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🇹🇼 Taiwan: che succede?

Buon Sabato! Settimana di tensioni quella appena trascorsa: i rapporti USA-Cina si raffreddano (e si infuocano) a causa del Taiwan, mentre gli USA approvano una misura molto importante per il loro futuro: il CHIPS Act

Le storie di oggi1 - Nancy Pelosi visita Taiwan e la Cina è furiosa2 - Gli USA investono nei semiconduttori: cosa cambia con l'approvazione del CHIPS Act

Pelosi a Taiwan e la Cina non fa attendere la sua (rabbiosa) risposta 🇹🇼

Nancy Pelosi a Taiwan

"Veniamo in amicizia a Taiwan, veniamo in pace nella regione."

Così ha esordito la presidente della Camera USA, Nancy Pelosi (terza carica più alta del governo americano), parlando nel primo incontro della sua visita a Taipei (durata appena 20 ore e già conclusa) che ha scatenato la durissima reazione della Cina.

Ma perché stiamo parlando di Taiwan?🤔Per fare ordine, serve capire da cosa derivano gli ormai eterni conflitti tra lo Stato Cinese e Taiwan.La Cina prese il controllo di Taiwan per la prima volta nel 17esimo secolo, quando la dinastia Qing iniziò a gestire l'isola. Nel 1895, tuttavia, Taiwan passa sotto il controllo del Giappone, dopo la sconfitta cinese nella Prima Guerra Sino-Giapponese.Dopo la seconda guerra mondiale e la sconfitta del Giappone, la Cina rientra in possesso di Taiwan, ma allo stesso tempo viene travolta da una guerra civile, che vedeva contrapposti la fazione comunista guidata da Mao Zedong e quella socialista guidata da Chiang Kai-Shek.Lo scontro tra queste due forze si conclude nel 1949, quando il partito comunista assume il controllo e viene proclamata la Repubblica Popolare Cinese.Gli sconfitti (i socialisti di Chiang Kai-Shek), si rifugiano quindi sull'isola di Taiwan difendendola con le forze militari rimaste, di fatto sufficienti a dissuadere Mao dal proseguire il conflitto.

Chiang Kai-shek dopo essersi rifugiato a Taiwan

Da allora, Taiwan è sempre rimasta leggermente staccata dalla Cina, anche se formalmente è sempre stata considerata dal Partito Comunista Cinese (PCC) come parte integrante dei suoi territori.La “riunificazione della Cina” è rimasto uno dei grandi obiettivi del PCC ed è tutt'ora una delle priorità principali di Xi Jinping, il quale ha dichiarato che entro il 2049 (anno del centenario della Repubblica Popolare Cinese) il ricongiungimento di Taiwan sotto una “unica Cina” sarà compiuto.Taiwan è mai stata riconosciuta?Sono solo 14 i paesi che al mondo riconoscono Taiwan come stato a sé stante dalla Cina (e sono tutti paesi piccoli): Belize, Guatemala, Haiti, Santa Sede, Honduras, Marshall Islands, Nauru, Palau, Paraguay, St Lucia, St Kitts e Nevis, St Vincent e Grenadine, Swaziland e Tuvalu.Gli Stati Uniti non sono uno di quelli, in virtù degli stretti legami (anche se tesi) che vi sono tra questi ultimi e la Cina. Tensione che in parte è proprio dovuta alle azioni americane durante il governo Nixon, che si impegnò a non riconoscere Taiwan, ma che firmò un accordo per mandare aiuti militari a Tapei (anche se non venne esplicitato cosa avrebbero fatto gli USA in caso di attacco cinese a Taiwan).Questo accordo in generale non è mai stato gradito dalle autorità cinesi e ha dato il via alle tensioni, in quanto la Cina ha sempre ritenuto Taiwan una regione della Repubblica Popolare.Ma perché Taiwan è così importante?Taiwan gioca un ruolo centrale nell'economia mondiale.È il più grande produttore di semiconduttori al mondo, considerati la risorsa più importante di questo millennio. Essi sono alla base della produzione di dispositivi elettronici (smartphone su tutti), ma anche automobili elettriche, computer e così via. Silicio, germanio e gallio costituiscono i microchip che consentono il funzionamento di circuiti e display e di conseguenza una fetta immensa dell'economia globale e del comparto hi-tech è appesa a questi componenti grandi poco più di un bottone (vedi foto qui sotto).

Gli Stati Uniti, un tempo leader nel settore della produzione di chip, oggi vedono i grandi colossi dell'hi-tech importare da Taiwan i pezzi per i loro prodotti.Basti ricordare l'azienda taiwanese TSMC, che è oggi la maggior fornitrice di componenti di Apple e più grande società di semiconductors al mondo.

Nel secondo trimestre 2022 l'azienda ha registrato numeri record: un fatturato di $18,16 miliardi di dollari, in aumento del +43,5% su base annua e un utile netto di $7,9 miliardi, in crescita del +76,4% su base annua.

