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🇪🇺 Il discorso che salvò l’Europa: Draghi e il “Whatever it takes”

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Il menù di oggi prevede:

  • 🇪🇺 Il discorso che salvò l’Europa: Draghi e il “Whatever it takes”

  • 🇺🇸 Accordo sui dazi al 15% (ma a che prezzzo?)

STORIA ECONOMICA

🇪🇺 Il discorso che salvò l’Europa: Draghi e il “Whatever it takes”

Il 26 luglio 2012 non è solo una data nei libri di storia economica. È il giorno in cui, in una Londra soffocata dal caldo e dall’incertezza dei mercati, Mario Draghi – da pochi mesi presidente della Banca Centrale Europea – si presenta davanti a una platea di investitori e giornalisti con una dichiarazione destinata a entrare nella storia:

Nell'ambito del nostro mandato la BCE è pronta a fare tutto il necessario - Whatever it Takes - per preservare l'euro. E credetemi: sarà abbastanza

Quelle parole non erano solo un annuncio: erano un vero spartiacque. Da quel momento, la traiettoria dell’Europa sarebbe cambiata per sempre.

Ma come si arrivò a quel momento? E soprattutto, che eredità ha lasciato all'Europa di oggi?

Per capire il peso di quel discorso, serve tornare indietro solo di qualche mese…

Nel 2012 l’Europa si trovava ancora immersa in una crisi economica senza precedenti, originata dalla tempesta finanziaria partita dagli Stati Uniti nel 2008. La bolla dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers avevano travolto le economie occidentali e messo a nudo le fragilità strutturali della zona euro. Gli effetti erano evidenti ovunque:

  • 📈 Spread alle stelle: Italia sopra i 500 punti, Spagna oltre i 600, Grecia sull’orlo del default

  • 📊 Mercati nel panico: gli investitori iniziavano a dubitare della tenuta stessa dell’euro; le banche affrontavano crisi di liquidità, i governi erano costretti a misure di austerità sempre più dure e impopolari

  • 🇪🇺 Risposta politica frammentata: ogni Paese cercava di salvarsi da solo; a peggiorare la situazione, la BCE - allora guidata da Jean-Claude Trichet - ancora legata a una visione rigida e conservatrice con tagli dei tassi troppo lenti, e persino un rialzo dei tassi nel pieno della crisi

Insomma, tutto sembrava spingere l’Europa verso una rottura irreversibile…

Tutto cambiò nel novembre 2011 con l’arrivo di Mario Draghi alla guida della BCE

Con il suo insediamento, la Banca Centrale iniziò a mostrare una diversa sensibilità verso i rischi che stavano minando il futuro dell’Eurozona.

Draghi comprese subito che la priorità era rompere il circolo vizioso tra la sfiducia dei mercati, l’esplosione degli spread e il rischio concreto di default per i Paesi più vulnerabili.

Era necessario restituire credibilità all’euro, ma anche costruire strumenti concreti per difenderlo.

Il discorso di Londra nacque proprio da questa urgenza: trasmettere ai mercati il messaggio che la BCE non sarebbe rimasta spettatrice passiva.

E Draghi pronunciò quella frase che ha fatto la storia

“Within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough.”

Con il suo “Whatever it takes”, Draghi compì un atto rivoluzionario: per la prima volta, la BCE si impegnava pubblicamente e senza ambiguità a difendere l’euro “a qualsiasi costo”. La promessa non era vaga, né teorica: lasciava intendere che ogni strumento possibile sarebbe stato messo in campo contro la speculazione finanziaria.

Quella frase bastò, nell’immediato, a ribaltare le aspettative dei mercati. Ma Draghi non si limitò alle parole.

Quali furono, concretamente, le mosse della rivoluzione Draghi?

Nelle settimane successive al discorso di Londra, la BCE annunciò misure senza precedenti:

  • 🏦 Le OMT (Outright Monetary Transactions): un programma che consentiva alla BCE di acquistare titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, ma solo in cambio di impegni stringenti sulle riforme. L’OMT era come una pistola carica in bella vista: bastava la sua presenza a far calare bruscamente gli spread – senza nemmeno doverla usare davvero

Ma i problemi strutturali dell’eurozona restavano: bassa crescita, inflazione troppo bassa, debiti ancora pesanti. Draghi, allora, alzò ancora il tiro lanciando, nel 2015:

  • 🚀 Quantitative Easing: per la prima volta nella sua storia, la BCE acquistò direttamente centinaia di miliardi di euro in titoli pubblici e privati, immettendo liquidità nell’economia per sostenere la crescita e alleggerire il peso del debito pubblico

I risultati arrivarono: gli spread di Italia e Spagna si dimezzarono, la crescita tornò – seppur lentamente – e la paura di un collasso dell’euro svanì.

Qual è stata l’eredità del “Whatever it takes“ e della strategia di Draghi?

Il ciclo Draghi alla BCE si chiuse con un euro salvo, la crisi più acuta alle spalle e una nuova consapevolezza: le parole di una Banca Centrale possono valere quanto (e a volte più di) miliardi di euro di interventi reali, se c’è credibilità.

Ma la lezione che ci ha lasciato va oltre: la crisi del 2012 ci ha insegnato che l’Europa, nei momenti più drammatici, può trovare la forza di reagire e di cambiare rotta. Tuttavia, quella stagione ha anche mostrato che una moneta senza una vera unione politica e fiscale resta fragile.

Oggi, davanti alle nuove sfide globali, la storia del “Whatever it takes” ci ricorda che servono coraggio, visione e rapidità d’azione. La vera forza dell’Europa sta nella capacità di unirsi e affrontare insieme le crisi, costruendo basi sempre più solide per il futuro.

