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📉 Il sistema pensionistico italiano è al collasso

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  • 📉 Il sistema pensionistico italiano è al collasso

  • 🏦 Risiko bancario italiano: UniCredit tra BPM e Generali

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ITALIA

📉 Il sistema pensionistico italiano è al collasso

Nel 2023 sono nati solo 379mila bambini, il numero più basso dai tempi dell'Unità d'Italia. E ogni anno muoiono più persone di quante ne nascano, con il risultato che la nostra popolazione, invece di crescere, oggi diminuisce costantemente.

E non è finita qui: nel 2050, più di 1 italiano su 3 sarà in pensione.

Tutto questo sta mettendo a serio rischio il nostro sistema pensionistico, che da qui a qualche decennio potrebbe letteralmente collassare.

Ma come funziona il nostro sistema pensionistico?

Il sistema pensionistico italiano è detto “a ripartizione“, in pratica:

  • 🧑‍🏭 Chi lavora oggi paga le pensioni di chi è già in pensione

  • 🔃 Si crea un patto intergenerazionale in cui, io pago le pensioni di chi è venuto prima, chi verrà dopo pagherà la mia

Ma questo sistema implica la necessità di un rapporto equilibrato tra chi lavora e chi è in pensione. E quel rapporto, conti alla mano, corrisponde a minimo:

  • 👴 1,5 lavoratori per ogni pensionato

Altrimenti i soldi per pagare le pensioni non bastano.

E il nostro sistema rischia il collasso

I numeri attualmente sono:

  • 👴 16 milioni di pensionati in Italia

  • 🧑‍🏭 24 milioni di lavoratori

  • Rapporto: 1,5 lavoratori per ogni pensionato

Siamo già sul filo del rasoio dell’equilibrio minimo… E il sistema già scricchiola:

  • Nel 2023: l’INPS ha incassato 269 miliardi dai lavoratori

  • Ma ha versato 300 miliardi per le pensioni

  • Deficit: 30 miliardi, coperti dalle tasse di tutti

E il vero problema è che questa situazione è destinata a peggiorare. Nei prossimi anni perderemo persone in età lavorativa mentre il numero dei pensionati continuerà ad aumentare, anche perché proprio in questi anni sta entrando nell'età pensionabile l'enorme generazione dei baby boomer.

Le stime ci dicono che, senza interventi, nel 2050 il rapporto tra lavoratori e pensionati arriverà vicino a 1:1, cioè un lavoratore per ogni pensionato.

E tutto questo ha conseguenze politico-sociali e industriali importanti

L'invecchiamento della popolazione ha anche altre conseguenze preoccupanti:

  • 🗳️ Conseguenze politico-sociali: se ci sono sempre più anziani rispetto ai giovani, l'attenzione della politica sarà sempre più rivolta a quella fetta di popolazione che pesa di più elettoralmente. E già oggi in Italia spendiamo più per le pensioni che per sanità, istruzione e ricerca messe insieme.

  • 🏭 Conseguenze industriali: avere sempre meno giovani nella forza lavoro porta a meno capacità innovativa, meno propensione al rischio e minor capacità di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e culturali.

C’è un modo per “salvare” il sistema pensionistico?

Le strade sono essenzialmente due:

  1. 📈 Aumentare il numero dei lavoratori:

    • Nell'immediato, aumentare l’occupazione femminile e ridurre i NEET (giovani che non studiano né lavorano).

    • Nel medio termine, fermare la fuga di cervelli, offrendo salari più competitivi e opportunità di carriera migliori.

    • Nel lungo termine, invertire il trend demografico e aumentare le nascite. Non con bonus bebè che lasciano il tempo che trovano, ma creando le condizioni economiche per cui fare un figlio non diventi impossibile per i giovani, migliorando il welfare e i servizi all'infanzia.

  2. 📉 Ridurre la spesa pensionistica:

    • Non si tratta di tagliare le pensioni minime o colpire chi è vulnerabile, ma di accettare che se l'aspettativa di vita cresce, l'età pensionabile deve crescere di conseguenza e che i privilegi del passato non possono esistere per sempre.

La situazione è complicata, ma le soluzioni ci sono. Se però non ci rendiamo conto al più presto che qui si sta giocando il futuro del nostro Paese, allora il rischio è che quando il treno chiamato pensione arriverà in stazione, potrebbe non esserci posto per tutti...

