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🇮🇹 Ma perché il Made in Italy non esiste più?

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa prevede il menù di oggi:
🇮🇹 Ma perché il Made in Italy non esiste più?
🛥️ L’Italia è un’eccellenza nel settore delle… barche!
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ITALIA
🇮🇹 Ma perché il Made in Italy non esiste più?

"Ormai non c'è più niente di italiano".
Questa frase, che sentiamo spesso, nasconde una verità sempre più evidente. Basti pensare a:
🫖 Bialetti, simbolo italiano della Moka, è appena stata venduta ad un gruppo cinese
🏎️ Lamborghini e Ducati, orgogli italiani della Motor Valley, sono ormai da tempo parte del gruppo tedesco Volkswagen
👜 Gucci, Bulgari e Fendi, sinonimi di Italia in tutto il mondo, sono in mano francese
👗 Valentino è di proprietà qatariota
🍫 I cioccolati Pernigotti sono in mano turca con Toksöz
🏗️ Italcementi è in mano ad Heidelberg, azienda tedesca
🍰 Buitoni ormai è svizzera
Ma come è possibile che queste aziende, pezzi di storia del Made in Italy, di italiano oggi abbiano quasi solo il nome?
Il termine “Made in Italy“ nasce durante il miracolo economico italiano degli anni ‘50 e ‘60
In quegli anni nascono e si consolidano i grandi gruppi industriali italiani:
🚗 La FIAT degli Agnelli
🖨️ L'Olivetti con le sue rivoluzionarie macchine da scrivere
🛵 La Piaggio con la Vespa
🍫 La Ferrero con la Nutella
🍝 La Barilla e la sua pasta
👓 La Luxottica di Del Vecchio
In questo periodo il Made in Italy diventa sinonimo di qualità, stile e innovazione in tutto il mondo.
Ma si sa, le cose belle durano poco..
E negli anni ‘80, con il rallentamento economico e la globalizzazione, cominciano a emergere i primi segnali di un'Italia poco pronta ad affrontare i cambiamenti.
E di fatto, negli ultimi decenni, molte delle aziende che avevano fatto grande il Made in Italy sono passate a mani che di italiano hanno ben poco.
Ma perché vendiamo all’estero?
Tre sono le ragioni principali:
Il problema dei capitali
Il primo grande problema è legato al mercato dei capitali. Per un'azienda italiana che vuole espandersi all'estero servono soldi, e uno dei modi per raccoglierli è quotarsi in Borsa.
Ma in Italia il mercato borsistico è cronicamente sottosviluppato:
🇮🇹 Italia: la Borsa vale solo il 39% del PIL
🇫🇷 Francia: la Borsa vale il 106% del PIL
🇩🇪 Germania: la Borsa vale il 56% del PIL

Le alternative sono i fondi di Private Equity (anch'essi sottosviluppati in Italia) o il sistema bancario, che però offre debiti da restituire e non sempre riesce a sostenere le necessità di capitale.
In altri Paesi, il mercato dei capitali funziona meglio, permettendo la nascita di colossi capaci di acquisire aziende all'estero.
Il problema generazionale
L'Italia è un paese di imprese familiari, e questo spesso diventa un problema al momento del passaggio generazionale:
👨👦 Solo il 30% delle aziende familiari sopravvive al passaggio dalla prima alla seconda generazione
👨👦👦 Appena il 13% arriva alla terza generazione

