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👟 L’incredibile ascesa di Nike: da un bluff a un impero globale

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Il menù di oggi prevede:
👟 L’incredibile ascesa di Nike: da un bluff a un impero globale
🌿 La Pianura Padana sta scomparendo?
STORIE IMPRENDITORIALI
👟 L’incredibile ascesa di Nike: da un bluff a un impero globale

Nel 1962, un giovane americano di appena 24 anni, Phil Knight, arrivò a Kobe, in Giappone, con un’idea che ai più sembrava assurda. Non possedeva un’azienda reale, non aveva dipendenti, e portava con sé soltanto $50 in tasca. Eppure si presentò ai dirigenti della Onitsuka, produttrice delle scarpe Tiger, fingendo di rappresentare una società inesistente chiamata Blue Ribbon Sports.
A sorpresa, i giapponesi gli credettero e gli affidarono dodici paia di scarpe da distribuire negli Stati Uniti. Quello che appariva come un azzardo si rivelò la scintilla che avrebbe dato vita a Nike, un colosso globale da decine di miliardi di dollari.
L’idea folle e la scintilla imprenditoriale
Phil Knight, timido e ossessivamente competitivo, aveva maturato quell’intuizione durante i suoi studi a Stanford: se i prodotti giapponesi come le fotocamere stavano conquistando l’America grazie al buon rapporto qualità-prezzo, lo stesso poteva accadere con le scarpe da corsa, allora dominate dai marchi Adidas e Puma.
Tornato in Oregon con 12 paia di scarpe Tiger, le mostrò al suo ex allenatore Bill Bowerman, noto per la sua ossessione nel migliorare le calzature dei corridori. Bowerman non si limitò a testarle, ma rimase talmente colpito da proporgli di diventare socio.

Nacque così la Blue Ribbon Sports:
🚗 Knight vendeva le scarpe dal bagagliaio della sua auto lungo la West Coast
👟 Bowerman continuava a sperimentare modelli sempre più leggeri e performanti
Il successo arrivò poco dopo. Nel 1967 Bowerman pubblicò il libro Jogging, che diffuse la corsa come fenomeno di massa negli Stati Uniti. Quella moda, esplosa quasi per caso, spalancò alla Blue Ribbon un mercato enorme proprio mentre l’azienda stava muovendo i primi passi.
Il tradimento di Onitsuka e la nascita di Nike
All’inizio degli anni ‘70, i rapporti con Onitsuka, il fornitore giapponese, cominciarono a deteriorarsi: consegne in ritardo, comunicazioni difficili e il sospetto che volessero sostituire la Blue Ribbon con un altro distributore.
I sospetti si rivelarono fondati: Onitsuka stava davvero preparando il terreno per sostituire la Blue Ribbon. Per Knight fu un campanello d’allarme decisivo. Fu in quel momento che maturò la decisione di creare un marchio indipendente, con un nome e un’identità propri. Da quella scelta nacque Nike.
😴 il nome Nike arrivò da un sogno del dipendente Jeff Johnson che sognò la dea greca della vittoria (Nike, appunto)
🖌️ il celebre Swoosh venne disegnato dalla studentessa Carolyn Davidson per soli 35$, destinato uno dei loghi più iconici del mondo
nel frattempo Bowerman inventò la suola waffle, ispirandosi alla piastra per cialde, che garantiva trazione e leggerezza

Dopo una dura battaglia legale, nel 1974 Knight ottenne l’indipendenza da Onitsuka e i diritti sui modelli principali: la trasformazione da semplice distributore a produttore era compiuta.
Innovazione e marketing: le armi vincenti di Nike
La crescita di Nike si fondò su due elementi: innovazione tecnica e marketing basato sulla narrazione sportiva.
👟 Innovazioni come la Waffle Trainer, la tecnologia Air (con le Air Max) e il Flyknit rivoluzionarono il design delle scarpe
🎽 Il marketing puntò sugli atleti come simboli: prima Steve Prefontaine, poi Michael Jordan con le Air Jordan (1984)

Le Air Jordan diventarono un fenomeno culturale. Quando la NBA vietò a Jordan di indossarle, Nike trasformò la multa in una campagna pubblicitaria leggendaria. Il risultato fu clamoroso: $126 milioni di vendite solo nel primo anno.
Nel 1988, lo slogan Just Do It consacrò definitivamente il marchio, trasformandolo in un mantra universale.
La crescita e le prime controversie
Nel 1980, con la quotazione in Borsa, Nike raccolse capitali che le permisero di accelerare l’espansione: non più soltanto scarpe, ma anche abbigliamento, accessori e fabbriche sparse per l’Asia.
Tuttavia, negli anni ‘90 esplosero le polemiche sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti: salari minimi, turni estenuanti e accuse di sfruttamento. Le proteste studentesche e i boicottaggi misero a rischio la reputazione del marchio.
Knight, inizialmente sulla difensiva, fu costretto a introdurre standard minimi e controlli più severi. Le critiche non scomparvero del tutto, ma Nike avviò un percorso di responsabilità più strutturato.
Nonostante le controversie, il business continuò a crescere…
Nike oggi
Da dodici paia di scarpe Tiger a Kobe, Nike è diventata un colosso globale con:
76.000 dipendenti nel mondo
vendite in oltre 170 Paesi
un fatturato di oltre $46 miliardi nel 2025