Per approfondire meglio il tema delle pensioni e della crisi demografica in Italia, non perderti il nostro video completo su YouTube dove analizziamo più nel dettaglio il problema e tutte le possibili soluzioni. 👇️ 

RISIKO BANCARIO

🏦 Risiko bancario italiano: UniCredit tra BPM e Generali

La BCE ha dato il via libera a UniCredit per l'aumento di capitale necessario all'Offerta pubblica di scambio (OPS) su Banco BPM. Tuttavia, i 10 miliardi inizialmente previsti appaiono ormai insufficienti, considerato che BPM - dopo l'OPA lanciata sulla società di risparmio Anima - vale oggi in borsa quasi 15 miliardi.

Ma ecco il colpo di scena: Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, sembra ora pronto a cambiare strategia. Il banchiere starebbe infatti valutando di abbandonare la conquista di BPM per puntare direttamente al controllo di Generali, di cui ha già acquisito ufficialmente una quota del 5,2% (che secondo alcune fonti potrebbe essere già salita fino al 10%).

Si tratta di un cambiamento di rotta che potrebbe rivoluzionare l'intero panorama finanziario italiano. Vediamo come…

Orcel sta giocando su più tavoli contemporaneamente

L’AD di UniCredit sta “costruendo 3-4 posizioni, per poi scegliere l'opzione migliore in base alle reazioni del mercato ed allo scenario più favorevole“:

  • 🇩🇪 Ha acquisito una posizione rilevante in Commerzbank (9,5% direttamente, più 18,5% in derivati) ed è stata appena autorizzata dalla BCE a salire fino al 29,9%

  • 🇮🇹 Ha lanciato l'OPS su Banco BPM nel novembre scorso

  • 🏛️ Ha annunciato a febbraio l'aumento della partecipazione in Generali

E in questo caso, la strada sembra portare dritta dritta a Trieste, da Generali.

L’assemblea decisiva sarà il 24 aprile

Il prossimo 24 aprile gli azionisti di Generali si riuniranno in assemblea per eleggere i nuovi organi societari, un appuntamento che potrebbe essere determinante non solo per UniCredit ma anche per l'esito dell'OPA lanciata dal Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca.

L'attuale scenario azionario di Generali è così composto:

  • 👨‍💼 Delfin (holding della famiglia Del Vecchio): 9,93% (con autorizzazione Ivass a salire fino al 20%)

  • 🏗️ Gruppo Caltagirone: 6,92%

  • 👕 Gruppo Benetton: 4,8%

  • 🏢 Mediobanca: 13,1% (con possibilità di salire prendendo in prestito diritti di voto)

  • 🏦 UniCredit: ufficialmente 5,2%, ma secondo fonti vicine al dossier già intorno al 10%

  • 🌍 Fondi internazionali: 22-23% circa

Cosa potrebbe succedere?

Di fatto, Orcel potrebbe concentrarsi su Generali, favorendo la conferma del management attuale (Philippe Donnet e Andrea Sironi), per poi trovare un accordo con Mediobanca che gli potrebbe cedere la sua quota (del 13,1%), consentendogli di ottenere il controllo effettivo della compagnia.

Un affare niente male per Mediobanca

In un eventuale accordo con UniCredit, Mediobanca potrebbe decidere di:

  • 🔄 Liquidare la sua quota in Generali per acquisire Banca Generali (che con 100 miliardi di masse gestite permetterebbe a Mediobanca di triplicare il business del risparmio gestito)

E Monte dei Paschi?

Non dimentichiamo che aprile sarà il mese della verità anche per l'OPS di Monte dei Paschi su Mediobanca, che dovrà essere autorizzata dall'assemblea che si riunisce il 17 aprile.

Ma se Mediobanca dovesse liquidare la sua quota in Generali ad UniCredit, l’OPS verrebbe vanificato e MPS potrebbe finire in sposa a Banco BPM che, con ANIMA Sgr, formerebbe un "tridente formidabile" nel panorama bancario italiano.

Insomma, l'effetto domino scatenato dalla mossa di Orcel potrebbe quindi ridisegnare completamente la mappa del potere finanziario in Italia, con la possibile creazione di un forte polo bancario-assicurativo e forse la nascita di un attore di peso nel settore del risparmio gestito.

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