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🇩🇪 "Tschüss, Deutschland": l'industria tedesca in fuga

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 🇩🇪 "Tschüss, Deutschland": la fine del miracolo industriale tedesco

  • 🤝 USA e Cina verso un accordo commerciale (ma è davvero la fine della guerra?)

GERMANIA

🇩🇪 "Tschüss, Deutschland": la fine del miracolo industriale tedesco

La Germania, per decenni locomotiva d’Europa, sta vivendo una crisi profonda. Le sue imprese non rallentano soltanto: stanno delocalizzando, spostando investimenti e capacità produttiva fuori dai confini nazionali.

Uno studio di Simon-Kucher, ripreso da Handelsblatt, racconta una realtà che fino a poco tempo fa sarebbe sembrata impensabile.

Insomma, cosa sta succedendo esattamente in Germania?

Il 70% delle imprese industriali tedesche sta di fatto bloccando gli investimenti in patria.

Nello specifico:

  • 🌍 31% sta attivamente trasferendo o espandendo la produzione in altri continenti

  • 🇪🇺 42% sta investendo in altri paesi europei o ha rinviato a tempo indeterminato gli investimenti in Germania

  • 🏭 Solo il 27% continua a investire nel proprio Paese

E non si parla di piccole imprese, ma di colossi della chimica, dell’acciaio, del vetro e del cemento: il cuore pulsante della potenza industriale tedesca.

Ma perché le aziende tedesche stanno scappando?

I colloqui con i rappresentanti del settore identificano cinque problemi principali:

1. Il sogno (infranto) dell'idrogeno e il prezzo della CO₂

La transizione verde si sta rivelando un incubo finanziario. I piani per convertire l'industria pesante da carbone e gas all'idrogeno si scontrano con la realtà: l'idrogeno è e rimarrà costoso per molto tempo.

Arcelor-Mittal, colosso mondiale dell’acciaio, ha bloccato a giugno la costruzione di impianti "climaticamente neutri" a Brema ed Eisenhüttenstadt, e costruirà il suo primo impianto DRI (Direct Reduced Iron) "verde" in Francia, dove l'energia costa meno.

Nel frattempo, i costi per l'inquinamento aumentano: le aziende devono acquistare certificati di emissione per ogni tonnellata di CO₂, con l'UE che sta eliminando le quote gratuite.

2. Governo nuovo, vecchi problemi

L'euforia per il cambio di governo a Berlino (avvenuto a maggio) è già evaporata: l'80% degli imprenditori non crede che l'attuale esecutivo realizzerà riforme significative.

Le misure finora adottate, come il sussidio da €6,5 miliardi per i costi di rete elettrica, sono viste come una goccia nel mare.

3. Le nuove regole doganali e le importazioni "sleali"

Gli alti dazi statunitensi spingono la Cina a dirottare le sue merci (spesso a basso costo) verso l'Europa. Contemporaneamente, i produttori americani possono esportare nell'UE a condizioni super favorevoli.

Il risultato? Una concorrenza “sleale” che costringe gruppi come Schott e Arcelor-Mittal ad adottare la strategia local for local: produrre vicino ai mercati di sbocco, non più in Germania.

4. . L'economia tedesca non riparte (e la domanda crolla)

La domanda interna ed estera si è contratta significativamente, con cali particolarmente marcati nei settori della chimica, del vetro, della ceramica e della carta.

La Bundesbank prevede, nel migliore dei casi, una stagnazione. Gli impianti chimici, però, già lavorano al 71% della capacità, quando servirebbe almeno l’82% per restare in utile.

5. Dal rallentamento al declino strutturale

Le aziende lamentano anche una carenza di personale qualificato e una burocrazia eccessiva. E questo comporta conseguenze significative:

  • 🔋 la produzione nei settori energy intensive è crollata del 15% rispetto ai livelli pre-crisi del 2019

  • 📉 anche il valore aggiunto industriale, rimasto stabile fino al 2023, ora scende del 3,6%

  • 🧪 la BASF, colosso chimico tedesco, lo ha detto senza mezzi termini: entro il 2030, il 70% del mercato chimico globale sarà in Asia.
    Per questo il suo nuovo mega-impianto non nascerà in Germania, ma a Zhanjiang, in Cina. Lì c’è crescita, energia più economica e meno burocrazia.

È chiaro che questo non è più un rallentamento ciclico: è un declino strutturale. E chi può, si sposta.

 Insomma, la Germania è spacciata?

Il capo di Deutsche Bank, Christian Sewing, prova a restare ottimista: “La tendenza non è irreversibile”. Ma senza riforme radicali su energia, lavoro e tasse, la Germania rischia di dire addio al suo ruolo di hub manifatturiero e motore economico del continente.

E allora sì, Tschüss, Deutschland: la locomotiva d’Europa ha smesso di correre, e nessuno sa quando o se ripartirà.

