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🍝 Dazi sulla pasta italiana: gli USA minacciano tariffe del 107%

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Il menù di oggi prevede:

  • 🍝 Dazi sulla pasta italiana: gli USA minacciano tariffe del 107%

  • 💰 Arriva il "salario minimo contrattuale"

COMMERCIO INTERNAZIONALE

🍝 Dazi sulla pasta italiana: gli USA minacciano tariffe del 107%

Negli ultimi giorni si è diffusa la notizia che gli Stati Uniti potrebbero imporre dazi del 107% sulla pasta italiana a partire da gennaio 2026.

Una cifra che farebbe più che raddoppiare il prezzo dei nostri prodotti sul mercato americano. Ma la situazione è più complessa di quanto sembri e, soprattutto, non è ancora detto che questi dazi entreranno davvero in vigore.

Da dove nasce la vicenda?

Tutto è iniziato ad agosto 2024, quando il Dipartimento del Commercio USA ha aperto un’indagine contro alcuni produttori italiani, accusandoli di vendere la pasta a prezzi troppo bassi, una pratica chiamata dumping.

L’indagine, avviata su richiesta dei produttori americani, ha coinvolto ben 19 marchi italiani.

Ma cos’è il dumping?

Il dumping è una pratica commerciale scorretta in cui i produttori vendono i loro prodotti a un prezzo ribassato, spesso sotto il costo di produzione, con l'obiettivo di sbaragliare la concorrenza.

Per correggere questa distorsione del mercato, gli stati possono applicare i "dazi antidumping": una tassa all'importazione che riporta il prezzo finale a un livello considerato più equo.

Un esempio recente? I dazi che l'Unione Europea ha introdotto sulle auto elettriche cinesi per lo stesso motivo.

Quali marchi italiani sono nel mirino?

Il Dipartimento del Commercio ha concentrato la sua attenzione principalmente su:

  • 🔍 Garofalo e La Molisana: sotto revisione completa su vendite e costi (sono tra i marchi italiani più venduti negli USA, dopo Barilla)

  •  Barilla: meno a rischio, perché produce direttamente negli Stati Uniti

  •  5 marchi su 19: sono stati poi completamente esclusi dall'indagine

  • ⚠️ Gli altri marchi: potrebbero subire dazi diversi, probabilmente più bassi

Nel rapporto preliminare pubblicato a settembre, il Dipartimento USA ha dichiarato che Garofalo e La Molisana non hanno fornito abbastanza dati, giudicandoli “non collaborativi” e minacciato quindi dazi di oltre il 100%

E come siamo arrivati a un dazio del 107%?

Secondo le stime americane:

  • 📊 il margine di dumping per i due marchi principali sarebbe del 91,74%;

  • a questo si aggiungono i 15% di dazi generali già introdotti da Trump sulle merci europee

Totale: circa 106,74% di dazi.

In pratica, una confezione di pasta italiana che oggi costa $3 negli USA potrebbe arrivare a costarne più di $6.

Quale sarebbe l’impatto per il nostro Paese?

Facciamo un po' di conti per capire l'impatto reale:

  • 💰 Export pasta italiana negli USA nel 2024: €671 milioni l'anno

  • 🍝 Total export di pasta italiana nel 2024: €4 miliardi

  • 📦 Vendite totali del settore pasta italiano nel 2024: €8,7 miliardi

Nel 2024 il Belpaese ha mantenuto la leadership mondiale nell’export di pasta, con più di 2,57 milioni di tonnellate esportate. È chiaro che l’eventuale introduzione dei dazi americani sarebbe un colpo pesante per uno dei simboli del Made in Italy.

Cosa succederà adesso?

L’indagine è ancora in fase preliminare.
Nelle prossime settimane sapremo se i dazi saranno confermati, ridotti o ritirati.

Il governo italiano e la Commissione Europea stanno cercando di negoziare una soluzione, anche se i precedenti non sono incoraggianti: l’UE non è riuscita a fermare i dazi del 15% imposti da Trump negli anni scorsi.

C’è però un margine di speranza: questa inchiesta è tecnica, non politica, e potrebbe chiudersi con un compromesso.
Ma il rischio è che diventi un nuovo fronte della guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa.

Secondo te, questi dazi sulla pasta diventeranno realtà?

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ITALIA

💰 Arriva il "salario minimo contrattuale" (ma non sono i 9 euro l'ora)

Stop ai contratti pirata, al dumping salariale e ai lavoratori pagati troppo poco. Il Governo ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale la Legge Delega che promette di cambiare il sistema delle retribuzioni in Italia…. Ma senza fissare quei famosi 9 euro l'ora di cui si parla da anni.

Cosa ha deciso il Governo?

Invece di stabilire un salario minimo uguale per tutti, come accade nella maggior parte dei Paesi europei, l’Italia ha scelto un’altra strada: rafforzare i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) più rappresentativi e renderli lo standard minimo per tutti i lavoratori del settore.

