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📄 Panama Papers: dentro il sistema che faceva sparire i soldi dei potenti

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Ecco cosa offre il menù di oggi:
📄 Panama Papers: dentro il sistema che faceva sparire i soldi dei potenti
💸 Il paradosso delle pensioni
STORIA ECONOMICA
📄 Panama Papers: dentro il sistema che faceva sparire i soldi dei potenti

Il 16 ottobre 2017, a Malta, la giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia sale sulla sua Peugeot 108 per andare al lavoro. Pochi secondi dopo aver acceso il motore, un’esplosione squarcia l’aria. L’auto viene scaraventata a decine di metri di distanza e Daphne muore sul colpo.
In poche ore la polizia conferma ciò che molti temevano: non è stato un incidente, ma un omicidio mirato. Un ordigno telecomandato, piazzato sotto il sedile del conducente.
Da quel momento, una domanda diventa inevitabile: chi voleva ucciderla e perché?
Il messaggio che diede inizio a tutto
Per capirlo bisogna tornare al 2015.
Una sera, il giornalista tedesco Bastian Obermayer riceve un messaggio anonimo. Il mittente si fa chiamare “John Doe” e promette informazioni sensibili, a patto che tutto avvenga in modo criptato e senza mai incontrarsi di persona. Obermayer accetta.

Bastian Obermayer
Nelle settimane successive inizia a ricevere una valanga di documenti: email, contratti, estratti conto, passaporti.
Alla fine saranno oltre 11,5 milioni di file, una delle più grandi fughe di dati della storia.
La mappa segreta del denaro globale
All’inizio quei documenti sembrano impossibili da decifrare. Ci sono migliaia di società dai nomi anonimi, registrate in Paesi lontani come Panama, le Isole Vergini Britanniche o le Bahamas.
Ma scavando emerge uno schema preciso: una rete globale di società fantasma usate per nascondere denaro e identità. Politici, miliardari, celebrità e criminali utilizzano queste strutture per far sparire capitali dai radar fiscali.
E seguendo uno a uno questi collegamenti, tutti i fili finiscono per convergere su un unico punto: uno studio legale di Panama chiamato Mossack Fonseca.

La fabbrica dell’invisibilità
Fondata nel 1977, Mossack Fonseca si presenta come uno studio di diritto commerciale internazionale. Nella pratica era diventata la più grande macchina per l’occultamento di capitali al mondo.
Il meccanismo era tanto semplice quanto efficace: creare società offshore intestate a prestanome, persone comuni che firmano documenti senza sapere cosa stanno davvero amministrando. Così, i veri proprietari restavano invisibili, ma mantenevano il controllo dei fondi.
Nel concreto funzionava così:
🏦 Un politico o un imprenditore possedeva soldi da nascondere (tangenti, capitali non dichiarati, proventi illeciti)
📝 Mossack Fonseca creava una società offshore, priva di attività reali, in un paradiso fiscale
👤 la società veniva intestata a prestanome pagati pochi dollari
💰 Il vero proprietario esercitava il controllo tramite accordi segreti, ma il suo nome non compare da nessuna parte
🏦 I capitali potevano così essere trasferiti, investiti o spesi con un carico fiscale minimo o nullo
Nel corso di 40 anni, Mossack Fonseca ha amministrato oltre 200.000 società offshore per clienti distribuiti in più di 200 Paesi.
Un’inchiesta senza precedenti
Obermayer capisce subito che non può gestire da solo una mole simile di dati. Coinvolge quindi il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi.
Nasce un network globale composto da 400 giornalisti di 76 Paesi e oltre 100 testate. Per un anno lavorano in segreto, incrociando nomi e flussi di denaro.
Il 3 aprile 2016, alle 20:00, i Panama Papers vengono pubblicati simultaneamente da 107 testate in tutto il mondo.

Le prime teste che saltano
Le conseguenze sono immediate.
🇮🇸 In Islanda cade il primo ministro Gunnlaugsson
🇬🇧 Nel Regno Unito emerge il coinvolgimento del padre di David Cameron
🇷🇺 In Russia compaiono figure legate all’entourage di Putin
⚽️ Anche lo sport viene travolto, con il caso Lionel Messi
Governi vacillano, si aprono indagini fiscali e penali e milioni di persone scoprono come funziona davvero il sistema dei paradisi fiscali.
Tra i Paesi coinvolti c’è anche Malta
Qui la giornalista Daphne Caruana Galizia da anni denuncia corruzione e legami oscuri tra politica e affari. Analizzando i Panama Papers, scopre che due figure chiave del governo maltese possiedono società offshore create subito dopo il loro insediamento.
Approfondendo le indagini, collega queste strutture a una banca locale e a un complesso sistema di tangenti legato ad appalti pubblici miliardari.

