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🤝 Il G7 trova l'accordo: niente global minimum tax per le aziende USA

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Il menù di oggi prevede:
🤝 Il G7 trova l'accordo: niente global minimum tax per le aziende USA
🏭 La Cina stringe ancora di più la morsa sulle terre rare
IN COLLABORAZIONE CON iliad
🌱 16.700 tonnellate di CO2 risparmiate: Iliad fa sul serio con la sostenibilità
Tutti parlano di sostenibilità, ma chi la fa davvero?
Iliad, per esempio, ha firmato due accordi decennali (Power Purchase Agreements) per la fornitura di energia da fonti 100% rinnovabili.
Il risultato? Dal 2026, risparmierà ogni anno circa 16.700 tonnellate di CO2eq!
E questa è solo una delle tante iniziative che hanno messo in campo (Capitolo 4, Report 2024):
⚡ Adozione di un Piano di Ottimizzazione Energetica per ridurre il loro impatto energetico
🎯 Obiettivo -90% emissioni dirette e indirette di gas serra entro il 2050
📊 Pubblicazione annuale di un Report di Sostenibilità
Perché per loro trasparenza significa anche condividere i propri progressi, non solo le promesse.
Vuoi vedere cosa stanno combinando davvero? Dai un occhio qui 👇️
POLITICA FISCALE
🤝 Il G7 trova l'accordo: niente global minimum tax per le aziende USA

I Paesi del G7 hanno raggiunto un accordo che esclude le aziende statunitensi dall’applicazione della Global Minimum Tax, la tassa minima globale del 15% sui profitti delle grandi multinazionali.
Una decisione che ha suscitato molte polemiche e rappresenta un passo indietro rispetto all’accordo internazionale siglato nel 2021.
Ma cosa è accaduto nel 2021?
All’epoca, l’amministrazione Biden aveva negoziato con circa 130 Paesi, sotto la guida dell’OCSE, un accordo epocale: una tassa minima del 15% sui profitti delle multinazionali.
L’obiettivo era chiaro: evitare che le grandi aziende spostassero i profitti nei paradisi fiscali, pagando tasse irrisorie, e fermare la “corsa al ribasso” tra livelli di tassazione tra Stati.
Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, la situazione però si è complicata
Trump si è opposto con forza alla Global Minimum Tax, vedendola come una minaccia agli interessi americani.
Il presidente USA ha infatti minacciato di introdurre delle “revenge tax”, ovvero tasse punitive contro le aziende straniere provenienti da Paesi che applicano la Global Minimum Tax.

Queste misure avrebbero colpito in particolare le imprese europee – italiane, francesi, tedesche – che operano negli Stati Uniti, con il rischio di innescare una pericolosa guerra fiscale tra alleati.
Per evitare questo scenario, i paesi del G7 hanno trovato un compromesso
Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia hanno raggiunto un compromesso: le aziende statunitensi saranno escluse dalla Global Minimum Tax.
La presidenza canadese del G7 ha definito questa decisione una “soluzione parallela” rispetto alla riforma globale.
Tuttavia, restano molti dubbi su come funzionerà concretamente:
🤔 Come si applicherà concretamente? I dettagli operativi dell'accordo non sono stati chiariti
📝 È davvero vincolante? Non è chiaro se e come questo accordo potrà essere implementato
🌍 Cosa succede con gli altri paesi? L'intesa del 2021 sulla global minimum tax era stata raggiunta da oltre 130 paesi coordinati dall'OCSE, ma l'accordo sull'esclusione delle aziende statunitensi riguarda solo i paesi del G7
Non è un caso che anche sul piano bilaterale i membri del G7 stiano facendo marcia indietro per evitare tensioni con gli USA
Proprio il Canada, poche ore dopo l’intesa del G7, ha annunciato anche il ritiro della propria Digital Services Tax: una misura che prevedeva un’imposta del 3% sui ricavi provenienti dai servizi digitali che le big tech americane realizzano grazie a utenti canadesi
La decisione, maturata dopo le minacce di nuove tariffe da parte di Trump, conferma come la pressione dell’amministrazione USA stia producendo effetti concreti.
Cosa significano questi accordi per il futuro?
Questi compromessi cercano di evitare una guerra fiscale tra alleati, garantendo maggiore certezza alle multinazionali e prevenendo doppie tassazioni.