In pratica:

  • 📋 Il CCNL più diffuso diventa il riferimento minimo: se, ad esempio, nel settore metalmeccanico il contratto principale è quello firmato da Federmeccanica e Fiom, tutti i lavoratori del comparto dovranno ricevere almeno le stesse condizioni economiche e normative

  • 🚫 Stop ai contratti "gialli": non sarà più possibile applicare contratti firmati da sindacati minori solo per pagare meno i dipendenti

  • 🔍 Più trasparenza e controlli: le aziende dovranno indicare in busta paga il codice del CCNL applicato e ci saranno più ispezioni

Cosa cambia davvero per i lavoratori?

Le novità più importanti riguardano proprio chi oggi è meno tutelato:

  • 💰 Retribuzione minima garantita: anche se un’azienda applica un contratto “pirata”, il lavoratore avrà diritto allo stesso livello retributivo previsto dal CCNL principale del settore

  • 🛡️ Maggiore tutela negli appalti: chi lavora in appalti o subappalti (pulizie, logistica, ristorazione, sicurezza, ecc.) avrà diritto al contratto del settore in cui realmente opera, non a contratti più convenienti per l’azienda

  • 🆘 Copertura per i settori scoperti: nei comparti dove la contrattazione collettiva è debole o frammentata, si applicherà il contratto di un settore “affine”, in modo da evitare vuoti di tutela

  • 💶 Spinta ai rinnovi contrattuali: la legge introduce strumenti per sbloccare i contratti scaduti da anni (che secondo Istat, a fine marzo 2025 riguardavano circa 6,2 milioni di lavoratori), anche con l’intervento diretto del Ministero del Lavoro

Quali saranno gli impatti su imprese e sindacati?

I datori di lavoro che oggi applicano contratti conclusi con sindacati marginali dovranno adeguarsi al CCNL più rappresentativo del loro settore. Tradotto: costi del lavoro più alti per chi faceva il furbo.

Le aziende oneste che già applicano i contratti principali? Per loro cambierà poco e niente. Ma almeno saranno protette dalla concorrenza sleale di chi risparmiava sul costo del lavoro.

Per i sindacati, invece, questo rappresenta un rafforzamento del loro ruolo ma anche una nuova responsabilità. I loro contratti diventeranno il riferimento per tutti i lavoratori del settore: se le retribuzioni resteranno basse, non potranno più accusare i contratti pirata.

Una mossa strategica del Governo: evitare di fissare lui stesso un salario minimo e spostare la responsabilità direttamente sulle parti sociali. Se i salari italiani non cresceranno, la “colpa” ricadrà sui sindacati.

Ma quindi il mio stipendio aumenterà?

Non necessariamente.

L'aumento scatterà solo se:

  • 💸 La tua retribuzione attuale è inferiore al CCNL più rappresentativo del tuo settore

  • 📝 Sei impiegato con un contratto pirata o con un contratto scaduto da anni

  • 🏢 Lavori in un settore con scarsa copertura sindacale

Se la tua azienda applica già correttamente un CCNL principale (Metalmeccanico, Commercio, Chimico), probabilmente non vedrai cambiamenti diretti.

La legge, infatti, non è un bonus universale, ma una rete di protezione per chi finora non aveva garanzie.

Perché non introdurre i 9 euro l’ora per tutti?

La scelta di ancorare il salario minimo ai CCNL risponde a una logica precisa: non indebolire il sistema della contrattazione collettiva, che in Italia ha una lunga tradizione.

Un importo fisso uguale per tutti i settori avrebbe rischiato di essere:

  • 🔽 Troppo basso per alcuni ambiti dove i CCNL prevedono già minimi superiori

  • 🔼 Troppo alto per altri, con possibili effetti negativi sull'occupazione

Questo approccio, sebbene più complesso, permette di definire un minimo "su misura" per ciascun settore, in base alle sue condizioni economiche reali.

E nel resto d’Europa come funziona?

L’Italia è tra i pochi Paesi europei a non avere un salario minimo legale.

  •  22 paesi UE su 27 hanno già un salario minimo legale

  • 🇮🇹 L’Italia è tra i 5 che non lo prevedono, insieme a Danimarca, Austria, Svezia e Finlandia

  • 📊 Tuttavia, oltre l’80% dei lavoratori italiani è coperto da un contratto collettivo, una soglia superiore a quella minima richiesta dall’UE che impone agli Stati membri di garantire salari adeguati attraverso la contrattazione collettiva o un minimo legale

Insomma, Bruxelles non impone un salario minimo unico: chiede solo che i Paesi garantiscano retribuzioni dignitose. L’Italia, almeno sulla carta, lo fa già ma la realtà è più complessa.

Secondo l’Istat, circa 3 milioni di lavoratori italiani guadagnano meno di 9 euro l’ora. La nuova legge punta proprio a colmare questo divario, eliminando i contratti “fantasma” e uniformando verso l’alto le condizioni salariali.

Un passo avanti? Forse. Ma la vera sfida sarà vedere se, una volta tolta la “patata bollente” al Governo, sindacati e datori di lavoro sapranno davvero far crescere i salari italiani.

Cosa preferiresti: 9 euro l'ora per tutti o questo sistema dei contratti?

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