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🤝🏻 L’Italia aiuterà l’Africa a crescere?
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
🤝🏻 L’Italia aiuterà l’Africa a crescere?
🇮🇹 Più autonomia alle regioni: e ora?
Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. Tema spesso divisivo quello dello delle privatizzazioni: la maggior parte di voi (il 63%) si è espressa contraria al processo avviato dall’Italia negli anni ‘90.
AFFARI ESTERI
🤝🏻 L’Italia aiuterà l’Africa a crescere?
Giorgia Meloni con il Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki. Credits: Il Post
È probabile che nel corso dell’ultimo anno e mezzo abbiate sentito parlare di “Piano Mattei”.
Un pacchetto di investimenti che il Governo si impegna ad effettuare nel Continente Africano, con l’obiettivo di instaurare un rapporto di lungo periodo che sia conveniente per entrambe le parti.
Secondo alcuni, il Governo sarebbe pronto ad investire in Africa anche per avere un effetto contenimento sui flussi migratori.
Ma andiamo con ordine:
Innanzitutto, chi era Mattei? E perché il Piano prende proprio il suo nome? 🤔
Nel 1945, Enrico Mattei venne incaricato di liquidare l’Agip, una compagnia petrolifera pubblica italiana, ma disobbedendo alle direttive del Governo la riorganizzò, fondando così l’ENI.
Alla guida del gruppo portò avanti una politica energetica lungimirante, che rese l’ENI il gigante degli idrocarburi che oggi conosciamo.
Al timone dell’ENI, Mattei ribaltò per la prima volta gli schemi contrattuali portati avanti dalle cosiddette “sette sorelle” (le sette compagnie petrolifere più potenti del tempo), con le quali queste si assicuravano il 90% dei profitti lasciando ai Paesi produttori (e cioè quelli in cui il petrolio veniva effettivamente estratto) solamente il restante 10%.
Mattei stravolse completamente il mercato, proponendo di lasciare agli Stati produttori il 75% dei profitti.
Alla base dei suoi piani industriali c’era il principio per cui i Paesi africani dotati dei grandi giacimenti petroliferi avrebbero dovuto guadagnare dalla cooperazione, e non venirne solamente sfruttati.
Il nome dato al Piano fa quindi riferimento a questo approccio “non predatorio”, ma di collaborazione paritaria.
Che cosa c’è dentro al Piano? E quanto vale?
In breve, il piano Mattei è un accordo economico, sociale e politico che guarda agli Stati africani e a un loro sviluppo di lungo termine.
La manovra prevede una dotazione di €5,5 miliardi, di cui €3 miliardi stornati dal Fondo per il clima e gli altri €2,5 miliardi da quello per la Cooperazione allo sviluppo. Ma l’intenzione è quella di ampliare le risorse attraverso la ricerca di nuovi partner: istituzioni finanziarie internazionali, banche multilaterali di sviluppo, l’Unione europea e altri Stati donatori.
Ma dove e in che modo agirà il Piano Mattei?
Gli “interventi di medio e lungo periodo” previsti riguarderanno principalmente cinque settori:
🎓 Istruzione e formazione: investimenti per migliorare l’istruzione e la formazione
👩⚕️ Sanità: Rafforzare i sistemi sanitari e rendere migliori e più accessibili i servizi primari, con focus sui bambini, le loro mamme e le persone più fragili
🚜 Agricoltura: garantire cibo di qualità a tutti
💧 Acqua
🪫 Energia: il piano vuole trasformare l’Italia nel collegamento energetico tra Africa ed Europa
Alcuni progetti pilota sono già partiti in Stati come:
🇲🇦 Marocco
🇹🇳Tunisia
🇨🇮 Costa d’Avorio
🇩🇿 Algeria
🇲🇿 Mozambico
🇰🇪 Kenia
🇪🇹 Etiopia
Ci sono state però anche delle critiche…
In primis, va sottolineato come buona parte dei progetti citati dalla Premier come esempio siano in atto già da tempo (ad esempio, il centro di formazione sulle energie rinnovabili in Marocco, su cui si lavora dal 2012), e non iniziati GRAZIE al Piano Mattei.
Un intervento abbastanza duro è stato poi mosso dal presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, che rivolgendosi alla premier ha detto di aspettare fatti concreti, aggiungendo che “l’Africa è pronta a discutere, ma avremmo auspicato di essere consultati”.
E poi c’è da considerare una cosa importante. Non siamo di certo gli unici a voler investire nel continente Africano. Ci sono (tra le altre) anche Russia e Cina, con soprattutto quest’ultima che in Africa ci sta investendo già da un bel po’ di tempo.
