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🤑 Ivasione
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
🤑 In Italia l’evasione di IVA si è dimezzata!
🇨🇳 La Cina punta tutto sui chip
EVASIONE FISCALE
🤑 In Italia l’evasione di IVA si è dimezzata!
In Italia negli ultimi anni l‘evasione fiscale di IVA si è dimezzata.
Secondo la ‘Relazione 2023 sull’Economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva’ del Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, dal 2016 al 2021 (ultimi dati disponibili) l’evasione fiscale di IVA è scesa da €35 miliardi a €18 miliardi, con un crollo del 51%.
Sempre secondo la Relazione, questa riduzione è imputabile principalmente a 3 fattori:
L’introduzione e l’estensione dello Split Payment (nel 2017)
L’introduzione e l’estensione del meccanismo contabile del Reverse Charge (nel 2018)
L’introduzione e l’estensione della Fatturazione Elettronica (nel 2019)
Vediamoli uno alla volta!
1. Lo Split Payment
Lo Split Payment ha l’obiettivo di ridurre l’evasione IVA nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Prevede che l’ente pubblico acquirente versi direttamente l’IVA al posto del venditore.
Così facendo, si sposta l’onere del versamento sul soggetto considerato ‘più affidabile’, che è proprio la pubblica amministrazione acquirente e si evita il rischio che le aziende evadano per queste transazioni.
2. Il meccanismo contabile del Reverse Charge
Il meccanismo, introdotto nel 2015 ed esteso nel 2018 e 2020, punta a riduce i casi in cui evadere l’IVA è possibile e conveniente per le aziende e prevede che l’obbligo di versare l’IVA sia trasferito dal venditore all’acquirente.
Questo meccanismo aiuta a prevenire l'evasione fiscale perché l'acquirente, che di solito è un'azienda, è meno propenso a non dichiarare l'IVA rispetto a un venditore, perché la può detrarre e compensare.
3. La Fatturazione Elettronica
La fatturazione elettronica è un meccanismo introdotto nel 2019 che comporta la trasmissione elettronica delle operazioni di fatturazione al Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate.
Questa trasmissione permette una comunicazione immediata dei dati e una verifica veloce degli stessi, riducendo gli oneri a carico delle parti coinvolte e incentivando quindi la corretta fatturazione (aumentando la trasparenza e riducendo lo spazio per l’evasione).
Ma ci sono anche altri fattori che hanno contribuito…
A questi 3 fattori, se ne aggiunge un quarto non banale.
Nel 2020 e nel 2021, la riduzione dell’evasione IVA è stata anche in parte legata alla riduzione dei consumi per la pandemia (se si consuma di meno, c’è meno probabilità di evadere l’IVA, che è un imposta sui consumi!).
Durante il 2020, infatti, le misure di contenimento per la pandemia hanno determinato un drastico calo della spesa, soprattutto di quella per servizi (es. ristoranti), che è notoriamente caratterizzata da una più elevata propensione all’evasione.
E poi ci sono i pagamenti elettronici!
Ultimo (ma non per importanza), a ridurre l’evasione di IVA ha contribuito anche l’aumento dei pagamenti digitali, la cui quota sul totale dei consumi è cresciuta di circa 10 punti percentuali tra la fine del 2019 e l’ultimo trimestre del 2021 (dal 30% del 2019 al 40% dell’ultimo trimestre del 2021).
Se tutto questo è positivo, c’è però da sottolineare che i passi in avanti da fare sono ancora parecchi: l’Italia rimane infatti il primo paese per IVA evasa in valore assoluto in tutta Europa, ben al di sopra rispetto a Francia, Germania e Spagna.
A dirla tutta, se al posto di guardare l’IVA evasa a livello assoluto (quindi in €) osservassimo l’IVA evasa rispetto a quella da versare (% di gap IVA), l’Italia non sarebbe la prima in Europa, ma la quinta (dietro a Romania, Malta, Grecia e Lituania).