Daphne Caruana Galizia
Le minacce contro Daphne non tardano ad arrivare: la sua casa viene incendiata, l’auto vandalizzata e i suoi cani avvelenati. Nonostante ciò, continua a pubblicare.
Il 16 ottobre 2017 scrive il suo ultimo post, denunciando un Paese che “sta marcendo dall’interno”. Pochi minuti dopo viene uccisa.
Le indagini successive daranno ragione al suo lavoro: un imprenditore maltese legato proprio alle società scoperte da Daphne viene arrestato e, nel 2020, il Primo Ministro maltese Joseph Muscat è costretto a dimettersi.
Cosa resta oggi dei Panama Papers?
Dopo lo scandalo, Mossack Fonseca ha chiuso i battenti nel 2018 e i suoi fondatori sono stati arrestati. Diversi governi hanno introdotto registri pubblici dei titolari effettivi delle società, le banche hanno rafforzato i controlli e il tema della trasparenza fiscale è entrato nelle agende politiche.
Eppure, dopo i Panama Papers sono arrivati i Paradise Papers (2017) e i Pandora Papers (2021), con milioni di nuovi documenti che mostrano come politici e miliardari continuino a nascondere patrimoni offshore.
Insomma, cambiano i nomi, i luoghi e i protagonisti, ma la logica di fondo è rimasta la stessa, con capitali che si spostano nell'ombra e regole che faticano a raggiungerli.
Perché per chi ha abbastanza soldi, le regole continuano a essere diverse. E finché sarà così, serviranno sempre giornalisti come Bastian Obermayer o Daphne Caruana Galizia disposti a tutto pur di ricordarcelo.
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ITALIA
💸 Pensioni 2026: aumenti da pochi euro (e un paradosso assurdo)

Le pensioni aumenteranno anche nel 2026, ma di pochissimo. E in alcuni casi, chi ha lavorato di più finirà per prendere meno di chi ha versato meno contributi.
Ma vediamo meglio i dettagli.
Di quanto aumenteranno le pensioni nel 2026?
Il Decreto sulla perequazione conferma un aumento dell’1,4% per le pensioni legato all’inflazione. La perequazione è un meccanismo che dovrebbe difendere il potere d’acquisto dei pensionati, ma quest’anno porterà solo aumenti simbolici.
Secondo le simulazioni dello Spi-Cgil:
💶 Pensione minima: da 616,67€ a 619,79€ → solo +3,12€ al mese
💶 da 632€ netti: arriverà a 641€ → +9€
💶 da 800€ netti: crescerà di +9€
💶 da 1.000€ netti: aumento di +11€
💶 da 1.500€ lordi: dopo Irpef e addizionali, solo +17€
Si tratta di aumenti molto bassi, soprattutto se confrontati con l'inflazione degli ultimi anni. Tra il 2022 e il 2026, infatti, l'inflazione ha superato il 13%, e questi aumenti non sono di certo sufficienti a recuperare il potere d'acquisto perso.
A questi aumenti minimi si aggiunge un altro problema….
Il fisco si mangia quasi tutto
Sì, perché una parte consistente degli aumenti viene assorbita dalle tasse.
Quando la pensione aumenta, cresce anche l’imponibile fiscale, il che significa che scattano l’Irpef e le addizionali regionali e comunali.
Così, una buona parte dell’aumento viene erosa dalle imposte, riducendo l’incremento netto che arriva nelle tasche del pensionato.
Quanto recuperano realmente i pensionati?
Tra il 2022 e il 2026 la rivalutazione complessiva dovrebbe essere del 16,46%, ma il recupero reale sarà più basso:
📉 Pensioni da 800€ lordi: recupero reale 12,27%
📉 Pensioni da 1.000€ lordi: recupero reale 12,93%
📉 Pensioni da 1.500€ lordi: recupero reale 14,56%
La differenza tra l’aumento teorico e quello reale è evidente: gran parte della rivalutazione scompare a causa delle imposte.
Il paradosso: più contributi, meno soldi in tasca
E poi il sistema pensionistico italiano produce un paradosso difficile da digerire: in alcuni casi, chi ha lavorato meno finisce per incassare di più.
Facciamo tre esempi:
1️⃣ Pensionato A: pensione da 384€ (sotto la minima). Grazie a integrazioni e totale esenzione fiscale, arriva a 749€ netti
2️⃣ Pensionato B: pensione contributiva da 692€. Supera la no tax area, paga tasse → 710€ netti
3️⃣ Pensionato C: pensione contributiva da 807€. Dopo le tasse → 745€ netti
Il risultato?
Il pensionato A, con la pensione assistenziale più bassa, incassa 39€ in più rispetto al pensionato B
Il pensionato C, nonostante una vita di lavoro regolare, riceve 4€ in meno del pensionato A
Perché succede questo?
Il problema sta nella no tax area dei pensionati, ferma a €8.500 annui da anni. Ecco come funziona:
🙂 Pensioni assistenziali e minime: sono quelle destinate a chi non ha accumulato abbastanza contributi o ha redditi molto bassi. Non vengono tassate e ogni aumento resta completamente nelle tasche del pensionato. Nel 2026, questi trattamenti supereranno i 770€ netti al mese
🙃 Pensioni contributive basse: sono calcolate in base ai contributi versati durante la vita lavorativa. Superando la soglia dei 8.500€, scattano l’Irpef e le addizionali, erodendo l’aumento della perequazione
Il risultato finale è che chi riceve trattamenti assistenziali può arrivare a un importo netto più alto rispetto a chi ha versato contributi per una vita.
Insomma…
Il sistema attuale rischia di mandare un messaggio profondamente sbagliato: a volte, chi ha lavorato di più finisce per prendere di meno.
Per questo i sindacati chiedono una riforma: ampliare la no tax area, rafforzare la quattordicesima e garantire una rivalutazione piena almeno fino a tre volte il minimo.
Finché perequazione, tasse e politiche assistenziali non verranno riallineate, gli aumenti resteranno minimi. E il paradosso continuerà.
Cosa pensi del sistema pensionistico italiano? |

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