Per questo Faki ha ricordato come loro (intesi come Continente Africano) non siano “allineati su un blocco unico”, e che niente “verrà imposto dall’alto”.
E poi c’è anche la critica delle opposizioni, secondo cui il Piano sarebbe semplicemente una “scatola vuota”, senza prevedere risorse e progetti completi per gli investimenti.
Tu che ne pensi?
Il Piano Mattei può rappresentare un assist concreto per il rilancio dell'economia africana?Dicci la tua opinione rispondendo a questo sondaggio! |
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ITALIA
🇮🇹 Più autonomia alle regioni: e ora?
Il 24 gennaio è stato approvato dal Senato il DDL Calderoli sull’autonomia differenziata delle regioni.
Se confermata dalla Camera, questa proposta permetterà alle regioni di trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio e di gestire le finanze in modo più autonomo per organizzare i servizi locali.
Ma di cosa si tratta? E perché ci interessa?
Cosa si intende per autonomia differenziata?
L’autonomia differenziata è da sempre un cavallo di battaglia della Lega.
E stavolta, dopo l’iter che ha previsto il passaggio per la Commissione Affari Costituzionali e l’Ok dal Senato, si aspetta solo il giudizio della Camera.
Ma cosa prevede?
In poche parole, si fa un richiamo all’articolo 116 della Costituzione, che tratta la possibilità per le Regioni di ottenere forme aggiuntive di autonomia riguardanti materie specifiche quali:
📚 Istruzione
🌏 Rapporti internazionali
😷 Salute
🔋 Energia
…e molte altre, tutte decisamente cruciali e strategiche.
Il DDL Calderoli prevede che le regioni, qualora ne facciano richiesta, possano ottenere maggiore autonomia proprio su queste materie.
Questa autonomia sarà tuttavia subordinata al raggiungimento dei “Livelli Essenziali di Prestazione”, che assicureranno che ogni regione offra ai propri cittadini un livello minimo di assistenza, cioè un'offerta uniforme e standardizzata di servizi essenziali.
Una legge che mette d’accordo tutti?
A livello politico la situazione è chiara. Da una parte, Lega e parte del Governo spingono per l’autonomia differenziata, dall’altra, governatori delle regioni del Mezzogiorno e sindaci sono preoccupati per il rischio di un’ulteriore aumento del divario tra nord e sud.
Ma quali sono le ragioni di chi è a favore?
✅ Allocazione delle risorse più efficiente: in quanto le amministrazioni locali hanno più conoscenza dei bisogni del territorio e si pensa che più stretto è il rapporto tra chi spende e i beneficiari, più la spesa è efficace e meno sono gli sprechi
💰 Superamento del “criterio della spesa storica” e passaggio a quello della “spesa standard”: se lo Stato finora pagava i servizi forniti alle regioni basandosi su quanto era stato speso negli anni precedenti (così chi spendeva di più poi riceveva di più l’anno dopo), d’ora in poi sarà introdotto uno standard nei costi dei servizi che costringerà le regioni ad allocare con più efficienza le risorse
🙌🏻 Maggiore responsabilizzazione: degli esponenti dei governi regionali
.. e quali di chi è contro?
➖ Sottrazione di risorse alla collettività nazionale e violazione del principio di solidarietà economica e sociale tra i territori
❌ Disarticolazione di quei servizi e infrastrutture logistiche che per funzionare correttamente dovrebbero avere una struttura unitaria a livello nazionale (come i trasporti, la distribuzione dell’energia, la sanità o l’istruzione)
🤨 Disuguaglianze nei livelli delle prestazioni che potrebbero accentuarsi, specialmente tra nord e sud
👨⚕️ Difficoltà a distribuire la sanità in modo uniforme
C’è da fare comunque una precisazione:
Ad ogni modo, infatti, anche se il il DDL dovesse essere approvato dal parlamento, la sua adozione non comporterebbe immediatamente il trasferimento delle competenze dallo Stato alle regioni.
Queste dovrebbero infatti seguire le linee guida stabilite e fare richiesta al Parlamento, dando il via ad una fase di trattativa prima di ottenere l’autonomia loro permessa.
🇫🇷 Francia: i trattori degli agricoltori vicino a Parigi (ANSA)
♻️ Decreto energia, ok definitivo. Da rinnovabili a call center (IlSole24Ore)
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🪐 Perseverance potrebbe aver già trovato tracce di vita su Marte (Wired)
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Il 1 febbraio 1978, l’anti-schiavista e veterana della Guerra Civile Harriet Tubman diventa la prima donna afroamericana a comparire su un francobollo statunitense. L'apparizione sui francobolli è emblematica dei progressi compiuti nel riconoscimento del contributo degli afroamericani alla storia americana.
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