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🦀 L’”alieno” che minaccia la pesca italiana
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter per gli appassionati di pesca economia 😂.
Ecco cosa offre il menù di oggi:
🦀 L’”alieno” che minaccia la pesca italiana
💰 Facebook e Instagram a pagamento in Europa?
🦀 L’”alieno” che minaccia la pesca italiana
Può un essere di 15cm, dalle chele possenti ed una fame vorace far tremare l’intera industria ittica italiana?
Ebbene si!
Una nuova specie “aliena”, meglio conosciuta come granchio blu, sta decimando la produzione ittica e creando enormi danni alle attrezzature marine!
Ma prima, chi è il granchio blu?
Trattasi di una specie originaria dell’atlantico, che si è diffusa a macchia d’olio in tutta Italia in pochissimo tempo (anche grazie al fatto che ogni femmina è in grado di produrre ben 2 milioni di uova).
Onnivori, questi granchi mangiano praticamente di tutto, dalle specie vegetali a quelle animali, ma il loro piatto preferito rimangono i molluschi, come vongole e cozze.
Il problema?
Il granchio blu si ciba ad una velocità tale da devastare coltivazioni ittiche e interi banchi di pesce, per non parlare dei danni alle attrezzature che i pescatori utilizzano per lavorare.
Una bella batosta per la sopravvivenza della pesca italiana, che già nell’ultimo trentennio ha visto la scomparsa del 33% delle imprese e di ben 18.000 posti di lavoro, con la flotta complessiva ridotta ad appena 12mila unità.
Ma come è arrivato fin qui?
A detta di Gian Marco Luna, direttore dell’ Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del CNR, la bestia sarebbe stata inavvertitamente trasportata delle navi mercantili che, nel momento in cui imbarcano acqua come zavorra, avrebbero accidentalmente inghiottito alcuni esemplari per poi rilasciarli successivamente nel mediterraneo.
Dai pochi esemplari avvistati negli anni quaranta, il cambiamento climatico in atto nell’ultimo periodo ha fatto sì che la specie proliferasse ancora e ancora.
E cosa sta facendo il governo a riguardo?
La situazione è così grave che il governo è sceso in campo con ingenti fondi proprio per affrontare in modo diretto i danni.
Nello specifico, le istituzioni hanno avviato una procedura per l’emissione di ristori destinati a imprese, cooperative e consorzi che hanno subito danni, dal 16 ottobre e per tutta la durata di novembre.
I fondi, pari a €2,9 milioni, saranno erogati esclusivamente dalla Direzione pesca in base alle fatture presentate.
L’Alleanza delle Cooperative italiane della pesca, però, si fortemente lamentata di quest’ultimi, poiché ritenuti “largamente insufficienti” .
I diretti interessati vorrebbero che il governo dichiarasse lo stato di emergenza per ottenere un più ampio sostegno con mutui agevolati, esenzioni fiscali e canoni.
L’obiettivo finale?
Iniziare la cattura del granchio blu con attrezzi adeguati coperti da rimborsi.
A favore di ciò anche il governatore Luca Zaia, a capo di una delle regioni più colpite:
“Lo stato d’emergenza aiuterebbe i nostri pescatori, visto che il 40% delle vongole a livello nazionale è prodotto dal Veneto, 52mila quintali, e l’80% verrà divorato dal granchio blu. Per ora noi è un dramma, come per l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia, per questo chiedo al governo che dichiari lo stato d’emergenza’”.
Il contenuto di questo secondo articolo è stato scritto da un caro amico che è tornato nuovamente a trovarci: Pietro Michelangeli.
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💰 Facebook e Instagram a pagamento in Europa?
Secondo quanto riferito recentemente dal New York Times, Meta starebbe prendendo in considerazione per l’Europa versioni a pagamento (ma prive di pubblicità) di Facebook e Instagram.
Questa iniziativa sembra nascere in risposta alle varie normative introdotte dalle autorità di regolamentazione dell'Unione Europea negli ultimi anni, come il GDPR e il DSA.
Di che cosa stiamo parlando?
Il General Data Protection Regulation (GDPR) è entrato in vigore nel 2018, mentre il più recente Digital Service Act (DSA) lo farà nel febbraio del 2024.
Questi regolamenti hanno restituito il controllo dei propri dati ai cittadini Europei, indebolendo allo stesso tempo le capacità di Meta di vendere pubblicità mirate agli interessi degli utenti (che si basano proprio sull’utilizzo di quei dati per offrire inserzioni targhettizzate in modo specifico).
Ciò che si sta pensando di fare negli Hq di Meta, quindi, è offrire una versione delle app a pagamento e senza inserzioni, in modo tale da ridurre le preoccupazioni sulla privacy e altri controlli da parte delle autorità di regolamentazione.
Siamo quindi di fronte alla fine di Instagram e Facebook gratuiti?
In realtà no, dato che la società continuerà in ogni caso a offrire versioni gratuite di Facebook e Instagram caratterizzate dalla presenza degli annunci pubblicitari (come abbiamo imparato a conoscere bene, oramai)
Non è tuttavia ancora chiaro il costo dell’abbonamento e le tempistiche con le quali questo grande cambiamento verrà effettivamente essere introdotto.
Perché sì, stiamo parlando di un grande cambiamento!
Per quasi 20 anni, il core business di Meta è stato incentrato sull'offerta gratuita dei propri servizi e sulla vendita di pubblicità mirate alle aziende che desiderassero raggiungere un determinato pubblico.
E, nonostante il detto dica:
“Se non stai pagando per un prodotto, allora il prodotto sei TU”, Meta guadagna solamente $6 dollari ad utente dal pubblico europeo, contro i $18 mensili in US e Canada.
Insomma, se Meta si troverà costretta a sperimentare questo nuovo modello di business, l'Europa può essere un buon mercato per farlo, anche tenendo in considerazione la dimensione del bacino di utenti e il tasso di crescita oramai basso.
Certo, un grande ostacolo sarà convincere gli utenti, abituati a usufruire della piattaforma da anni in maniera gratuita, a dover pagare ogni mese (ma, come detto, rimarrà sempre l’opzione gratis).
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