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🚀 La nuova corsa alla Luna

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Il menù di oggi prevede:
🚀 La nuova corsa alla Luna: la Cina sta per superare gli Stati Uniti?
📸 Kodak verso il tramonto definitivo?
SPAZIO
🚀 La nuova corsa alla Luna: la Cina sta per superare gli Stati Uniti?

La competizione tra Stati Uniti e Cina non si gioca più solo sulla Terra: la sfida si è spostata tra le stelle.
Dal 1969, gli USA restano l’unica nazione ad aver portato l’uomo sulla Luna. Un primato che sembrava inattaccabile.
Oggi però lo scenario è cambiato: oltre mezzo secolo dopo l’Apollo 11, Pechino accelera per colmare il divario, mentre Washington fatica a rispettare le scadenze del programma Artemis.
La Cina, che ha lanciato la sua prima missione con equipaggio solo nel 2003, punta ora a un obiettivo ambizioso: far camminare i propri astronauti sulla Luna entro il 2030.
E i segnali che arrivano da Pechino sono sempre più concreti
Partita “in ritardo” rispetto agli USA, la Cina ha messo il turbo negli ultimi anni.
E nel 2024 ha mostrato progressi impressionanti:
🛰️ Lander Lanyue → completato con successo il primo test di decollo e discesa nella provincia di Hebei, su una superficie progettata per simulare la gravità lunare
🚀 Razzo Long March-10 → il vettore lungo 54 metri ha superato il primo test statico, accendendo tutti e sette i motori presso lo stabilimento di Wenchang

Long March-10, il razzo più potente mai costruito dalla Cina
🧑🚀 Navicella Mengzhou → a giugno ha superato un test di volo di emergenza, fondamentale per le missioni lunari con equipaggio
📦 Cargo Tianzhou-9 → lanciato verso la stazione spaziale Tiangong, dimostrando la maturità del programma spaziale cinese
Dall’altra parte dell’Oceano, gli Stati Uniti faticano a tenere il passo con Artemis
La NASA punta a riportare astronauti sulla superficie lunare con il programma Artemis entro il 2027. Sulla carta, gli USA dovrebbero essere avvantaggiati: hanno già vinto la prima corsa alla Luna nel 1969.
La realtà però è più complicata:
❌ Ritardi e problemi di budget rallentano il programma
🚀 Starship di SpaceX → ha avuto un record "esplosivo" quest'anno, con diversi test fallimentari (il prossimo tentativo è previsto per il 25 agosto)

La prossima missione Starship è il 10° volo di prova previsto per il 25 agosto 2025
🌙 Lander Blue Origin → la versione Mark 1 non volerà prima di fine anno, mentre il Mark 2 è ancora in sviluppo
Insomma, come spiega il professor Quentin Parker dell'Università di Hong Kong: "Credo che la Cina potrebbe battere la NASA sulla Luna. Il progetto Artemis sta affrontando enormi ritardi, problemi di bilancio e difficoltà di leadership".
E non è solo una questione di prestigio…
Come nella prima corsa allo spazio degli anni '60, non si tratta solo di prestigio nazionale.
Funzionari e analisti americani sono preoccupati perché le ambizioni spaziali cinesi sembrano inevitabilmente legate alla militarizzazione.
Il generale Chance Saltzman, capo delle operazioni spaziali della US Space Force, ha dichiarato che "la Cina sta sviluppando una 'kill web' - una rete di centinaia di satelliti che fornisce aggiornamenti in tempo reale sulle nostre forze armate".
In altre parole, lo spazio sta diventando il nuovo fronte di battaglia geopolitico.
Chi vincerà davvero?
Secondo gli esperti, la partita è più aperta di quanto si possa pensare.
La Cina ha dimostrato una "comprovata capacità di missione nell'ultimo decennio", incluse le missioni Chang'e e Tianwen, mentre gli Stati Uniti stanno affrontando difficoltà tecniche e di coordinamento.
Ma c'è un elemento che va oltre il semplice "chi arriva primo": cosa succederà dopo.
Perché una volta stabilita una presenza permanente sulla Luna, si aprirà una nuova fase della competizione spaziale, con implicazioni che vanno dalla ricerca scientifica fino alla sicurezza nazionale.
E a quel punto, la posta in gioco sarà molto più alta del semplice piantare una bandiera sul suolo lunare...
Chi pensi arriverà per primo sulla Luna in questa nuova corsa spaziale? |
STORIE IMPRENDITORIALI
📸 Kodak verso il tramonto definitivo?