Questi passaggi generazionali sono spesso i momenti in cui le aziende vengono vendute.
Il contesto italiano
A tutto questo si aggiunge la tassazione alta, la burocrazia e la mancanza di una politica industriale di lungo periodo, con i governi che utilizzano raramente strumenti come il golden power per bloccare la vendita di aziende strategiche.
Non sempre vendere è un male
La vendita non significa necessariamente che le fabbriche vengano chiuse.Anzi, qualche volta la vendita a gruppi esteri può fare molto bene all'azienda:
🏍️ Ducati: sotto Volkswagen è cresciuta modernizzando impianti e prodotti, mantenendo lo stabilimento di Borgo Panigale a Bologna
🏎️ Lamborghini: con Audi è passata da 300 a oltre 10.000 auto vendute all'anno, mantenendo la produzione a Sant'Agata Bolognese
🧀 Galbani: con Lactalis ha mantenuto gli stabilimenti in Italia ed è riuscita ad espandersi all'estero
Ma ci sono anche esempi negativi:
🍫 Pernigotti: con i turchi di Toksöz, ha rischiato la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure
🧺 Indesit: con Whirlpool, ha visto un ridimensionamento della presenza produttiva in Italia
Cosa si perde quando si vende?
Quando un'azienda passa in mani straniere, il suo destino dipende da decisioni prese altrove. Il centro decisionale non è più in Italia, con tutte le conseguenze del caso:
💰 I profitti fluiscono verso le case madri straniere
🧠 I talenti alimentano ecosistemi tecnologici esteri
🔍 Le decisioni strategiche vengono prese lontano dall'Italia
Fortunatamente, abbiamo ancora eccellenze italiane che resistono
Ferrero, Barilla, Lavazza, EssilorLuxottica, Campari, Prada, Technogym, Menarini e tante altre.
Questi esempi dimostrano che è possibile crescere mantenendo radici italiane. L'Italia deve creare le condizioni perché nascano e crescano aziende capaci di diventare protagoniste globali e non solo prede ambite.
Se vuoi approfondire il tema del Made in Italy devi assolutamente guardare il nostro ultimo video su YouTube. 👇️
ECCELLENZE ITALIANE
🛥️ L’Italia è un’eccellenza nel settore delle… barche!

Non ne parliamo mai abbastanza, ma la cantieristica navale rappresenta una delle eccellenze industriali italiane nel mondo.
Si tratta di una filiera strategica ad alto impatto economico che include attività che vanno dalla costruzione, manutenzione e riparazione di diverse tipologie di imbarcazioni (grandi e piccole) fino alla loro trasformazione e riciclo.
In questo panorama, l'Italia si distingue come leader globale, soprattutto nella costruzione di navi da crociera e yacht di lusso.
Ma quanto vale questo settore per la nostra economia?
Nel suo complesso, la filiera estesa in Italia genera circa €14,5 miliardi di valore aggiunto (pari all'1% del PIL nazionale).
Insomma, parliamo di un industria che ha una struttura produttiva solida, con:
👥 Oltre 14 mila imprese attive nel settore
👷♂️ Circa 180 mila addetti impiegati
💰 Un moltiplicatore economico significativo: ogni milione di euro investito nella costruzione di una nave attiva circa 2,7 milioni in valore complessivo
Su quali pilastri si regge questa eccellenza?
Il successo della cantieristica navale italiana si basa su quattro punti chiave:
1️⃣ Alta qualità degli operai specializzati
2️⃣ Rete di cantieri flessibile e moderna
3️⃣ Collaborazione efficace tra grandi aziende (come Ferretti Group, Azimut-Benetti e Sanlorenzo) e piccole imprese qualificate
4️⃣ Forte vocazione all'export
E a proposito di export…
Con un valore totale di €4,3 miliardi nel 2024, l'Italia si conferma ai vertici dell’export della cantieristica navale mondiale, superando paesi come Paesi Bassi, USA, Germania e Francia.

Ma il fiore all’occhiello dell’Italia sono le navi da crociera
L’Italia è leader globale nella costruzione di navi da crociera, detenendo circa il 36% della produzione mondiale delle navi da crociera.
Questa posizione privilegiata è ulteriormente rafforzata dalle prospettive positive del mercato
📈 Stima del fatturato del settore per il 2025: oltre €40 miliardi
🚀 Crescita media annua del 5%
E il futuro sembra promettente: il 56% delle nuove navi ordinate tra il 2025 e il 2035 sarà costruito in Italia.
Una bella notizia per il nostro Paese, anche se il settore dovrà affrontare alcune difficoltà nei prossimi anni.
Quali sfide attendono il settore?
La cantieristica navale sta vivendo una profonda trasformazione guidata da tre tendenze principali:
🌱 Sostenibilità: nuove normative per lo smantellamento sicuro delle navi e riduzione delle emissioni.
💡 Innovazione: il 55% delle nuove costruzioni sarà alimentato a gas naturale liquefatto (LNG), con investimenti in tecnologie alternative (idrogeno, ammoniaca).
🔍 Evoluzione della domanda: cresce il segmento del lusso esperienziale (+5% annuo) con richiesta di soluzioni personalizzate
Insomma, guardando al futuro, il futuro della cantieristica italiana dipenderà dalla capacità di mantenere la leadership industriale rispondendo alle sfide ambientali e abbracciando l'innovazione tecnologica.
Quale sarà la sfida più importante per il futuro della cantieristica navale italiana? |

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