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🥊 Trump vs Musk: da alleati strategici a nemici giurati

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa prevede il menù di oggi:
🥊 Trump vs Musk: da alleati strategici a nemici giurati
🇧🇬 La Bulgaria entra nell'eurozona
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USA
🥊 Trump vs Musk: da alleati strategici a nemici giurati

Una rottura clamorosa ha scosso i vertici del potere americano: Donald Trump ed Elon Musk, un tempo alleati, sono oggi protagonisti di uno scontro che rischia di avere gravi conseguenze economiche e politiche per l’intero Paese.
Ma cosa ha scatenato questa rottura?
Tutto è iniziato quando Musk, sulla piattaforma X, ha definito il Big Beautiful Bill, la proposta di legge di bilancio di Trump, "un disgustoso abominio".
Il provvedimento, al centro dell’agenda economica repubblicana, punta a prorogare i tagli fiscali voluti da Trump nel 2017: oltre $2.700 miliardi di sgravi, che però rischiano di far esplodere il deficit.
Per bilanciare i conti, la manovra prevede tagli pesanti al welfare statunitense, in particolare:
💊 Medicaid: nuovi requisiti lavorativi, controlli più rigidi e taglio dei fondi per gli stati che assistono immigrati irregolari (risparmio stimato: $625 miliardi)
🍞 Food Stamps (SNAP): riduzione di $300 miliardi, alzando da 54 a 64 anni l’età per cui è obbligatorio lavorare per ricevere aiuti
Ma il punto critico per Musk è un altro…
Il disegno di legge del Tycoon prevede l’eliminazione degli incentivi per i veicoli elettrici!
Come CEO di Tesla e principale azionista dell’azienda, Musk ha visto nel piano una minaccia diretta ai suoi interessi. E non ha perso tempo a criticare pubblicamente la proposta, cercando di orientare il dibattito legislativo per salvaguardare i sussidi al settore della mobilità elettrica.

Trump non l’ha presa bene e ha rincarato la dose
Prima ha dichiarato di essere “deluso” da Musk, sottolineando come in passato lo avesse “aiutato un sacco”.
Poi, su Truth Social, ha alzato i toni: “Musk è impazzito. E il modo più semplice per risparmiare miliardi? Tagliare tutti i sussidi e i contratti federali con lui.”

Una minaccia tutt’altro che simbolica: solo nel 2024, le aziende di Musk avevano in programma quasi $3 miliardi in contratti federali, distribuiti tra 17 agenzie governative, tra cui NASA e Dipartimento della Difesa.
Cosa c’è in gioco?
Questa faida tra titani non è solo una questione personale, ma anzipotrebbe avere impatti profondi su due fronti:
🔸 I rischi per Musk
Possibile perdita di contratti governativi miliardari per SpaceX
Fine degli incentivi pubblici per le auto elettriche, fondamentali per la competitività del settore
🔸 I rischi per Trump
Musk potrebbe spingere bloccare la legge fiscale alleandosi con alcuni senatori conservatori
Il CEO di Tesla è arrivato addirittura a minacciare di ritirare la navicella Dragon usata dalla NASA per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale. In pratica, Musk stava minacciando di tagliare fuori gli Stati Uniti dall'ISS… mica poco!
Un’ultima possibilità?
Nonostante la gravità dello scontro, sembra che ci sia ancora spazio per un tentativo di tregua.
Si vocifera che sia prevista una telefonata tra i due per cercare di ricomporre la frattura e trovare un terreno comune.
Il mercato, dal canto suo, sembra aver accolto positivamente anche solo la notizia di questo tentativo di dialogo: le azioni Tesla sono infatti risalite dopo l'annuncio della possibile riconciliazione (erano crollate del 14% in un solo giorno).
Quello che è chiaro è che questa rottura avrà conseguenze che vanno ben oltre i due protagonisti.
L'industria americana, che aveva beneficiato dell'alleanza tra i due, ora si trova in mezzo a una guerra commerciale e politica i cui esiti sono ancora tutti da scrivere.
E anche se entrambi volessero fare marcia indietro, i loro interessi sono così intrecciati che separarsi sarà molto più complicato del previsto.
Come spesso accade quando i potenti litigano, alla fine sono tutti gli altri a pagarne le conseguenze...
Secondo te, come finirà la guerra tra Trump e Musk? |
EUROPA
🇧🇬 La Bulgaria entra nell'eurozona