Se vuoi scoprire tutti i dettagli, i retroscena e capire davvero come una sola frase abbia cambiato il destino dell’euro, non puoi perderti il nostro ultimo video su YouTube 👇️ 

COMMERCIO INTERNAZIONALE

🇺🇸 USA e UE evitano la guerra commerciale: accordo sui dazi al 15% (ma a che prezzo?)

Domenica scorsa nel lussuoso golf club di Trump in Scozia, si è raggiunta una svolta storica nei rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea. Donald Trump e Ursula von der Leyen hanno trovato un’intesa che evita lo spettro di una guerra commerciale, ma che, a ben vedere, sembra tutto fuorché un compromesso.

Il cuore dell’accordo è l’introduzione di una tariffa base del 15% su tutti i prodotti europei destinati agli Stati Uniti. Ma questo è solo l'inizio, perché Trump ha ottenuto molto di più di una semplice tariffa doganale...

Infatti, oltre ai dazi, Trump ha strappato all’UE una serie di impegni economici senza precedenti

Sì perché, non solo:

  • 🇺🇸 Gli Stati Uniti imporranno dazi del 15% sulla maggior parte delle importazioni dall'Unione Europea

  • 🇪🇺 L'Unione Europea non imporrà alcun dazio sulle importazioni di merci statunitensi

Ma l’accordo prevede anche:

  • 💰 $600 miliardi di investimenti che l'UE si impegna a fare negli Stati Uniti

  • ⚡ $750 miliardi di acquisti di energia americana da parte europea nei prossimi anni

  • 🛡️ Una "grande quantità" (cifra ancora da definire) di equipaggiamento militare da acquistare

Ma quali prodotti riguarda la tariffa al 15%?

La tariffa si applicherà in modo uniforme, “across the board”, come ha chiarito von der Leyen, a quasi tutti i prodotti europei in ingresso negli Stati Uniti. Tra i settori più colpiti ci sono:

  • 🚗 Automobili: particolarmente importante per i costruttori tedeschi come Volkswagen, Mercedes e BMW, che erano tra i più colpiti dalle tariffe al 27,5% già in vigore

  • 💊 Prodotti farmaceutici

  • 💻 Semiconduttori

Ci sono però delle eccezioni significative. L'acciaio e l'alluminio europei continueranno a subire tariffe del 50%, anche se von der Leyen ha suggerito che potrebbero essere sostituite da un sistema di quote in futuro.

Quali prodotti sono esenti dalle tariffe?

Non tutti i settori sono coinvolti. Alcuni prodotti saranno completamente esenti dalle tariffe doganali:

  • ✈️ Aerei e parti di aeromobili

  • 🧪 Alcuni prodotti chimici

  • 💊 Farmaci generici specifici

  • 👩‍🏭Attrezzature per semiconduttori

  • 👩‍🌾 Alcuni prodotti agricoli

  • 🪨 Risorse naturali e materie prime critiche

Ma è davvero un buon affare per l’Europa?

Al di là dei dettagli tecnici, quello che colpisce è quanto questo accordo sia sbilanciato a favore degli Stati Uniti.

Non solo per la differenza sui dazi (15% per le aziende europee, 0% per quelle americane), ma per tutto il pacchetto:

  • 🤑 Le promesse di acquisti miliardari di prodotti energetici americani

  • 📈 Gli investimenti da 600 miliardi negli USA

  • 🪖 Il fatto che arriva dopo altre grandi concessioni europee, come l'impegno ad alzare al 5% del PIL la spesa militare NATO

Anche il solo aver annunciato un accordo commerciale con l'UE è una vittoria politica per Trump, che aveva promesso di fare "90 accordi in 90 giorni" e finora, superata quella scadenza di molte settimane, ne aveva conclusi meno di dieci.

E poi c’è il confronto con la Cina…

La differenza di approccio tra Europa e Cina è stata lampante.

La Cina ha adottato una strategia completamente diversa: quando Trump ha imposto dazi fino al 145% sui prodotti cinesi (un livello che rendeva di fatto impossibili i commerci), Pechino ha deciso di resistere, accettando di sopportarne le conseguenze.

Risultato? Con il passare del tempo, Trump ha dovuto fare concessioni senza ottenere nulla in cambio, e oggi sta perdendo la sua guerra commerciale contro Pechino.

L'Europa invece ha preferito non rischiare troppo… oppure semplicemente non era in grado di decidere una linea comune.

Ma perché l’Europa ha ceduto così facilmente?

Uno dei problemi principali che hanno inficiato i negoziati è stata la frammentazione interna dell'Unione Europea.

Trovare una linea comune tra 27 paesi con economie molto diverse si è rivelato quasi impossibile:

  • 🇫🇷 Francia: chiedeva un approccio più duro contro Trump

  • 🇩🇪 Germania: preferiva cautela per non danneggiare le sue esportazioni verso gli USA

  • 🇮🇹 Italia: Meloni ha provato a sfruttare i suoi buoni rapporti con Trump, senza successo

Il commissario europeo per il Commercio, Maroš Šefčovič, è stato a Washington ben 7 volte negli ultimi mesi e ha passato oltre 100 ore a parlare con le controparti americane.

Tutto questo sforzo diplomatico per arrivare a un accordo che, francamente, sembra più una resa che un compromesso.

L'Europa è riuscita a evitare il disastro totale, ma ha accettato condizioni molto penalizzanti che dimostrano quanto sia difficile per l'UE competere con potenze come gli Stati Uniti quando si tratta di politica commerciale.

Quale aspetto dell'accordo USA-UE ti preoccupa di più?

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