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🚑 Sanità pubblica Italiana: non investiamo più?
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter per chi si vuole informare senza annoiarsi.
Ecco cosa offre il menù di oggi:
🚑 Sanità pubblica Italiana: non investiamo più?
🔋 Abbiamo un problema con il Litio?
🚑 Sanità pubblica Italiana: non investiamo più?
I dati parlano chiaro: siamo messi male…
Le analisi della fondazione GIMBE sui dati della spesa pubblica in sanità dei paesi dell’OCSE lanciano un chiaro allarme: investiamo poco sul nostro sistema sanitario nazionale. Sui 38 paesi dell’OCSE ci siamo infatti posizionati:
20esimi per percentuale di PIL investita in sanità pubblica (13esimi in Europa)
20esimi per spesa sanitaria pubblica pro-capite (16esimi in Europa)
Spendiamo meno in % al PIL…
A fronte di una spesa media OCSE e dei paesi europei del 7,1%, il nostro paese investe solo il 6,8% del proprio PIL in sanità.
Certo, se guardati in numero assoluto investiamo ogni anno circa €131 miliardi, che non sono noccioline, ma gli altri Paesi corrono ad un ritmo che non siamo in grado di reggere…
E come se non bastasse questo, le previsioni verso il futuro non sono molto rosee.
Dal Documento di Economia e Finanza 2023 (DEF) non si evince alcun cambio di rotta. Anzi: nel 2026 andremo ad investire solo il 6,2% del nostro PIL in sanità pubblica, un trend allarmante se consideriamo l’invecchiamento costante della popolazione del nostro paese.
Ma quanto spende l’Italia per ogni suo singolo cittadino?
Le finanze pubbliche destinano alla nostra salute circa $3.255 a persona, contro una media OCSE di $3.899.
E se guardiamo alla media dei paesi europei, il gap si allarga ancora di più: in Europa, infatti, si investono in media $4.128 per persona, ben $873 in più di quanto avviene in Italia.
Distanti anni luce le prime posizioni:
🇩🇪 La Germania $6.930, più del doppio rispetto a noi
🇪🇺 Sopra i $5.000 si collocano molti paesi del Nord Europa come Norvegia, Paesi Bassi, Austria, Svezia, Danimarca e persino Francia.
Attenzione però, non pensiamo che a spendere di più siano solo le economie più sviluppate o gli efficientissimi paesi del Nord Europa….
Anche Stati con economie dal peso decisamente più contenuto come la Repubblica Ceca destinano più fondi pro-capite alla sanità ($3.838, quasi $600 in più rispetto all’Italia).
Ma è sempre stato così? Come mai spendiamo così poco?
In realtà, fino al 2010, la spesa pubblica in sanità era a livello della media dei paesi OCSE…
E poi cosa è successo?
Con lo scoppio della crisi dei debiti sovrani nel 2010, i paesi europei con un debito pubblico elevato come l’Italia si sono visti costretti a contenere il più possibile la spesa pubblica, per cercare di ridurre progressivamente il peso dei loro debiti.
La sanità, essendo una delle voci di costo più pesanti dello Stato, ha subito negli anni dei costanti tagli che ci hanno portato alla situazione attuale.
Così facendo, mentre in Germania, in Francia, nei paesi del nord Europa e negli USA la spesa in sanità cresceva, da noi tra il 2010 e il 2015 calava, andando a creare anno dopo anno un divario che appare oggi incolmabile.
Certo, siamo uno dei Paesi con il Sistema Sanitario di livello più alto, ma per quanto riusciremo a mantenere questo standard se ci ostiniamo a spendere sempre meno?
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🔋 Abbiamo un problema con il Litio?
2025 o 2030? Non si sa ancora con certezza, ma gli analisti prevedono una carenza di litio entro la fine del decennio.
Ma cosa è il litio è perché è così importante?
Il litio è un elemento chimico presente nella tavola periodica con il simbolo Li.
Si tratta di un metallo, in particolare uno dei più leggeri: la sua densità è pari circa alla metà di quella dell’acqua (0,535 grammi su centimetri cubici).
Le industrie in cui il litio è fortemente utilizzato sono principalmente tre:
⚡️ Leghe di conduttori
💊 Settore farmaceutico
🔋 Batterie
Proprio quest’ultima applicazione (soprattutto in ambito automotive) potrebbe provocare il prossimo “lithium shortage”…
Come abbiamo appena detto, infatti, oltre ad essere uno dei metalli più leggeri, il litio è anche altamente reattivo. Questa caratteristica gli conferisce un forte potenziale di accumulo di energia per unità di peso, motivo per il quale è molto usato all’interno delle batterie per veicoli elettrici.
Quanto usato? Beh considerate che un pacco batterie per veicoli elettrici ne contiene in media circa 8kg…
E se consideriamo le previsioni dell’Agenzia internazionale per l’energia che prevede circa 2 miliardi di veicoli elettrici in circolo nei prossimi anni, appare chiaro che il fabbisogno di litio è probabilmente destinato ad aumentare in modo significativo da qui in poi…
Ok, ma quindi ci aspetta una crisi del Litio?
Secondo BMI, una sezione di Fitch Solutions che si occupa di analisi di rischi e opportunità, la crisi del litio avverrà prima di quel che si sarebbe potuto pensare: si pensa già possa arrivare nel 2025.
Ciò è dovuto in gran parte al fatto che la domanda cinese del metallo ha superato la sua offerta.
“Prevediamo una crescita media annua del +20,4% per la domanda cinese di litio per i soli veicoli elettrici nel periodo 2023-2032”
E il problema è che la crescita dell’offerta Cinese, secondo le stime, non supererà il +6% nella stessa finestra temporale…
Giusto per darvi qualche numero in più: nel 2021, globalmente, la quantità di litio estratta è stata pari a 540.000 tonnellate e, nel 2030, il World Economic Forum prevede una domanda globale di 3 milioni di tonnellate.
Per contrastare questa crisi sarà necessario trovare delle alternative e delle nuove risorse, anche perché attualmente le miniere di litio impiegano oltre 10 anni per passare dalla prima scoperta alla piena operatività.
Staremo a vedere…
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🔋 Batterie di calore per “ripulire” l’industria pesante (Wired)
🪐 Il memoriale dell’11 settembre su Marte (Wired)
Oggi nella storia? Il 12 settembre 1940, Vicino a Montignac, in Francia, viene scoperta da quattro adolescenti una collezione di pitture rupestri preistoriche. I dipinti, risalenti a 15.000-17.000 anni fa e costituiti per lo più da rappresentazioni di animali, sono tra i migliori esempi di arte del Paleolitico superiore.
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