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🗽 New York ha un nuovo sindaco

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  • 🗽 New York ha un nuovo sindaco

  • 🔄 L'Europa si è capovolta: ora sono i Paesi del Nord in difficoltà

USA

🗽 New York ha un nuovo sindaco

Zohran Mamdani è il nuovo sindaco di New York. Ha vinto le elezioni con un messaggio chiaro e potente: rendere la città più accessibile, più equa, più vivibile per tutti.

Un programma ambizioso, che ha conquistato gli elettori ma che rischia di scontrarsi presto con una realtà molto più dura: quella dei conti pubblici.

Ma facciamo un passo indietro: chi è Zohran Mamdani?

Mamdani non è un politico tradizionale. Figlio di immigrati ugandesi di origini indiane, rappresenta la nuova ondata progressista della politica americana. Ha costruito la sua campagna sulla promessa di rendere New York un modello di uguaglianza e giustizia sociale.

Ma la sua strada è tutt’altro che in discesa. Il potere del sindaco di New York, infatti, è limitato: molte delle sue proposte devono passare per l’approvazione della governatrice Kathy Hochul e dai legislatori statali. E al momento, nessuno dei due sembra particolarmente incline a seguirlo su una linea così radicale.

A complicare ulteriormente le cose, c’è la politica nazionale. Donald Trump ha già minacciato di trattenere miliardi di fondi federali in caso di vittoria di Mamdani. Non esattamente il benvenuto che un neo-sindaco spererebbe di ricevere.

Cosa promette Mamdani?

Durante la campagna elettorale, Mamdani ha proposto un pacchetto di misure che, se realizzate, cambierebbero radicalmente la vita dei newyorkesi:

  • 🧒 Asili nido universali e gratuiti per tutti i bambini della città

  • 🏠 Un piano casa da $70 miliardi in bond pubblici per costruire nuove abitazioni popolari

  • 🚌 Autobus gratuiti per tutti

  • 🏘️ Congelamento degli affitti nelle case con affitto calmierato

  • 🛒 5 supermercati comunali con prezzi calmierati

Promesse che suonano benissimo per i cittadini di una delle città più care al mondo, dove il costo medio annuale di un asilo nido è schizzato a $26.000 per bambino (+43% dal 2019).

E quanto costerebbero queste proposte?

Le stime fanno girare la testa:

  • Asili gratuiti: tra $2,5 e $9,5 miliardi all'anno (le stime variano enormemente).

  • Autobus gratis: circa $700 milioni di mancati introiti, che potrebbero salire a $1 miliardo nei prossimi anni

  • Piano casa da $70 miliardi: supererebbe di decine di miliardi l'attuale limite di debito della città

  • Congelamento affitti: costo diretto nullo per le casse pubbliche, ma potrebbe costare fino a $3 miliardi all'anno in sussidi ai proprietari

  • 5 supermercati comunali: $60 milioni all'anno

In totale? Parliamo di oltre $10 miliardi di spese aggiuntive annuali, senza contare il mega-piano per le case.

Ma chi dovrebbe pagare il conto?

Mamdani ha le idee chiare: i ricchi e le aziende. Il suo piano prevede:

  • 💰 Tassa sui milionari: aliquote più alte per chi guadagna oltre $1 milione (porterebbe il totale delle tasse cittadine e statali al livello più alto del paese) → entrate stimate: tra $2,7 e $3,7 miliardi l’anno

  • 🏢 Aumento tasse aziendali: dall'attuale 7,25% all'11,5% (che si aggiungerebbe all'8,85% già pagato a livello cittadino) → gettito potenziale: da $7,5 a quasi $12 miliardi all’anno

Il problema? Anche in questo caso serve l’ok della governatrice e del Parlamento dello stato di NY, che finora hanno mostrato poco entusiasmo verso un piano che rischia di spingere molte aziende e contribuenti ad alto reddito a trasferirsi altrove.

E c’è un problema ancora più grande…

New York City sta già affrontando un deficit di bilancio di miliardi di dollari. A questo si aggiungono i tagli federali approvati quest'estate, che scaricano sui governi locali i costi di programmi come Medicaid.

Come se non bastasse, la Metropolitan Transportation Authority (MTA) ha già un buco di $3 miliardi nel suo bilancio. Rendere gli autobus gratuiti peggiorerebbe ulteriormente la situazione.

Anche il congelamento degli affitti potrebbe ritorcersi contro: i proprietari di edifici con affitti calmierati potrebbero non riuscire più a mantenere gli appartamenti, creando una crisi abitativa ancora peggiore.

Insomma…

Mamdani ha vinto promettendo una New York più giusta e accessibile, ma la matematica non sembra dalla sua parte. Senza l'appoggio dello stato, molte delle sue proposte resteranno sulla carta. E anche con tutti i via libera necessari, i costi potrebbero essere insostenibili per una città già in difficoltà finanziarie.

