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🇪🇺 Nuovi iPhone e... nuova multa per Apple?
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
🇪🇺 Apple: nuovi iPhone e… nuova multa?
🧑🏻🎓 Istruzione in Italia: (poche) luci e (molte) ombre…
Antitrust
🇪🇺 Apple: nuovi iPhone e… nuova multa?
Solo due giorni fa, Apple presentava in pompa magna i suoi nuovi iPhone 16.
Ma mentre a Cupertino si stava ancora festeggiando il lancio degli ultimi gioielli tecnologici, dall'Europa è arrivata una doccia fredda che costerà alla società ben €13 miliardi.
La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha infatti confermato la decisione della Commissione Europea del 2016, che aveva ordinato ad Apple di pagare €13 miliardi di tasse arretrate all'Irlanda.
Parliamo di una bella “mazzata” anche per un colosso come Apple, che ora si trova a dover fare i conti con una delle più grandi sanzioni fiscali mai imposte a una singola azienda.
Ma facciamo un passo indietro…
Come siamo arrivati a questo punto?
Margrethe Vestager, Commissaria Europea per la concorrenza
La storia inizia nel 2016, quando la Commissaria Europea per la Concorrenza Margrethe Vestager, aveva accusato Apple di aver beneficiato per oltre due decenni di un trattamento fiscale privilegiato in Irlanda.
Secondo Bruxelles, questo accordo aveva permesso ad Apple di ridurre artificialmente il suo carico fiscale, fino a un ridicolo 0,005% nel 2014.
L'Irlanda, nota per le sue politiche fiscali favorevoli che hanno attirato nel tempo molte grandi aziende tech, aveva infatti concesso ad Apple due "tax rulings" (ossia degli accordi fiscali preventivi che stabiliscono come verranno tassati determinati profitti o transazioni), che secondo la Commissione si sarebbero configurati come “Aiuti di Stato illegali”.
Apple aveva in un primo momento vinto il ricorso…
Nel 2020, Apple aveva vinto il ricorso contro la decisione della Commissione presso il Tribunale dell'Unione Europea, che aveva annullato la richiesta di pagamento.
La Commissione aveva però subito fatto appello, e ora la Corte di Giustizia dell'UE (il più alto tribunale dell'Unione) ha ribaltato la decisione precedente:
"La Corte di Giustizia emette la sentenza definitiva sulla questione e conferma la decisione della Commissione Europea del 2016: l'Irlanda ha concesso ad Apple un aiuto illegale che l'Irlanda è tenuta a recuperare."
Insomma, i giudici hanno sottolineato che Apple ha goduto in Irlanda di un trattamento fiscale favorevole rispetto alle altre aziende residenti e tassate in Irlanda e ora deve dare indietro ciò che non ha pagato.
Non pochi spiccioli appunto, ma ben €13 miliardi!
E se ad Apple va male, neanche Google può sorridere…
Sempre il 10 settembre, la Corte di Giustizia dell'UE ha inflitto un'ulteriore stangata ad un'altra big tech: Google.
Il Tribunale ha infatti ha respinto l'appello della società di Mountain View contro la multa da €2,42 miliardi imposta dalla Commissione Europea nel 2017.
Ma perché Google è finita nei guai con l’Antitrust UE?
In pratica, Google avrebbe sfruttato la sua posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca per favorire il proprio servizio di comparazione prezzi, Google Shopping:
⬆️ Google mostrava i risultati del suo servizio di shopping in una posizione privilegiata nelle pagine dei risultati di ricerca
⬇️ Contemporaneamente, metteva i servizi di comparazione prezzi concorrenti in posizioni meno visibili
Una schermata dei risultati di Google Shopping
Secondo la Commissione, questo comportamento ha:
❌ Dato a Google un vantaggio sleale sui concorrenti europei più piccoli, impedendo una concorrenza equa
📲 Limitato la scelta dei consumatori, riducendo la loro capacità di accedere facilmente a servizi di comparazione prezzi potenzialmente migliori o più convenienti
Da qui la multa da quasi €2,5 miliardi, che assieme alla sentenza su Apple manda (nuovamente) un messaggio forte alle big tech americane: l'Europa non è per niente disposta a tollerare pratiche fiscali aggressive o comportamenti anti-concorrenziali.
Sei d'accordo con le sanzioni ad Apple e Google da parte della Commissione UE?Diccelo con un commento! |
ISTRUZIONE
🧑🏻🎓 Istruzione in Italia: (poche) luci e (molte) ombre…
L'OCSE ha appena pubblicato il suo rapporto annuale "Education at a Glance 2024" che, come ogni anno, ci offre uno spaccato dettagliato sulla situazione dell'istruzione nel nostro Paese.
E come spesso accade quando si parla di istruzione in Italia, il quadro che emerge è un misto di (poche) luci e (molte) ombre.
