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🏛️ Le big tech americane sfidano l'Italia in tribunale

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Il menù di oggi prevede:

  • 🏛️ Le big tech americane sfidano l'Italia in tribunale

  • 🇺🇸 Trump lancia il suo piano per dominare l’AI 

ITALIA

🏛️ Le big tech americane sfidano l'Italia in tribunale

Sembra essere finita l’epoca in cui le grandi piattaforme digitali statunitensi preferivano “patteggiare” con il fisco italiano per evitare lunghe dispute legali.

Questa volta, Meta, LinkedIn e X (ex Twitter) hanno deciso di andare in tribunale per difendersi dalle accuse di evasione IVA mosse dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza.

L’importo totale contestato supera €1,14 miliardi, così suddivisi:

  • 💰 Meta: €887 milioni

  • 💼 LinkedIn: €140 milioni

  • 🐦 X: €12,5 milioni

Perché questa situazione è diversa dalle precedenti?

In passato, quando il fisco italiano accusava le grandi piattaforme digitali di aver pagato troppe poche tasse, queste non reagivano con cause legali. Preferivano chiudere la questione con un accordo economico. In pratica:

  • 🫰 Pagavano una somma concordata con la Procura (senza ammettere colpe)

  • 💶 Dal 2013 a oggi, hanno versato circa €4 miliardi, ma solo per le imposte sui profitti (cioè sulle entrate generate in Italia)

Ora, però, l’approccio del fisco italiano è cambiato…

Secondo l’Agenzia delle Entrate, i servizi come Facebook, LinkedIn o X sembrano gratuiti, ma in realtà non lo sono del tutto.

Gli utenti, accedendo a queste piattaforme, offrono dati personali (come nome, interessi e comportamenti online) in cambio del servizio.

Per il fisco italiano, questo costituisce uno scambio economico reale:

  1. 📱 Gli utenti cedono i propri dati personali

  2. 🎯 Le piattaforme offrono in cambio un servizio digitale

  3. 🔁 Quindi, c’è una transazione di valore, come in un normale scambio commerciale

Di conseguenza, secondo l’Italia, su questo “pagamento in dati” andrebbe applicata l’IVA, proprio come se si trattasse di denaro.

Come hanno reagito le aziende?

Le reazioni dei giganti tech non si sono fatte attendere. Le aziende hanno presentato ricorso presso la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado dopo che è scaduto il termine per rispondere all'avviso di accertamento fiscale emesso dall'Agenzia delle Entrate a marzo.

Meta ha già rilasciato una dichiarazione: "Siamo fortemente in disaccordo con l'idea che l'accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell'IVA".

L’UE si era già espressa in materia

Nel 2018, il Comitato IVA europeo si era detto contrario a tassare lo scambio “dati in cambio di servizi digitali”, perché:

  • 🪪 Gli utenti non sono consapevoli di star pagando coi dati

  • 🛍️ I dati personali non sono beni commerciali,

  • ⚖️ Non c’è un’attività economica vera e propria

Ma il parere del Comitato lasciava uno spiraglio: se esiste un legame diretto tra i dati ceduti e il servizio offerto, allora l’IVA può essere applicata.

Ed è su questo punto che l’Italia sta facendo leva per cambiare la situazione

L’Italia vuole ottenere un nuovo parere europeo, per:

  • 🎯 Ribaltare la linea del 2018

  • 📲 Dimostrare che i dati oggi hanno un valore economico reale

  • 💼 Legittimare la tassazione delle piattaforme che offrono servizi “gratis”

Cosa succederà ora?

Un eventuale processo completo sulla questione prevederebbe tre gradi di giudizio e durerebbe in media 10 anni. I prossimi passi saranno:

  • ⚖️ Il procedimento davanti alla Corte di Giustizia tributaria in Italia

  • 🇪🇺 Arriverà il nuovo parere richiesto al Comitato IVA europeo

Se l'Italia dovesse avere la meglio in questa disputa, l’esito potrebbe avere un impatto profondo sul modo in cui i servizi digitali vengono tassati in Europa. Potrebbe anche spingere altri Paesi europei a seguire l’esempio.