Il 4 giugno 2025, la Commissione Europea e la BCE hanno dato il via libera all'ingresso della Bulgaria nella zona euro, che diventerà effettivo dal 1° gennaio 2026.
Ma facciamo subito chiarezza: la Bulgaria NON sta entrando nell'Unione Europea. Il paese balcanico è infatti già membro dell'UE dal 2007, ma finora aveva continuato a usare la propria moneta nazionale, il Lev bulgaro.
Quello che sta succedendo ora è semplicemente la sostituzione del Lev con l'euro.
Ma perché adesso?
La Commissione UE ha confermato che finalmente Sofia "soddisfa i quattro criteri di convergenza" previsti dal Trattato di Maastricht:
📊 Inflazione: sotto controllo e in linea con i parametri UE (al 2,8%)
💰 Finanze pubbliche: bilancio sostenibile, con le previsioni che indicano il deficit pubblico al 2,8% nel 2025
💱 Stabilità valutaria: il lev bulgaro è rimasto stabile
📈 Tassi d'interesse: allineati agli standard europei (intorno al 4%)
Questo rappresenta una tappa cruciale nel percorso del paese verso l'euro, un obiettivo perseguito sin dall'adesione all'UE nel 2007.
E si tratta di un passo ulteriore rispetto all'ingresso della Bulgaria nell'area Schengen, annunciato ad aprile 2024.
Ursula von der Leyen ha sottolineato come l'euro rafforzerà l'economia bulgara grazie a maggiori scambi commerciali, investimenti diretti esteri e posti di lavoro di qualità.
In più, l'ingresso nell'eurozona garantirà alla Bulgaria un seggio nel Comitato esecutivo della BCE, consentendole di influenzare le decisioni di politica monetaria europea.
Quali sono i vantaggi previsti per la Bulgaria?
L'adozione dell'euro dovrebbe portare diversi benefici all'economia bulgara:
💼 Accesso ai mercati finanziari e investimenti: maggiore facilità di finanziamento
💸 Abolizione dei costi di cambio
🌍 Maggiore attrattività per gli investitori esteri
🏷️ Maggiore concorrenza sui prezzi
📉 Effetti positivi sui conti pubblici: risparmio sugli interessi passivi
🛡️ Maggiore stabilità finanziaria: riduzione degli shock esterni sulla valuta
Secondo la Commissione UE, l'euro agirà come una sorta di scudo finanziario contro le instabilità economiche.
Insomma, sulla carta i vantaggi dell’adozione dell’euro per la Bulgaria sono chiari
Maggiore stabilità, più investimenti, eliminazione dei costi di cambio e accesso facilitato ai mercati finanziari…
Tutto bello, no?
Peccato che la popolazione bulgara non sia entusiasta di questa scelta. I sondaggi rivelano un paese completamente spaccato sull'adozione dell'euro.

Secondo l'ultimo Eurobarometro:
🔴 50% dei bulgari è contrario all'adozione dell'euro
🟢 43% è favorevole
Una percentuale di contrari superiore a quella dei favorevoli, il che testimonia le forti tensioni interne che accompagnano questo percorso. E si sa, i passaggi di valuta non sono mai operazioni facili.
I prossimi mesi saranno cruciali per i preparativi tecnici, ma soprattutto per convincere quella metà di bulgari ancora scettici sui benefici dell'euro.
Con l’ingresso della Bulgaria, l’Eurozona arriverebbe a quota 21 Stati membri su 27
Dei sei paesi rimasti fuori, la situazione è particolare:
🇩🇰 Danimarca: è l'unico paese ad avere un'esenzione ufficiale dall'obbligo di adottare l'euro, negoziata al momento dell'adesione all'UE
🇸🇪 Svezia: un referendum del 2003 ha visto la bocciatura popolare della moneta unica e ha di fatto rinviato sine die la decisione
🇨🇿 Repubblica Ceca
🇵🇱 Polonia
🇷🇴 Romania
Per gli altri quattro paesi l'adozione dell'euro rimane un obiettivo da raggiungere quando rispetteranno tutti i criteri di convergenza.
Intanto, l'eurozona continua a crescere e la Bulgaria potrebbe essere solo il prossimo tassello di un mosaico sempre più ampio.
Secondo te, l'ingresso della Bulgaria nell'eurozona sarà: |

🗳️ Referendum 8 e 9 giugno: su cosa si vota (Ansa)
🇮🇹 Pichetto Fratin: "L'Italia entra nell'Alleanza Nucleare in occasione del Consiglio Energia" (RaiNews)

🇺🇸 È finita la luna di miele (Techy)
🤲 Agent AI Assemble! (Techy)

🌊 Wsense, la startup che vuole portare il wifi in fondo al mare (Wired)
🧠 Nel cervello le mappe dei futuri possibili (Ansa)

L’8 giugno 1967, Guerra dei sei giorni: attacco israeliano alla nave americana USS Liberty che provoca 34 morti e 171 feriti
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