Europa e l’Asia attraverso il Capo di Buona Speranza, stanno avendo un impatto anche sulla produzione della Giga-Factory di Berlino e i tempi di trasporto notevolmente più lunghi stanno creando un vuoto nelle catene di approvvigionamento

Tesla - Comunicato Stampa

A causa di questa situazione, gran parte della navi (circa il 66% a gennaio) ha deciso di evitare il Mar Rosso e dunque di circumnavigare l’Africa per arrivare in Europa.

Questo tragitto, che allunga il normale viaggio di 12-15 giorni e costa circa il 60% in più, comporta sia ritardi nella catena di approvvigionamento delle società occidentali, sia l’aumento del costo dei beni trasportati.

Ma l’Italia cosa rischia?

L’import-export delle imprese italiane è a rischio, dato che attraverso il Mar Rosso transita il 40% circa dell’import-export marittimo italiano: stiamo parlando di un valore totale di €154 miliardi (€93,1 miliardi di importazioni e €53 miliardi di esportazioni).

Anche Coldiretti ha lanciato un grido d’allarme, affermando che se la situazione dovesse perdurare, sarebbero a rischio circa €500 milioni di esportazioni di frutta e verdura made in Italy verso Medio Oriente, India e Sudest asiatico.

E anche il settore manifatturiero italiano potrebbe essere penalizzato, ma con notevoli differenze territoriali in termini di esposizione a un’eventuale crisi. La regione più a rischio in termini assoluti è la Lombardia, con un export dal valore di €12,9 miliardi, seguita dall’Emilia Romagna con circa €9 miliardi:

Export delle regioni italiane per il Mar Rosso (in milioni di Euro)

Parallelamente, c’è il rischio che una possibile impennata del costo del gas naturale possa ridurre ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie italiane.

I paesi del Golfo, infatti, sono diventati i principali fornitori di gas per l’Europa in seguito alla rottura diplomatica con Mosca, e il Qatar (primo esportatore mondiale di gas), interrompendo il transito delle sue navi dal Mar Rosso, ha innescato nuove incertezze per i Paesi europei.

Nonostante ciò, secondo gli analisti non è a rischio la capacità degli stati di coprire la domanda, almeno per i mesi invernali.

Quali sono stati gli svolgimenti dopo il primo attacco Houthi?

La risposta internazionale guidata dagli USA, che ha l'obiettivo di assicurare la continuità e la sicurezza del traffico commerciale e petrolifero, è nel pieno del suo svolgimento. USA e UK hanno deciso di bombardare le basi militari Houthi sulla terraferma in Yemen e hanno dichiarato di avere già colpito 28 località per un totale di 60 obiettivi.

Le basi miliari Houthi in Yemen pre (sinistra) e post (destra) attacchi degli USA

Tuttavia, alcuni Stati, tra i quali Turchia, Iran e Oman hanno espresso la loro disapprovazione nei confronti della reazione degli States, condannandola poiché ritenuta sproporzionata.

Anche l'Arabia Saudita si è detta preoccupata per gli sviluppi nello Yemen, invitando le parti ad una de-escalation.

Ma cosa vogliono gli Houthi?

Le richieste degli Houthi, che stanno agendo in solidarietà con i palestinesi di Gaza, territorio devastato dalla guerra tra Israele e Hamas, sono:

  • 🇵🇸 Il cessate il fuoco a Gaza

  • 🛑 La fine immediata del blocco israeliano sull’enclave palestinese

Secondo alcuni osservatori, invece, l’azione del gruppo Yemenita sarebbe un motivo di distrazione dai problemi reali del paese, come la crisi economica e il fallimento di alcune banche.

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Il 18 gennaio 1919, alcune delle personalità più potenti del tempo si riuniscono a Parigi per dare il via alle negoziazioni che pongono fine alla Prima Guerra Mondiale.

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