Tuttavia, potrebbero indebolire il progetto di un sistema fiscale globale più equo e coordinato.
I funzionari del G7 hanno assicurato che continueranno a lavorare per trovare una soluzione condivisa.
La partita sulla tassazione globale, però, è tutt’altro che chiusa.
Resta da vedere se questo compromesso potrà davvero garantire stabilità nel lungo termine o se si tratta solo di una pausa strategica in attesa di nuove tensioni.
Secondo te, questo accordo del G7: |
COMMERCIO INTERNAZIONALE
🏭 La Cina stringe ancora di più la morsa sulle terre rare

La situazione con le terre rare cinesi non solo non si è risolta, ma è addirittura peggiorata.
Nonostante gli annunci trionfalistici di Donald Trump, che aveva dichiarato di aver raggiunto un accordo per risolvere la questione, la realtà sul campo racconta una storia completamente diversa.
La Cina ha infatti esteso le limitazioni sulle esportazioni di materiali critici, rendendo ancora più difficile per le aziende occidentali ottenere questi materiali essenziali.
Ma cosa sono esattamente le terre rare?
Le terre rare sono un gruppo di 17 metalli fondamentali per l'industria moderna.
Vengono chiamate "rare", ma in realtà non lo sono affatto!
Infatti, contrariamente a quanto il nome suggerisce, questi elementi sono relativamente abbondanti nella crosta terrestre. Il problema non è la loro rarità, ma:
⛏️ La difficoltà di estrazione
🧪 La complessità nella loro separazione
🗺️ La distribuzione geografica estremamente disomogenea
E perché sono così importanti?
Le terre rare sono diventate materiali critici per diverse industrie high-tech e, cosa ancora più importante, sono praticamente insostituibili. Le troviamo in:
🌬️ Turbine eoliche
📱 Dispositivi elettronici: smartphone, schermi TV, LED, laser
🔋 Batterie ricaricabili
🩻 Apparecchiature mediche
🚗 Veicoli elettrici
🛡️ Tecnologie militari avanzate
Insomma, senza terre rare, addio transizione ecologica e tecnologie avanzate…
Il problema? La Cina ha un quasi-monopolio sulla produzione delle terre rare
Sì perché, nonostante le riserve siano presenti anche in altri paesi, la Cina mantiene un vantaggio strategico decisivo nella lavorazione di questi materiali, controllando:
🔨 Circa il 70% della produzione mondiale di terre rare
🧑🏭 L'80-90% del mercato nella fase di lavorazione intermedia

Questo monopolio de facto ha trasformato le terre rare in una potente arma geopolitica nelle mani di Pechino, che la usa per esercitare pressioni su altri paesi, in particolare Stati Uniti e UE.
Ad aprile, la Cina aveva ristretto le esportazioni di sette terre rare
Il motivo? Rispondere ai dazi imposti dagli USA sotto l’amministrazione Trump.
Il risultato sui mercati occidentali è stato immediato:
📉 Le esportazioni cinesi di magneti sono crollate del 75%
🏭 Ford ha chiuso alcune fabbriche per tre settimane
🌍 Produzioni bloccate in Europa e Stati Uniti
😰 L’industria automobilistica è entrata in “panico totale”
Volkswagen e Stellantis hanno dichiarato di aver temporaneamente stabilizzato le forniture, ma la situazione resta molto fragile.
Trump aveva annunciato di aver risolto il problema…
Dopo i colloqui tra Londra, Washington e Pechino, è stato annunciato un nuovo accordo commerciale:la Cina si sarebbe impegnata a riprendere l'approvazione delle licenze di esportazione nei prossimi sei mesi.
Tuttavia, la verità è un’altra:
🤝 L’accordo è stato confermato solo parzialmente da Pechino
📝 È stato definito un "passaggio" in una trattativa più ampia
📈 I controlli si sono inaspriti, non allentati
Ma come funziona il “blocco cinese”?
Il meccanismo è semplice ma molto efficace:

Ogni azienda straniera deve richiedere un permesso speciale alla dogana cinese e al ministero del Commercio.
Anche prodotti non inclusi nell’elenco ufficiale delle restrizioni vengono bloccati.
Basta che il materiale contenga una parola sensibile nel nome o nella composizione per far scattare un'ispezione
Una volta avviata, l’ispezione può durare anche uno o due mesi.
Il problema non si ferma ai materiali direttamente coinvolti, ma sta creando un vero e proprio caos nella logistica
Gli spedizionieri spesso si rifiutano di trattare prodotti "sospetti" perché:
📦 Rischiano di far bloccare tutti i loro container
⏰ Causano ritardi per decine di altre aziende
💸 Perdono soldi anche su prodotti che non c'entrano niente
È un effetto domino devastante: un container bloccato significa ritardi per decine di altre aziende e prodotti che magari non hanno nulla a che fare con le terre rare.
Insomma, mentre si parla di accordi, la realtà è che la Cina sta intensificando i controlli, aggravando una crisi che mette a rischio l’intera industria globale, in particolare quella automobilistica ed elettronica.
Secondo te, come si risolverà la questione delle terre rare? |

✈️ Il Guasto radar ha fermato 320 voli, indagine Enac su cause (Ansa)
🇨🇦 Il Canada revoca la tassa sui prodotti tecnologici Usa. Accordo commerciale con gli Stati Uniti entro il 21 luglio (AGI)

🏘️ In Cina hanno spostato un quartiere con l’AI (Techy)
🤖 Claude è un pessimo imprenditore (Techy)

🦖 I dinosauri danzavano per amore e lo facevano in una gigantesca arena (Wired)
🇪🇺 L'Europa pronta a confermarsi leader nella fisica delle particelle (Ansa)

Il 1 luglio 1987, nei Paesi Membri dell’UE entra in vigore l’Atto Unico europeo
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