Covid e semiconduttori: cosa è successo?La pandemia ha inciso notevolmente sul mercato dei chip. Costrette a lavorare da casa per lunghi periodi, centinaia di milioni di persone hanno aumentato la domanda di prodotti elettronici, che dovevano essere potenti ed affidabili.Il risultato è stato che l'offerta è andata in grossa sofferenza, complici anche i ripetuti e prolungati blocchi dei porti asiatici, causati da quarantene e restrizioni.Una crisi che ha da prima impattato i produttori di prodotti per l'elettronica di consumo, e che poi ha colpito anche l'automotive, la cui produzione è legata per il 60% proprio ai semiconduttori.Ora è chiaro perché sia USA che Cina abbiano così tanto interesse su Taiwan. Ma cosa è successo in questi giorni?Negli scorsi giorni le tensioni si sono surriscaldate, complice la visita di Nancy Pelosi, terza carica più alta del governo americano, a Taipei.Nonostante esponenti di Pechino avessero fortemente criticato l'idea di una visita e minacciato ripercussioni, Pelosi ha comunque deciso di recarsi a Taiwan come segno diplomatico forte e per mandare un messaggio alla Cina che ciò che sta succedendo in Ucraina non sarà tollerato a Taiwan.Pochi minuti dopo l’arrivo, è stato pubblicato un comunicato stampa ufficiale relativo alla visita, e quasi in contemporanea sul Washington Post è apparso un articolo a firma della stessa speaker della Camera ancora più esaustivo – e duro – sul perché aveva condotto la delegazione a Taiwan:

La discussione con i nostri partner taiwanesi si concentrerà sulla riaffermazione del nostro sostegno all'isola e sulla promozione dei nostri interessi condivisi, incluso il progresso di una regione indo-pacifica libera e aperta.

La solidarietà dell'America con Taiwan è oggi più importante che mai, non solo per i 23 milioni di abitanti dell'isola, ma anche per le milioni di altre persone oppresse e minacciate dalla Repubblica Popolare Cinese.

[...] Non possiamo restare a guardare mentre il PCC continua a minacciare Taiwan e la stessa democrazia. Compiamo questo viaggio in un momento in cui il mondo si trova di fronte ad una scelta tra autocrazia e democrazia.

Viaggiando a Taiwan onoriamo il nostro impegno per la democrazia: riaffermando che le libertà di Taiwan - e di tutte le democrazie - devono essere rispettate.

Nancy Pelosi, Speaker della Camera USA

Di tutta risposta, la Cina ha iniziato esercitazioni militari nei pressi di Taiwan e nei suoi mari, come segno forte che l'intromissione statunitense nelle "faccende domestiche cinesi" non è stata per nulla gradita.

In rosso le zone in cui la Cina ha fatto esercitazioni militari negli scorsi giorni

Quale è lo scenario geopolitico?La situazione è quindi particolarmente complicata:

  • Taiwan è fondamentale economicamente e la sua indipendenza è particolarmente gradita agli USA, che vorrebbero evitare di dipendere completamente dalla Cina per i semiconduttori

  • La Cina al contempo ha interesse politico (Riunificazione della Cina) ed economico (perché i semiconductors Taiwanesi sono fondamentali anche per la Cina).

Nonostante le tensioni politiche e militari, però, gli affari tra Cina e Taiwan vanno a gonfie vele: nel 2021 le esportazioni di Taipei verso Pechino sono cresciute del +24,8% (a spingerle sono proprio i prodotti tecnologici), con oltre il 40% delle merci esportate da Taiwan che sono dirette nella vicina Repubblica Popolare Cinese.Dopo la visita di Pelosi, alcune conseguenze economiche sono però gravate anche su Taiwan, a cui la Cina ha tirato un duro colpo interrompendo tutte le esportazioni di sabbia naturale, componente fondamentale per la produzione dei chip.Sembra che le tensioni non siano destinate a finire qua, con la Cina che mostra i muscoli per difendere un territorio che ritiene di sua proprietà e gli Stati Uniti che hanno ogni interesse a mantenere vivi i rapporti con Taiwan, democrazia utile per lo sviluppo del settore ad alta tecnologia.

Il futuro cosa ci dice?Mentre si disputano il mercato taiwanese, Cina e Usa guardano al futuro, cercando di rendersi più indipendenti. Il presidente Joe Biden lo scorso anno ha firmato un ordine esecutivo (ne parliamo nell'articolo qui sotto) che prevede una revisione della catena di approvvigionamento dei semiconduttori.

Gli USA investono nei semiconduttori: cosa cambia con l'approvazione del CHIPS Act?

Chips Act? Di cosa stiamo parlando?Approvato lo scorso giovedì dalla Camera con una maggioranza di 243 voti a 187, il provvedimento è in realtà in cantiere a partire dal 2019 e prevede $280 miliardi per rafforzare l'innovazione scientifica e tecnologica statunitense.Di questi, $52 miliardi sono sussidi diretti alle aziende americane per incentivare la produzione interna di semiconduttori e chip e $200 miliardi dedicati alla ricerca in settori quali intelligenza artificiale, robotica e computer quantitativi.

