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👨🏻💻 L’AI può risolvere i problemi della burocrazia?
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
👨🏻💻 L’AI può risolvere i problemi della burocrazia?
📈 In Italia abbiamo un problema di educazione finanziaria…
IMPATTI DELL’AI
👨🏻💻 L’AI può risolvere i problemi della burocrazia?
L’AI cambierà completamente il lavoro di tutti noi… e anche quello di circa 2 milioni di dipendenti pubblici.
Nel suo report “L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego”, la FPA ci ha avvertito riguardo all'impatto che l'AI potrebbe avere sul settore pubblico nei prossimi mesi.
La trasformazione potrebbe essere così radicale da rivoluzionare il modo in cui concepiamo il lavoro nel settore pubblico, e potrebbe rendere necessaria una riorganizzazione dei ruoli e delle mansioni tra i dipendenti.
Ma quante persone saranno impattate dall’AI?
Il settore pubblico conta complessivamente 3,2 milioni di dipendenti. Di questi:
Il 57% è fortemente esposto all'AI (1,85 milioni persone). Tra le professioni ad alta interazione con l’AI troviamo personale dirigente, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri e professionisti sanitari
Il 28% è moderatamente esposto. In questa categoria ci sono dipendenti che lavorano nelle istituzioni scolastiche, guardie forestali e odontoiatri,
Il 15% è esposto in misura minima. Qui rientrano, ad esempio, poliziotti, carabineri e militari
Nonostante ciò, gran parte dei dipendenti pubblici però può tirare un sospiro di sollievo.
Ma per quale motivo?
Esposto all’AI ≠ sostituito dall’AI
I termini ‘impattato’ e ‘esposto’ non sono da leggere in chiave negativa. Infatti, tra quei 1,85 milioni di dipendenti:
🔄 Solo il 12% rischia di essere sostituito dalla tecnologia (stiamo parlando comunque di 200.000 persone), soprattutto se svolge lavori meno specializzati e ripetitivi
📈 Mentre l’80% può migliorare le proprie prestazioni grazie all’AI: con la giusta formazione e un ambiente che supporta l'uso di queste tecnologie, la maggior parte delle persone può trarre vantaggio dall'AI piuttosto che venirne sostituito
🤔 E l’8% si trova in una zona di ambiguità, sia con sinergie che con rischi di sostituzione potenziali e non prevedibili
Quindi se la professione svolta è ad alto specializzazione, l’AI sarà un aiuto al lavoro, e non una minaccia. Al contrario, le professioni meno specializzate e più routinarie sono quelle maggiormente vulnerabili alla sostituzione.
Ma facciamo un passo indietro.
Come è cambiato il settore pubblico negli ultimi 15 anni?
Nel tempo, il settore pubblico ha subito delle grandi trasformazioni.
Negli ultimi anni, ci sono state 3 ondate di cambiamenti principali, i cui effetti hanno plasmato l’aspetto della PA come la conosciamo oggi.
🫰 Disinvestimenti e indebolimento (1° ondata): dalla crisi del 2008 in poi, sempre più risorse sono state sottratte al settore pubblico, causandone un progressivo indebolimento
🌐 Digitalizzazione (2° ondata): la pandemia e il lockdown hanno reso necessaria l’introduzione della digitalizzazione nel pubblico (finalmente!)
🤵♂️ Crescita della domanda di servizi pubblici di consulenza (3° ondata): tra il 2020 e il 2023, la disponibilità di risorse del PNRR ha causato un aumento del 30,5% nella domanda pubblica di servizi di consulenza
E la 4° ondata sarà quella dell’impatto dell’intelligenza artificiale, che risponde alla duplice necessità di governare e snellire i processi.
Detto ciò, la speranza è che l’AI venga vista da chi ci governa come un’opportunità, come qualcosa in grado di velocizzare e snellire le procedure pubbliche che oggi bloccano il nostro paese, e non come una minaccia da combattere.
Nel primo caso, l’impatto (positivo) sulla riduzione della burocrazia potrebbe essere enorme. Nel secondo caso, potremmo aggiungere l’AI al treno delle opportunità perse dal nostro Paese…
Saresti favorevole all'introduzione dell'AI nel settore pubblico?Dicci la tua opinione rispondendo al sondaggio qui sotto! |
È uscita la nuova puntata di Direct: il podcast che in 15 minuti ti aggiorna sulle notizie economiche e di attualità che non puoi perderti. In questa puntata parliamo di:
❌ Italia bocciata dal Fondo Monetario Internazionale per la sua economia?