Il logo Swoosh è oggi uno dei simboli più riconoscibili al mondo, e Nike continua a innovare, sponsorizzando i migliori atleti e legandosi alla cultura pop e street.
Phil Knight, ormai in pensione, ha riassunto la filosofia di una vita in tre parole che hanno reso Nike più di un marchio: Just Do It.
Guarda il video completo su YouTube per scoprire i retroscena e i dettagli di questa incredibile storia 👇️
ITALIA
🌿 La Pianura Padana sta scomparendo?

Per secoli la Pianura Padana è stata il “granaio d’Italia”, cuore dell’agricoltura nazionale grazie a terreni fertili e a un clima favorevole.
Oggi però questa zona vive una crisi profonda: migliaia di aziende agricole rischiano di sparire e, con loro, un pezzo fondamentale della nostra economia e del nostro paesaggio.
Ma cosa sta succedendo davvero nelle campagne del Nord Italia?
I numeri parlano chiaro e sono impietosi:
📉 Negli ultimi 20 anni il numero di aziende agricole in Italia si è più che dimezzato

🏚️ 8,5 milioni di ettari di terreno coltivato sono scomparsi dal 1960 (quanto Lombardia, Piemonte e Sicilia messe insieme)
🏗️ 1,3 milioni di ettari sono stati coperti dal cemento
Ma il problema non è solo numerico. È che sta cambiando tutto il paesaggio della pianura, che si trova stretto tra due fenomeni opposti:
🔼 Da una parte le grandi aziende che inglobano quelle piccole, creando distese infinite di monocolture
🔽 Dall'altra l'abbandono totale, con campi lasciati incolti e borghi che si svuotano
Ma perché questa situazione?
I motivi principali sono tre:
📉 Prezzi in caduta: riso, frutta e altri prodotti valgono sempre meno a causa della concorrenza internazionale e della pressione della grande distribuzione
🫰 Guadagni risicati: se un tempo l’agricoltore tratteneva un terzo del valore finale del prodotto, oggi gli resta appena il 10%, a malapena sufficiente per coprire i costi
🤝 Dipendenza dai sussidi: molti agricoltori riescono ad andare avanti solo grazie ai contributi europei. Senza di essi, la maggior parte non sopravviverebbero
E a proposito di sussidi….
La Politica Agricola Comune (PAC), nata per sostenere il lavoro agricolo, oggi mostra forti distorsioni. I suoi meccanismi, infatti, tendono a premiare:
📊 la quantità rispetto alla qualità
🏭️ le aziende con più ettari rispetto a quelle piccole
🚜 la produzione intensiva rispetto a quella diversificata
I dati mostrano alcuni effetti concreti:

💰 Il 20% dei beneficiari riceve l'80% dei contributi
🌾 L'Italia, pur avendo una delle agricolture più produttive d’Europa, riceve molto meno di quanto dovrebbe
📊 Se i fondi venissero distribuiti anche in base a occupazione e numero di aziende, ci spetterebbe molto di più (alcune stime parlano del 46% in più)
Questo porta a una tendenza chiara: le aziende grandi crescono ancora di più, mentre quelle piccole hanno più difficoltà a resistere.
A queste difficoltà si somma un altro elemento cruciale: il cambiamento climatico
La Pianura Padana è diventata uno degli hotspot climatici europei. Negli ultimi anni ha dovuto affrontare:
🚰 lunghi periodi di siccità,
💧 alluvioni sempre più frequenti,
☂️ grandinate violente e improvvise,
🐜 nuovi parassiti e insetti dannosi
Questi fenomeni mostrano come l’agricoltura sia particolarmente esposta e vulnerabile di fronte a eventi estremi che stanno diventando sempre più ricorrenti.
Cosa ci aspetta in futuro?
Guardando al futuro, la situazione rischia di peggiorare. La Commissione UE ha annunciato un taglio del 20% ai fondi della Pac per il periodo 2028-2034, con l’ipotesi di lasciare ai singoli governi la gestione delle risorse.
Una scelta che, secondo molti, rischia di ampliare le disuguaglianze.
Per l’Italia la posta in gioco è altissima:
🖼️ culturale e ambientale, perché sparirebbero paesaggi, biodiversità e tradizioni contadine
🍏 alimentare ed economica, perché crescerebbe la dipendenza dalle importazioni e si ridurrebbe la sovranità alimentare
Senza una riforma radicale, rischiamo di perdere non solo aziende e raccolti, ma anche un modello di civiltà contadina che per secoli ha rappresentato una ricchezza economica, culturale e identitaria per il nostro Paese.
Secondo te, qual è la soluzione più urgente per salvare l'agricoltura italiana? |

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