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✂️ La BCE sta per tagliare i tassi?
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
✂️ La BCE sta per tagliare i tassi?
🇹🇼 L’industria dei chip è in pericolo?
Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. L’87% circa di voi ritiene che il piano da €600 milioni l’anno per le liste d’attesa non sia sufficiente. L’11% di voi si astiene dal dare giudizi, sperando che questo piano sia l’inizio di un programma di riforme più ampio per la sanità pubblica.
POLITICA MONETARIA
✂️ La BCE sta per tagliare i tassi?
Forse ci stiamo avvicinando al momento tanto atteso: la possibile riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE).
Un paio di anni fa la Banca Centrale Europea aveva deciso di aumentare progressivamente i tassi, passando dallo zero del 2022 al 4,5% alla fine del 2023.
Quella manovra era stata attuata per contrastare l’inflazione galoppante, che aveva raggiunto il picco nel mese di ottobre del 2022, quando i prezzi erano aumentati del 10% su base annua.
Ecco, secondo quanto affermato dalla BCE stessa, oggi i tempi potrebbero essere maturi e la data per un taglio dei tassi si farebbe ora “visibile”.
Ma quali sono le cause all’origine dell’inflazione?
In generale, l’aumento generalizzato dei prezzi (aka la cara inflazione) ha avuto origine da diversi fattori:
📈 Ripresa post-pandemia: la pandemia ha causato interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali, limitando la produzione e la distribuzione di molti beni, ma quando le economie hanno iniziato a riaprire, la domanda di beni e servizi è aumentata e ha spinto i prezzi al rialzo
⚡️ Aumento dei costi energetici: la crescita dei prezzi del petrolio e del gas naturale hanno reso più costosi i carburanti, aumentando i costi per settori come l'agricoltura e i trasporti e influenzando di conseguenza i prezzi dei beni alimentari e non
💶 Politiche monetarie espansive: durante la pandemia la BCE ha mantenuto i tassi di interesse bassi e attuato programmi di stimolo economico che hanno agevolato il credito e alimentato la domanda di beni e servizi
E proprio in questo contesto di prezzi alle stelle, la BCE è dovuta intervenire aumentando progressivamente i tassi di interesse.
Certo, questa manovra ha avuto delle conseguenze…
Cosa è successo quando la BCE ha alzato i tassi?
Fonte: SkyTg24
Da un lato, il rialzo dei tassi di interesse è stato efficace nel frenare l’inflazione, dall’altro ha creato difficoltà economiche a molte persone, soprattutto a chi deteneva mutui a tasso variabile o a chi aveva redditi bassi.
Ora però, finalmente sembra vedersi la fine del “tunnel”.
Cosa farà la BCE con i tassi?
In genere, l’obiettivo della BCE è quello di mantenere l'inflazione attorno al 2%, che è considerato il livello “giusto” per garantire una crescita sana e stabile dei prezzi e dell’economia.
L’inflazione, ad oggi, si può dire finalmente sotto controllo e si trova a poca distanza dai livello target del 2%.
Questo apre la strada ad un possibile taglio dei tassi che avverrà, secondo molti analisti, a partire da giugno, e consisterà nella riduzione di 25 punti base, portando i tassi da 4,50% a 4,25%.
Ma ora tocca a te: facci sapere cosa ne pensi!
Secondo te fa bene la BCE a ridurre i tassi?Facci sapere la tua opinione con un commento! |
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BUSINESS & TECH
🇹🇼 L’industria dei chip è in pericolo?
Mercoledì 3 Aprile, Taiwan si è svegliata con la scossa di terremoto più forte degli ultimi 25 anni.
La costa orientale dell’isola è stata colpita da una scossa di 7,4 gradi di magnitudo, che hanno fatto tremare non solo il territorio circostante ma anche tutta l’economia mondiale.
E questo per un motivo ben preciso…
Il sisma, infatti, ha fatto tremare le numerose fabbriche di Taiwan dove vengono prodotti i microprocessori, costringendo gli operai a fermarsi e ad interrompere la catena di produzione.
Nello specifico, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il principale produttore di semiconduttori al mondo, ha deciso di evacuare le fabbriche e fermare la produzione, e lo stesso è successo ad altri più piccoli ma rilevanti produttori come United Microelectonics (UMC).
Questo ha allarmato e non poco molte aziende tecnologiche come Apple e Nvidia, poiché a Taiwan viene prodotto tra l’80% e il 90% dei chip di fascia alta, necessari per la costruzione di una larga gamma di prodotti tecnologici tra cui smartphone, elettrodomestici e veicoli elettrici.
Credits: Sole24Ore
Per questo motivo, se le fabbriche dovessero essere costrette a fermarsi per lungo tempo e non fossero in grado di coprire la domanda mondiale, i microchip diverrebbero introvabili e i prezzi schizzerebbero verso l’alto.
Fortunatamente non sembrerebbe esserci questo rischio, visto che sia TSMC che UMC, dopo aver fatto i dovuti controlli, sono tornate operative.
Alcune delle strumentazioni che sono state danneggiate hanno compromesso solo in piccola parte la catena di montaggio, ma quelle cruciali per mantenere la produzione in corso non sono state colpite.
Gli effetti di questa calamità naturale potrebbero emergere più avanti?
Anche se gli edifici e le attrezzature sembrano non avere subito danni gravi, potrebbe esserci stato un impatto significativo sulle materie prime usate per produrre i chip.
E questo perché basta letteralmente una piccola vibrazione o un lieve soffio per rompere la precisione quasi maniacale delle clean room (le camere dove vengono assemblati i micro componenti) e compromettere il materiale (che di conseguenza deve essere scartato), causando ritardi e perdite nella produzione.
Di sicuro, il rischio di concentrare la produzione globale di semiconduttori su una singola isola, che oltre ad essere vicina alla convergenza di due placche tettoniche è anche considerata un possibile obiettivo strategico militare, è molto alto.
Sorge spontanea la domanda: non è meglio diversificare?
Qualcosa si sta facendo già in questo senso, ma non è ancora abbastanza.
Per evitare che si ripeta la grave carenza di chip che si è avuta durante il Covid, sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea hanno investito decine di miliardi per rafforzare la propria capacità di produzione e ridurre la dipendenza dalle importazioni.
In più, si sono stretti accordi con le aziende taiwanesi per costruire fabbriche all’estero, ma a quanto pare il processo è più lento del previsto e questo per due ragioni:
⌛️ Serve più tempo: sia per produrre chip che per formare il personale e costruire le infrastrutture
🇹🇼 Taiwan “rema contro”: perché non vuole condividere le tecnologie relative ai microchip più avanzati visto che da questi dipende la sua economia
Insomma, prima che Taiwan perda la sua rilevanza strategica nel mercato dei chip, ne passerà di tempo. Nel mentre però, ogni evento avverso lascia con il fiato sospeso tutta l’industria mondiale.
È uscita la nuova puntata di Direct: il podcast che in 15 minuti ti aggiorna sulle notizie economiche e di attualità che non puoi perderti. In questa puntata parliamo di:
😡 Starlink litiga con TIM - quali sono i motivi e chi ha ragione?
🇹🇼 Il terremoto a Taiwan è un problema per l’economia mondiale - c’è un nuovo rischio di crisi dei microchip?
🤖 La BCE è pronta ad alzare i tassi di interesse - ci si aspetta un +0,25% a giugno
Ascolta ora cliccando qui in basso 👇🏻
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Il 7 aprile 1994, scoppia la violenza in Ruanda e comincia il genocidio di circa 500.000-1 milione di civili tutsi e hutu moderati.
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