Secondo te, l'industria tedesca riuscirà a invertire la rotta?

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COMMERCIO INTERNAZIONALE

🤝 USA e Cina verso un accordo commerciale (ma è davvero la fine della guerra?)

Gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto una bozza di accordo commerciale durante i negoziati tenutisi a margine del summit dell’ASEAN a Kuala Lumpur, in Malesia.

L’intesa, annunciata dal segretario al Tesoro Scott Bessent, punta a evitare una nuova escalation di dazi tra le due maggiori economie del mondo, dopo settimane di forti tensioni.

Ma facciamo un passo indietro: come siamo arrivati a questo punto?

Nelle ultime settimane, le relazioni tra Washington e Pechino si erano fatte sempre più tese a causa di una serie di mosse e contromosse:

  • 🇨🇳 La Cina aveva annunciato nuove restrizioni sulle esportazioni di terre rare, materiali essenziali per chip, batterie e tecnologie militari

  • 🇺🇸 Gli USA avevano risposto minacciando un aumento dei dazi fino al 155%

  • 👱‍♂️ Trump stesso aveva ammesso che dazi così elevati sulla seconda economia mondiale non sarebbero stati sostenibili a lungo

In questo contesto, l’accordo appena raggiunto rappresenta una boccata d’ossigeno per i mercati, anche se non risolve le questioni strutturali che da anni dividono i due Paesi, come gli squilibri produttivi e l’accesso ai chip di ultima generazione.

Cosa prevede la bozza di accordo?

Il rappresentante cinese per il commercio Li Chenggang ha parlato di un "consenso preliminare", con l'obiettivo di formalizzare l'intesa giovedì durante l'incontro tra Trump e Xi Jinping al vertice APEC in Corea del Sud.

L'accordo preliminare copre diverse questioni cruciali:

  • 🚫 Sospensione delle nuove tariffe: entrambe le parti sospenderanno l’introduzione di nuove tariffe punitive. Le minacce di Trump di portare i dazi al 100% dal 1° novembre sono “fuori dal tavolo”

  • ⛏️ Terre rare: la Cina rinvierà di un anno l’attuazione del suo nuovo regime di licenze per l’export di terre rare, fondamentali per semiconduttori, veicoli elettrici e armamenti

  • 🌾 Soia americana: Pechino riprenderà gli acquisti di soia dagli Stati Uniti, interrotti a settembre. Una notizia positiva per gli agricoltori americani, colpiti duramente dal blocco

  • 💊 Fentanyl: la Cina si è detta pronta ad adottare misure più severe contro l’esportazione di precursori chimici del fentanyl. In cambio, gli Stati Uniti potrebbero ridurre del 20% i dazi su alcuni prodotti cinesi

E non è finita qui: c’è anche l’accordo su TikTok

Bessent ha annunciato che è stato raggiunto un "accordo finale" per trasferire la gestione di TikTok a nuovi proprietari americani.

Ecco i dettagli principali:

  • 🏢 le aziende americane controlleranno l'algoritmo di TikTok

  • 👥 6 dei 7 membri del consiglio saranno americani

  • 📊 ByteDance e investitori cinesi avranno meno del 20%

  • 💰 Valore stimato: $14 miliardi

Questo sviluppo rappresenta una vittoria politica per Trump, che ha utilizzato TikTok per attrarre il sostegno dei giovani americani durante la campagna elettorale del 2024.

E Trump non si ferma alla Cina

L’intesa con Pechino è solo una parte del più ampio tour diplomatico asiatico del presidente americano:

  • 🇲🇾 In Malesia, Trump ha co-firmato un accordo di cessate il fuoco tra Cambogia e Thailandia, definendolo “storico”, e ha siglato nuovi accordi economici per l’importazione di minerali strategici

  • 🇯🇵 In Giappone, ha incontrato la nuova prima ministra Sanae Takaichi

  • 🇰🇵 Ha lasciato intendere la possibilità di un nuovo incontro con Kim Jong Un, il primo dal 2019

  • 🇧🇷 A Kuala Lumpur ha avuto un colloquio con Lula da Silva, proponendo una riduzione dei dazi sul Brasile in cambio di un atteggiamento più morbido nei confronti dell’ex presidente Bolsonaro, condannato per tentato golpe

Insomma…

L'accordo USA-Cina evita per ora un'escalation commerciale che avrebbe danneggiato entrambe le economie e i mercati globali. La strategia di Trump, cioè minacciare dazi astronomici per poi negoziare accordi più vantaggiosi, sembra aver funzionato ancora una volta, anche se continua a causare turbolenze nei rapporti internazionali.

Resta da vedere se questi accordi "preliminari" si tradurranno in soluzioni durature o se sono solo una tregua temporanea nella guerra commerciale tra le due superpotenze.

Secondo te, l'accordo USA-Cina porterà a una pace commerciale duratura?

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