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📈 Oh ma quanto costa l’olio d’oliva?

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Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 📈 Oh ma quanto costa l’olio d’oliva?

  • Ma davvero la Russia smette di esportare il Diesel?

ATTUALITÀ
📈 Oh ma quanto costa l’olio d’oliva?

La fine dell’estate e l’inizio dell’autunno coincidono con una delle più belle e tradizionali attività del nostro Bel Paese: la raccolta delle olive.

Un prodotto italiano di assoluta eccellenza, che sta sperimentando un enorme crescita di prezzo rispetto al 2022, registrando un +37% che lo rende secondo soltanto allo zucchero.

Il problema però è che le motivazioni dell’aumento non sono molto positive…

Ma prima, come ce la caviamo con la produzione di olio?

Bene ma non benissimo… Siamo infatti quarti al mondo come tonnellate prodotte:

  • 🇪🇸 Spagna: quasi 1,4 milioni di tonnellate

  • 🇬🇷 Grecia: 300.000 tonnellate

  • 🇹🇷 Turchia: 228.000 tonnellate

  • 🇮🇹 Italia: 208.000 tonnellate

  • 🇹🇳 Tunisia: 180.000 tonnellate di prodotto

Il problema poi è che i nostri dati sono in peggioramento, con l’annata 2022/2023 che si è chiusa in calo del -27%. Peggio di noi stanno facendo solo gli spagnoli (-56%), che vista la scarsa raccolta sono stati costretti a ricorrere a tutte le loro riserve d’olio (con il prezzo che è volato da €3 - €5 al chilo agli attuali €9).

Ma come è stato possibile?

Se guardiamo al nostro Paese, il problema principale è legato alla mancanza di scorte, come dichiarato da David Granieri:

“Da una nostra stima, per ricapitalizzare i nostri magazzini ci vorranno almeno due anni, ammesso e non concesso di avere delle belle annate e produttive.”

David Granieri, vicepresidente Coldiretti e presidente Unaprol

Già, perché l’incognita più grande che spaventa il settore è quella legata al meteo, con eventi climatici estremi sempre più frequenti in grado di danneggiare la produzione e rendere impossibile qualsiasi previsione.

Le poche informazioni disponibili non fanno ben sperare, con Umbria e Toscana che hanno già fatto sapere che l’annata 2023 si avvia a subire un calo rispettivamente del -50% e del -20%. Dovrebbero essere invece più lievi le perdite per il Sud Italia (-10%).

Segnali dal cielo… ma anche dalla Turchia

Se nei prossimi giorni gli occhi dei produttori saranno incollati al cielo, nella speranza che non si verifichino disastri meteorologici, a preoccupare molto è la recente scelta della Turchia di bloccare le esportazioni di olio per tutelare il mercato interno.

Notizia che è tutt’altro che positiva per il nostro di portafogli, e lascia aperti al rischio concreto di ulteriori aumenti che potrebbero finire per rendere l’olio un vero e proprio bene di lusso.

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AFFARI ESTERI
 Davvero la Russia smette di esportare il Diesel?

Il 21 settembre la Russia ha detto temporaneamente stop alle esportazioni di diesel e benzina. Il divieto graverà su tutti i paesi che sono al di fuori della cerchia dei quattro stati dell’Unione economica eurasiatica, quindi verso tutti i Paesi del mondo eccetto:

  • 🇧🇾 Bielorussia

  • 🇰🇿 Kazakistan

  • 🇦🇲 Armenia

  • 🇰🇬 Kirghizistan

Ma perché la Russia ha stoppato le esportazioni?

La decisione è stata presa con la volontà di sgonfiare il costo del gasolio nel mercato interno, cresciuto a seguito della debolezza del rublo, i colli di bottiglia sulle ferrovie e la manutenzione delle raffinerie di petrolio, che hanno dato una forte stangata ai prezzi.

Il decreto prevede comunque alcune esenzioni, e i carichi già accettati per le spedizioni potranno ancora essere esportati (quindi il flusso di diesel calerà in modo graduale).

Ma cosa succede se i paesi importatori rimangono a corto di scorte?

Turchia, Brasile, Tunisia e Arabia Saudita (le principali mete dei cargo russi) potrebbero rivolgersi quindi ad altri fornitori, gli stessi che esportano verso Europa e Stati Uniti.

Tutto ciò potrebbe portare ad ulteriori aumenti dei prezzi del gasolio (perché aumenta la domanda) e rischierebbe di metterebbe i bastoni tra le ruote al rallentamento dell’inflazione tanto ricercato dalle banche centrali.

Ma se il blocco è temporaneo, quando finirà?

Credits: The Forward

Il Cremlino non ha messo nero su bianco date certe, ma gli esperti sono piuttosto ottimisti e credono che quest’ultimo avrà una durata di appena qualche settimana.

Il motivo?

Gli impianti di stoccaggio di Mosca non sono molto capienti e basterebbe un mesetto circa per riempirli.

A questo punto, il diesel potrebbe riprendere ad essere esportato, provocando potenzialmente un eccesso di offerta sul mercato ed un conseguente crollo dei prezzi.

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