La domanda non è se New York abbia bisogno di questi cambiamenti (probabilmente sì) ma se possa permetterseli.

Secondo te, Mamdani riuscirà a realizzare le sue promesse?

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EUROPA

🔄 L'Europa si è capovolta: ora sono i Paesi del Nord in difficoltà

Per anni l’Europa è stata raccontata come un continente spaccato in due: i Paesi del Nord, virtuosi e disciplinati, e quelli del Sud, accusati di essere spendaccioni e poco affidabili. Germania, Regno Unito e Francia da una parte, Italia, Spagna e Grecia e dall’altra.

Ma quindici anni dopo la crisi del debito, la situazione si è ribaltata: oggi i problemi economici si concentrano nel cuore dell’Europa, mentre il Sud , un tempo “malato”, mostra conti pubblici più solidi e una crescita sorprendente.

I numeri che raccontano il ribaltamento

Le tre principali economie europee, Francia, Regno Unito e Germania, stanno affrontando un mix di crescita debole, deficit elevati e governi in crisi

  • 🇫🇷 La Francia è in piena emergenza fiscale e politica. Il deficit ha toccato il 5,8% del PIL, più del doppio rispetto al periodo pre-pandemia. Dopo mesi di proteste e tre governi caduti, i tassi sui titoli di stato franceesi hanno superato quelli italiani, e S&P che ha declassato il rating del Paese

  • 🇬🇧 Il Regno Unito, tra post-Brexit, inflazione e deficit superiore al 4%, prepara un bilancio basato su aumenti delle tasse, non su tagli alla spesa. L’obiettivo di ridurre il debito entro la fine del decennio appare sempre più lontano

  • 🇩🇪 In Germania, l’economia è ferma da due anni. Berlino prevede di investire fino a €1.000 miliardi in infrastrutture e difesa, superando così il limite del 3% di deficit imposto dall’UE

Insomma il modello economico basato su commercio e industria proprio di questi paesi è stato colpito duramente dai dazi americani, dalla concorrenza cinese e dalla fine dell'energia russa a basso costo. E l’intero motore manifatturiero europeo si è inceppato.

E mentre il Nord arranca, i Paesi del Sud stanno vivendo un momento di riscatto

Dopo anni di austerità e riforme imposte, oggi mostrano bilanci più solidi e una crescita sostenuta:

  • 🇪🇸 Spagna: crescita del +2,9% nel 2025, una delle più alte tra i Paesi sviluppati

  • 🇬🇷 Grecia: crescita +2%, più del doppio rispetto a Francia e Regno Unito

  • 🇮🇹 Italia: +0,5% e deficit previsto intorno il 3%, elogiata dal Fondo Monetario Internazionale per la “notevole performance di bilancio”

Ma com’è possibile che i Paesi che 15 anni fa rischiavano l’insolvenza oggi siano più virtuosi?

  1. I programmi di austerità adottati dopo la crisi del 2010 hanno lasciato cicatrici profonde, ma hanno oggi reso questi Paesi più resilienti. Le riforme introdotte in quegli anni hanno trasformato in modo strutturale molti aspetti della gestione pubblica e del mercato del lavoro:

    1. 📈 Innalzamento dell'età pensionabile ha contribuito a rendere più sostenibili i conti previdenziali

    2. ✂️ Semplificazione della burocrazia ha migliorato l’efficienza amministrativa e attratto nuovi investimenti

    3. 🏭 Privatizzazioni e revisione delle leggi sul lavoro hanno favorito la competitività e la crescita dell’occupazione

  2. Il turismo post-pandemia è esploso e ha rilanciato i servizi e le economie locali

  3. I fondi europei hanno accelerato la modernizzazione: centinaia di miliardi in sovvenzioni e prestiti dall'UE hanno finanziato cavi sottomarini in Italia, aggiornamenti della rete elettrica in Grecia e internet ad alta velocità in Spagna

Una nuova Europa, ribaltata

Cero, la crisi del 2010 ha lasciato cicatrici profonde: l’economia greca resta ancora un quinto più piccola rispetto a quella pre-crisi, e molti Paesi del Sud pagano tuttora il prezzo sociale di quegli anni. Ma da quelle ferite è nata una nuova consapevolezza: la disciplina fiscale e la capacità di adattarsi non sono più un privilegio del Nord.

L’Europa di oggi appare così ribaltata. I Paesi del Sud, costretti a cambiare per sopravvivere, si sono riformati e rafforzati. Quelli del Nord, che per troppo tempo hanno vissuto nella comfort zone di un modello economico vincente, ora devono affrontare la loro crisi di identità.

A volte serve toccare il fondo per ritrovare la spinta a cambiare. Il Sud Europa lo ha imparato a caro prezzo. La domanda è se anche il Nord saprà fare lo stesso, prima che la prossima crisi lo costringa a impararlo nello stesso modo.

Secondo te, quale area europea avrà le migliori performance economiche nei prossimi 5 anni?

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