Ma partiamo dall’inizio…
Quanto spendiamo per l'istruzione? Poco (e male)
Se guardiamo ai numeri, la situazione non è delle migliori:
🇮🇹 L'Italia spende per l'istruzione il 4% del PIL, con un investimento pro-capite per studente pari a $12.760
🏳️ La media OCSE sfiora il 5%, con un investimento procapite medio per studente pari a $14.290
E il problema è che mentre negli altri Paesi OCSE la spesa aumenta con il grado di istruzione, in Italia succede il contrario:
🧒🏼 $13.799 per studente nella primaria
👦🏻 $11.739 per studente nella secondaria
🧑🏻🎓 $13.717 per studente all'università (meno rispetto alla primaria!)
Tra l’altro, se osserviamo i dati dell’OCSE, notiamo come in Italia il livello di istruzione sia ancora legato molto alla condizione familiare…
L'istruzione? È una questione di famiglia
In Italia l’istruzione dei genitori ha ancora un forte impatto sul rendimento scolastico dei figli:
🧑🏻🎓 Il 69% di chi ha più di 25 anni e almeno un genitore laureato ha conseguito la laurea
🤨 La percentuale scende al 52% per chi ha almeno un genitore con diploma…
❌ …e crolla al 10% per chi ha genitori senza laurea
E c'è un dato ancora più preoccupante. In Italia il 37% degli adulti i cui genitori non hanno un diploma non è riuscito nemmeno a finire le superiori (in OCSE questo dato è “solo” al 16%).
E gli insegnanti? In breve: più anziani e meno pagati
👴🏼 Il 53% dei prof ha più di 50 anni (la media OCSE è del 37%)
📉 Negli ultimi 8 anni, gli stipendi reali (quindi considerando l’inflazione) per gli insegnanti con 15 anni di carriera hanno segnato -4% in Italia, mentre la media OCSE segna +4%
Insomma, anche qui non c’è di che sorridere…
I NEET: miglioriamo, ma non abbastanza
Qualche buona notizia arriva invece guardando ai NEET, ossia i giovani che non studiano e non lavorano:
⬇️ La quota di NEET tra i 20 e i 24 anni è scesa dal 32% al 21% tra il 2016 e il 2023…
🙁 …ma restiamo comunque al di sopra della media OCSE (15%)
E c'è un altro dato che spaventa: nella fascia 25-29 anni, ben il 31% delle donne non studia e non lavora, contro il 20% degli uomini.
Insomma...
Il rapporto OCSE ci restituisce l'immagine di un Paese che fatica ancora a valorizzare il suo capitale umano.
Un Paese che investe poco (e male) nell'istruzione e che si trova a fare i conti con disuguaglianze che si tramandano di generazione in generazione.
I problemi ci sono e sono chiari:
💰️ investiamo troppo poco in istruzione (es. ammodernando le nostre scuole)
😭 esiste una “disuguaglianza ereditaria” che ci fa perdere per strada molti giovani
🧑🏫 gli insegnanti si trovano spesso in condizioni precarie e con stipendi che non seguono il costo della vita
Insomma, il quadro che emerge è quello di un sistema educativo che necessita di interventi urgenti e mirati.
Forse è il momento di fare qualcosa?
Ti aspettavi che l'Italia fosse così indietro agli altri paesi OCSE?Diccelo rispondendo al sondaggio! |
🇺🇸 Harris vs Trump: nella notte si è tenuto il dibattito (Ansa)
👦🏻 Manovra 2025: si studiano meno tasse per chi fa figli (IlSole24Ore)
🍏 Tutte le potenzialità AI dei nuovi iPhone (TC)
🦸♂️ La prima gamba robot che funziona con “muscoli artificiali” (techy)
❤️ La terapia ormonale per la menopausa protegge il cuore (Ansa)
🔋 Il metodo rivoluzionario per accumulare energia rinnovabile (GNN)
Queste le risposte al primo sondaggio della scorsa newsletter: l’86% di voi si è detto favorevole all’introduzione in Italia dei nuovi piccoli reattori nucleari. Il 9% si è invece detto contrario.
Ecco cosa hanno detto alcuni di voi:
Mentre per quanto riguarda il sondaggio sulle misure consigliate da Mario Draghi per l’UE, questi sono i risultati:
🤑 Joinrs cerca un Assistant Project Manager
✍️ Startup Geeks cerca un Marketing Specialist
💰️ The Walt Disney Company cerca un Finance Intern
🆕 Mercer cerca un Investment Consulting Intern
Il 12 settembre 2001, in risposta agli Attentati dell'11 settembre 2001 contro gli USA, la NATO invoca per la prima volta nella sua storia l'articolo V del suo statuto, che stabilisce che ogni attacco a uno stato membro è da considerarsi un attacco all'intera alleanza.
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