🇺🇸 Biden aumenta i dazi per le auto elettriche cinesi dal 25% al 102,5%
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EDUCAZIONE FINANZIARIA (CON XTB)
📈 In Italia abbiamo un problema di educazione finanziaria…
Secondo l’ultimo rapporto OCSE, l’Italia ha un livello bassissimo di educazione finanziaria.
Tra i 39 paesi analizzati nel rapporto, infatti, ci posizioniamo solamente quart’ultimi, con soli 53 punti su 100…
Per fare un confronto con i nostri vicini europei, questi sono messi decisamente meglio:
🇩🇪 Germania: 74 punti
🇪🇸 Spagna: 64 punti
🇫🇷 Francia: 62 punti
🏳️ Media OCSE: 63 punti
Ma come mai siamo così indietro rispetto agli altri paesi?
Uno dei principali motivi è legato al fatto che, in Italia, l’educazione finanziaria non viene insegnata nelle scuole (come invece avviene in altri paesi).
Tesi che è confermata dai risultati osservabili nell’ultimo report “Edufin Index 2023”, che evidenzia come la fascia tra i 18 e i 24 anni sia effettivamente quella con il minor livello di educazione finanziaria di tutta la popolazione.
L’Edufin Index in Italia per fascia d’età
Ci sono però buone notizie: qualcosa negli ultimi tempi si è fatto, visto che (finalmente) con il Ddl capitali recentemente approvato, l’educazione finanziaria arriverà nelle scuole, a partire dall’anno scolastico 2024/2025.
Certo, si tratta ancora di pochissime ore (da dividere per altro con quelle di educazione civica), ma è comunque un punto di inizio per provare a cambiare la situazione…
E i giovani non sono gli unici ad essere in difficoltà con l’educazione finanziaria
Sempre guardando ai dati dell’Edufin Index 2023, infatti, si osserva una significativa disparità di genere:
🤑 Le donne infatti, oltre ad essere mediamente meno alfabetizzate dal punto di vista finanziario (punteggio di 59 per gli uomini vs 54 per le donne), hanno anche un rischio maggiore di essere in condizioni di fragilità finanziaria rispetto agli uomini (da cui spesso - purtroppo - si trovano a dipendere).
🔎 A questo si aggiunge che, in media, le donne hanno un minor interesse verso i temi finanziari ed assicurativi (il 22% di loro non si informa mai vs 11% di uomini) e in generale una scarsa propensione ad investire (poco più di una donna su tre investe vs il 47% degli uomini).
📈 Ovviamente, molti di questi dati sono intercorrelati e hanno matrice storica, visto che minor indipendenza finanziaria si tramuta in una mancanza di incentivo a volersi informare.
💰️ Tra l’altro, questo divario secondo alcuni studi inizia già da piccoli, con il cosiddetto “paghetta gap”, ovvero quella situazione per la quale al figlio maschio viene data la paghetta, mentre alla figlia femmine si preferisce fare regali (insegnando quindi solo ai primi a “gestire i soldi”).
Ma quindi… come si può aumentare l’alfabetizzazione finanziaria?
Come prima cosa, è importante partire da un assunto di base, ossia che l’educazione finanziaria, quella che serve al 90% delle persone, non è una materia così difficile da capire, come spesso può invece sembrare.
Il problema spesso però è da dove partire a (in)formarsi su questi temi. Ben venga l’insegnamento a scuole, che è fondamentale, a cui però serve aggiungere una parte di (in)formazione individuale.
Un punto di partenza a cui potete dare un’occhiata è la sezione Education del sito di XTB.
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🇵🇸 Spagna, Norvegia e Irlanda riconosceranno lo stato palestinese il 28 maggio (Ansa)
Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter: il 60% di voi utilizza Spotify per ascoltare la musica in streaming, il 16,5% YouTube e l’11,6% Apple Music. Tra le piattaforme preferite ci sono anche Amazon Music, Tidal e Deezer.
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🆕 PVH Corp. cerca un Junior Retail Business Analyst
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Il 23 maggio 1992, una bomba fa saltare in aria l'autostrada A29 mentre transitano le auto del giudice Giovanni Falcone e della sua scorta.
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