La storica azienda statunitense che ha segnato la storia della fotografia sembra essere arrivata a un punto di non ritorno.
Kodak ha infatti comunicato di non avere le risorse necessarie per far fronte ai debiti in scadenza nei prossimi mesi.
“Questa situazione”, ha dichiarato la società, “solleva dubbi sostanziali sulla capacità dell’azienda di continuare le proprie attività”.
La reazione dei mercati è stata immediata: dopo la diffusione dei risultati semestrali, il titolo ha perso il 25% in Borsa.
Per capire la portata di questa crisi bisogna tornare indietro nel tempo
L’Eastman Kodak Company fu fondata nel 1892, anche se le sue radici risalgono al 1879, quando George Eastman ottenne il primo brevetto per una macchina che rivestiva lastre fotografiche.
Nel 1888, Eastman vendette la prima fotocamera Kodak per $25, con uno slogan che sarebbe diventato leggendario: "Tu premi il pulsante, noi facciamo il resto".

L’idea ebbe un successo clamoroso
Negli anni '70, Kodak dominava il mercato americano con :
📷 90% delle vendite di pellicole
📸 85% delle vendite di fotocamere
Era così radicata nella cultura popolare che Paul Simon le dedicò la hit "Kodachrome" nel 1973, che arrivò in cima alle classifiche.
Ma un errore… cambiò tutto
Paradossalmente, la tecnologia che avrebbe distrutto Kodak nacque proprio nei suoi laboratori.
Nel 1975, l’ingegnere Steve Sasson creò la prima fotocamera digitale della storia.

Steven J. Sasson, inventore della prima fotocamera digitale, mentremette a confronto il suo dispositivo con le fotocamere digitali di oggi
Ma i vertici dell’azienda scelsero di ignorare l’innovazione. Perché?
Temevano che il digitale avrebbe cannibalizzato il loro core business, quello delle pellicole, che garantiva margini enormi;
Erano convinti che i consumatori non avrebbero mai voluto rinunciare alla stampa delle foto: “nessuno vorrà guardare le immagini su uno schermo”, sostenevano.
Questa visione si rivelò disastrosa. Mentre aziende come Canon, Sony e Nikon investirono massicciamente nel digitale, Kodak rimase legata a un modello ormai superato. Quando tentò di recuperare terreno, era troppo tardi: la rivoluzione digitale aveva già cambiato per sempre il mercato fotografico.
Il crollo delle vendite di pellicole, unito agli enormi costi industriali, trascinò l’azienda verso il baratro.
Il risultato?
Il 19 gennaio 2012 fu costretta a dichiarare bancarotta, con:
👥 100.000 creditori
💸 Debiti per $6,75 miliardi
Inoltre, l’azienda chiese la protezione del Chapter 11, una legge fallimentare statunitense che permette a un'azienda in crisi di continuare a operare, a condizione di varare un piano di risanamento a tutela dei creditori.
In quell'occasione, Kodak riuscì a:
💰 Ottenere $950 milioni da Citigroup
📋 Elaborare un piano di riorganizzazione entro i 18 mesi concessi dalla legge
🔄 Rilanciare il business concentrandosi su nicchie specifiche
Sembrava che il peggio fosse passato.
Nel pieno della pandemia, Kodak tornò improvvisamente sotto i riflettori
Nel 2020, l'azienda ebbe un momento di clamoroso ritorno alla ribalta quando il governo americano la scelse per trasformarsi in produttore di ingredienti farmaceutici.
L'effetto sui mercati fu esplosivo: il prezzo delle azioni salì così velocemente da far scattare ben 20 interruzioni di sicurezza durante la sessione di trading.
Ma l’effetto fu solo temporaneo.
E oggi?
Oggi Kodak cerca disperatamente di trovare liquidità per sopravvivere.
La sua strategia include:
❌ Cessare i pagamenti per il piano pensionistico dei dipendenti
🏭 Puntare sulla produzione domestica per evitare l'impatto dei dazi (molti prodotti sono fabbricati negli Stati Uniti)
💊 Espandere il business farmaceutico avviato nel 2020
L'azienda continua a produrre pellicole e sostanze chimiche per le imprese, inclusa l'industria cinematografica, e concede in licenza il suo marchio per vari prodotti di consumo, ma con scarsi risultati.
La parabola di Kodak dimostra come anche i giganti possano crollare se non sanno adattarsi al cambiamento.
L’innovazione, a volte, nasce dentro le stesse aziende. Ma se non viene riconosciuta e sviluppata, rischia di trasformarsi nell’arma della loro distruzione.
Secondo te, Kodak riuscirà a evitare il definitivo tramonto? |

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