"Gli Americani potrebbero non saperlo, ma i semiconduttori sono una parte integrante della loro esperienza giornaliera. Sono i microchip utilizzati nelle auto, nell'elettronica di consumo e nelle lavatrici"

Frank Pallone Jr, Membro Repubblicano del Congresso

Perché una misura simile?La pandemia, tra le altre cose, ha aumentato la domanda di prodotti che richiedono chip, evidenziando problemi relativi alle catene di approvvigionamento (forse troppo lunghe) ed ha causato una vera e propria crisi dei semiconduttori (come accennato nell'articolo precedente).Gli effetti della crisi si sono riversati sui consumatori, con alcuni prodotti diventati estremamente difficili da trovare (come le schede grafiche), altri con tempi di attesa lunghissimi (i nuovi iPhone richiedevano addirittura più di un mese di attesa) e altri spediti senza determinate parti (alcune automobili di Ford sono state consegnate senza chip responsabili di certe funzioni elettroniche dei sedili), oltre che un generale aumento dei prezzi dei prodotti elettronici.

Ma da dove deriva questa "crisi di offerta" ?Ora ci arriviamo, ma prima serve fare una breve parentesi sui chip e sul loro processo di produzione.

Hai mai sentito parlare di chip a 14nm? E a 5nm? Ebbene, più questo numero è basso, più il processo di produzione è avanzato e migliori sono i chip prodotti (funzionano con velocità ed efficienza superiori).

Alcuni delle recenti uscite sul mercato sono il chip di Apple M2 (quello del nuovo MacBook Air per intenderci) e lo Snapdragon 8 gen 1, che muove gli Android di ultima generazione.

Quest'ultimi hanno un processo produttivo rispettivamente a 5 e a 4 nanometri, un vero e proprio concentrato di tecnologia, in grado di fornire performance sostenute nel tempo, scaldando e consumando relativamente poco.

Il problema è che le fabbriche in grado di produrre chip con processi così “piccoli” si contano sulle dita di una mano, quindi nel momento in cui una di loro ha un problema si crea un effetto domino in grado di influenzare tutta la catena di produzione a valle.

Se ciò non bastasse, come abbiamo visto nell'articolo precedente, Taiwan, sede di numerose fabbriche di semiconduttori, è al centro di tensioni politiche tra Cina e Stati Uniti, il che non aiuta...

Gli USA prima erano in vantaggio, ma ora...Gli USA sono stati pionieri in quanto a produzione di chip, con Intel che ha dominato il mercato dei semiconduttori per decadi, salvo poi subire la competizione delle compagnie asiatiche.Basti pensare che dal 37% nel 1990, la produzione di chip realizzata negli USA è scesa fino al 12% odierno.

La tendenza degli ultimi anni infatti, è stata quella di decentralizzare la produzione nei paesi Asiatici (come Taiwan), in grado di offrire manodopera e spedizioni a basso costo. Il problema è che questo ha fatto rinunciare alla tutela del "know-how” legato alla produzione, che ha portato pian piano gli USA a perdere il loro vantaggio.Ed essendo i chip utilizzati in svariati ambiti di estrema rilevanza, tra cui quello militare, appare evidente come gli Stati Uniti abbiano tutto l’interesse a riportarne la produzione al proprio interno.

"C'è una profonda interconnessione tra l'industria dei chip e il settore della difesa americano."

E in relazione alla sfida Cina-Stati Uniti:"Entrambi i paesi si stanno attrezzando per un futuro in cui la guerra sarà fortemente computing-driven"

Chris Miller, autore di "Chip War: The Fight for the World's Most Critical Technology"

Ed è questo lo scopo del CHIPS ActEd è qui che entra in gioco il CHIPS and Science Act, una delle poche misure sulle quali Repubblicani e Democratici si sono trovati d'accordo e che evidenzia un cambiamento nella filosofia del governo americano: dalla fiducia nel libero mercato ad una policy industriale decisamente più stretta.Riguadagnare la leadership non sarà comunque compito facile, con TSMC e Samsung che godono di un buon vantaggio rispetto alle controparti americane e stati come la Cina che stanno investendo anch'essi in modo massivo su ricerca e sviluppo e produzione.Piccola parentesi finale: i consumatori avranno benefici?In realtà, il CHIPS Act non cambierà niente nel prossimo futuro: costruire nuove fabbriche e pianificarne la produzione è un processo che richiederà diversi anni.Allo stesso tempo, se i nuovi stabilimenti saranno in grado di produrre quanto promesso, è possibile che il prezzo dei semiconduttori si abbasserà (nel tempo) e di conseguenza anche quello dei prodotti elettronici.La cosa certa è che la produzione interna potrebbe essere in grado di ridurre possibili "crisi da offerta" che potrebbero palesarsi in futuro. O almeno si spera.

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