In sostanza, quello che è iniziato come un semplice accertamento fiscale potrebbe trasformarsi in una vera e propria rivoluzione fiscale per il mondo digitale.

Secondo te, chi ha ragione in questa battaglia fiscale?

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STATI UNITI

🇺🇸 Trump lancia il suo piano per dominare l’AI 

In occasione del “Winning the AI Race” a Washington, il 23 luglio scorso, Donald Trump ha presentato il suo AI Action Plan, una strategia ambiziosa per fare degli Stati Uniti il leader globale dell’Intelligenza Artificiale.

Il piano di Trump si articola su tre obiettivi principali: deregolamentare, investire massicciamente e conquistare la leadership globale nell’AI, con un occhio vigile sulla Cina e un forte focus sull'innovazione.

Ma di cosa si tratta esattamente?

La strategia di Trump si basa su 3 pilastri fondamentali:

  • ⏩️ Accelerare l’innovazione tecnologica, senza “regole inutili”

  • 🏭️ Costruire infrastrutture AI: data center, chip, energia

  • 🌎️ Rendere hardware e software americani lo 'standard' globale

Un punto particolarmente discusso riguarda i modelli linguistici acquistati dal governo federale, che secondo il piano dovranno essere “obiettivi e liberi da pregiudizi ideologici imposti dall’alto”.

L’AI è un bambino bellissimo che va fatto crescere, non frenato da regole stupide”, ha detto Trump sul palco.

L’obiettivo di Trump è rimanere davanti alla Cina nella corsa all’AI

La corsa all’intelligenza artificiale è anche (e soprattutto) geopolitica. E la Cina è il concorrente numero uno.

A preoccupare gli Stati Uniti è stato il recente boom della startup cinese DeepSeek, che ha presentato il modello R1: potente, efficiente e molto più economico da addestrare. Un campanello d’allarme per la Silicon Valley.

Come ha sottolineato Brad Smith, vicepresidente di Microsoft, davanti al Senato: "Il vero fattore determinante in questa corsa non è solo quale paese sviluppi la miglior AI, ma quale tecnologia sarà adottata a livello globale.."

In altre parole, non basta avere la tecnologia migliore: serve diffonderla globalmente.

Ma quanto c’è sul piatto?

Per concretizzare questa visione, Trump ha già messo in moto investimenti colossali:

  • 🤑 Progetto Stargate da $500 miliardi con Altman (OpenAI), Son (SoftBank) ed Ellison (Oracle)

  • 🇺🇸 $90 miliardi in Pennsylvania per trasformarla in un hub AI

  • 💻️ Revoca dei limiti all’esportazione di chip AI (Nvidia torna a vendere in Cina)

L’idea è chiara: l’America deve costruire più chip, più server, più modelli e farlo più in fretta di tutti gli altri.

Non mancano le critiche al piano dell’amministrazione Trump

Sindacati, attivisti e ricercatori hanno lanciato un’alternativa chiamata il People’s Action Plan.

Secondo i critici, il progetto Trump privilegia gli interessi delle Big Tech a discapito della sicurezza, trascurando questioni cruciali come:

  • 🧑‍🏭 La perdita di posti di lavoro

  • 🚸 I rischi per l’infanzia e la società

  • 🛑 L’assenza di controlli adeguati sull’uso dell’AI

Una cosa è certa: chi vince la corsa all’AI, vince tutto

La corsa all'AI è una battaglia che deciderà molto del futuro geopolitico ed economico globale. Con la Cina che investe miliardi e con startup come DeepSeek che avanzano velocemente, gli Stati Uniti vogliono guidare questa rivoluzione tecnologica, non semplicemente parteciparvi.

Trump ha rilanciato la sfida e messo in moto il motore americano per dominare l’AI, ma resta da vedere come evolverà questa corsa e quali effetti avrà sulla società e sull'economia globale.

Secondo te, quale dovrebbe essere la priorità principale per lo sviluppo dell'AI negli USA?

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