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🚨 Lavorare non basta più: il paradosso della povertà italiana

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Ecco cosa prevede il menù di oggi:
🚨 Lavorare non basta più: il paradosso della povertà italiana
🏥 Quasi 6 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure nel 2024
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ITALIA
🚨 Lavorare non basta più: il paradosso della povertà italiana

Un tempo bastava avere un lavoro per vivere dignitosamente. Oggi, non più.
Il Rapporto annuale 2025 dell’Istat ci consegna una fotografia allarmante del nostro Paese: in Italia, 1 lavoratore su 5 è a rischio povertà.
Significa che avere un'occupazione non garantisce più sicurezza economica, un paradosso che racconta molto di come sia cambiato il mercato del lavoro nel nostro Paese.
Ma qual è la situazione attuale?
Nel 2024, il 23,1% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale. In numeri assoluti, parliamo di oltre 13 milioni di persone.
Però, c'è una buona notizia: l'Italia è uno dei pochi Paesi europei che negli ultimi anni ha migliorato la situazione dal 2015 ad oggi.
Al contrario, Francia e Germania stanno peggiorando:
🇫🇷 Francia: dal 18,4% al 20,5%
🇩🇪 Germania: dal 20% al 21,1%
Nonostante questo progresso, però, restiamo sopra la media UE (21%).

E soprattutto, rimane irrisolto il nodo centrale: il lavoro non è più sinonimo di sicurezza economica
Nel 2023, il 21% dei lavoratori italiani è considerato a rischio di "lavoro a basso reddito", una condizione che colpisce in modo sproporzionato alcune categorie:
👩💼 Le donne sono le più penalizzate, con il 26,6% a rischio contro il 16,8% degli uomini
🧒 I giovani sotto i 35 anni registrano il 29,5% di rischio, quasi il doppio rispetto ai lavoratori tra i 55 e i 64 anni
🌍 I cittadini stranieri sono quelli messi peggio: il 35,2% è a rischio lavoro povero
Insomma, avere un impiego, oggi, non è più garanzia di autonomia, né di dignità.
E se il “lavoro povero” è una forma di precarietà nascosta, la povertà assoluta costituisce una vera e propria emergenza sociale
Nel 2023, circa 5,7 milioni di italiani vivono in povertà assoluta, pari al 9,7% della popolazione.
Vivere in condizione di “povertà assoluta“ significa non avere abbastanza soldi per comprare le cose fondamentali di cui si ha bisogno per vivere.
Ed il dato più drammatico riguarda i più piccoli: 1,3 milioni di minori sono in povertà assoluta.
Le categorie più colpite?
📈 Famiglie con minori
👨👩👧👦 Cittadini stranieri
👫 Giovani adulti
🇮🇹 Residenti nel Mezzogiorno
Uno dei fattori più incisivi nella lotta alla povertà è il livello di istruzione
Secondo i dati Istat:
🎒 la povertà colpisce il 13% delle famiglie con basso livello di istruzione
🎓️ scende al 4,6% tra quelle con almeno un diploma
Eppure, l’Italia è ancora indietro rispetto alla media europea per quanto riguarda il numero di laureati, soprattutto tra i giovani e i cittadini stranieri. Questo limita le possibilità di accesso a impieghi qualificati e ben retribuiti.
Esistono delle soluzioni?
I dati suggeriscono alcune direzioni di intervento che potrebbero fare la differenza:
🧑🏭 Qualità del lavoro: non basta creare occupazione, serve migliorarne la qualità, garantire salari dignitosi e tutele reali, soprattutto per giovani, donne e stranieri
👨👨👦👦 Politiche familiari forti: avere figli in Italia è ancora un rischio economico. Serve un sostegno strutturale, che vada dall’infanzia ai sussidi mirati
🏫 Investimenti in formazione: l’istruzione resta l’arma più potente per spezzare il ciclo della povertà e costruire opportunità
Secondo te, qual è la priorità per combattere la povertà in Italia? |
ITALIA
🏥 Quasi 6 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure nel 2024

Il nuovo Rapport annuale 2025 dell'Istat ci consegna un dato che fa riflettere: nel 2024 quasi il 10% della popolazione italiana ha rinunciato ad almeno una visita o esame specialistico nei 12 mesi precedenti.
Tradotto in numeri assoluti, stiamo parlando di circa 5,8 milioni di persone che lo scorso anno hanno deciso di non curarsi.
Ma quindi… quanto è grave il problema?
In realtà, parecchio.
L'ISTAT non usa mezzi termini: «Dopo la pandemia da COVID-19, si rileva un generale peggioramento dell'accesso alle prestazioni sanitarie. Il fenomeno della rinuncia è aumentato nel tempo, e coinvolge oggi l'intero territorio del Paese».
E i numeri lo confermano chiaramente:
📈 2024: 9,9% della popolazione ha rinunciato alle cure
📊 2023: 7,5%
🦠 2021 (picco pandemico): 11,1%
📉 2019 (pre-pandemia): 6,3%
Insomma, rispetto al periodo pre-Covid siamo peggiorati di 3,6 punti percentuali, e anche rispetto al 2023 la situazione si è aggravata.

Ma perché gli italiani rinunciano alle cure?
I motivi principali sono due, e probabilmente non vi sorprenderanno:
🕐 Liste d'attesa troppo lunghe
💸 Costi troppo elevati
Il dato più preoccupante riguarda proprio le liste d'attesa: rispetto al 2019, la quota di chi rinuncia per questo motivo è aumentata di ben 4%.
E c'è un altro dato che testimonia le difficoltà del sistema sanitario pubblico: nel 2024 è aumentata la quota di persone che si sono rivolte al privato sostenendo di tasca propria l'intero costo dell'ultima prestazione specialistica. Si parla del 23,9% contro il 19,9% del 2023 (+4% in un solo anno).
Non tutti rinunciano allo stesso modo…
Come spesso accade quando si analizzano i dati italiani, emergono differenze significative tra diverse categorie di popolazione.
Partiamo dal genere:
👩 Donne: 11,4% rinuncia alle cure
👨 Uomini: 8,3%
E l'età che registra la quota più alta di rinunce è quella tra i 45 e i 54 anni, con il 13,4% della popolazione. Tra le donne di questa fascia d'età, il dato arriva addirittura al 15,6%.
E dal punto di vista territoriale?
Qui arriva una sorpresa: nel 2024 le differenze territoriali si sono ridotte parecchio rispetto al passato.
🏔️ Nord: 9,2% ha rinunciato alle cure
🏛️ Centro: 10,7%
🏖️ Mezzogiorno: 10,3%
Restano però differenze nei motivi della rinuncia:
📜 Nel Centro e Nord il problema principale sono le liste d'attesa
💶 Nel Mezzogiorno pesano in egual misura i motivi economici e quelli legati all'offerta (6,3% ciascuno)
Insomma, la sanità ha un problema…
I dati ISTAT fotografano una situazione che coinvolge ormai «tutti i gruppi di popolazione, anche quelli che prima del 2020 si trovavano in una posizione di relativo vantaggio (residenti nel Nord e persone con un elevato titolo di studio)».
Quasi 6 milioni di italiani che nel 2024 hanno rinunciato a curarsi non sono solo un numero, ma il segnale di un sistema sanitario che fatica a garantire l'accesso universale alle cure.
E se è vero che nel 2021, in piena pandemia, si era toccato il picco dell'11,1%, è altrettanto vero che siamo ancora molto lontani dai livelli pre-Covid del 6,3%.
Secondo te, qual è la priorità principale per migliorare la sanità italiana? |

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