Tra l’altro, anche qui i numeri sono in netto miglioramento, visto che tra 2020 e 2021 abbiamo ridotto il gap IVA % del 10%.
Secondo te è sufficiente quello che l’Italia sta facendo per contrastare l’evasione fiscale? |
ECONOMIA ESTERA
🇨🇳 La Cina punta tutto sui chip
La Cina ha avviato la terza fase del piano per raggiungere l’autosufficienza nel mercato dei microchip.
Con l’obiettivo colmare il gap verso gli altri paesi (come gli Stati Uniti), il Paese del Dragone ha dato il via ad un mega-investimento da $47,5 miliardi.
Ma facciamo un passo indietro.
Di cosa stiamo parlando?
Il China Integrated Circuit Industry Investment Fund, noto come “Big Fund”, è il fondo d’investimento cinese che si pone come obiettivo quello di rafforzare il paese e renderlo indipendente e autosufficiente nel settore dei chip.
Il fondo è stato lanciato 10 anni fa ed è statale, con l’azionista di maggioranza che infatti è il Ministero delle Finanze Cinese (con il 17% delle quote).
La terza fase del Piano è stata avviata il 24 maggio ed è quella che prevede l’investimento più grande:
Con questo fondo sono state finanziate le due più grandi aziende di semiconduttori cinesi:
La Tua Hong Semiconductor
La Semiconductor Manufactoring International.
Perché c’è stato bisogno di questo investimento?
Osservando il grafico qui sotto si capisce bene il motivo:
Fatta eccezione per Hua Hong Grop e SMIC, il settore dei chip (che ricordiamolo, è di fondamentale importanza per l’economia mondiale), è attualmente dominato da aziende di Taiwan, Stati Uniti e Corea del Sud.
Fonte: Hardware Upgrade
E per avvicinarsi a queste grandi potenze sono necessari ingenti investimenti e sussidi statali, che è proprio ciò che sta facendo la Cina in questo momento.
Ma a Pechino potrebbero avere un’altra idea per primeggiare nel settore dei chip.
Da un po’ di tempo, infatti, Pechino sta pensando a Taiwan
In questo ultimo periodo, le tensioni tra Taiwan e Cina sono aumentate a causa delle aspirazioni cinesi di annessione dell'isola, che è il principale produttore mondiale di semiconduttori con una quota di mercato del 68%.
E proprio a causa dell’acuirsi delle tensioni, si teme che Pechino stia valutando la possibilità di attuare un blocco navale attorno all’isola, che bloccherebbe tutti gli scambi di merci con l’esterno.
Intensificazione delle manovre militari cinesi attorno a Taiwan - Fonte: ISPI
Una mossa del genere potrebbe causare un danno enorme all’economia mondiale, stimato attorno ai $5.000 miliardi solamente nel primo anno (qualcosa come il 5% del PIL globale).
Il rischio di tutto questo è che si arrivi ad un ulteriore escalation che coinvolga anche altri paesi (come gli USA) e porti ulteriore instabilità alle catene di approvvigionamento di migliaia di aziende che si riforniscono di chip proprio da Taiwan.
È uscita la nuova puntata di Direct: il podcast che in 15 minuti ti aggiorna sulle notizie economiche e di attualità che non puoi perderti. In questa puntata parliamo di:
❌ Arriva il Decreto Salva Casa - si tratta di un nuovo (ennesimo) condono?
🇺🇸 Nvidia non si ferma più - la trimestrale è da record
🤖 Google: AI Overviews è un disastro? Il problema sono le allucinazioni…
Ascolta ora cliccando qui in basso 👇🏻
🇮🇹 Mattarella: 'Fare memoria della Liberazione è dovere civico' (Ansa)
🇺🇸 Trump condannato nel caso dei pagamenti alla pornostar (Ansa)
🥷 Ticketmaster è stato violato e molte informazioni personali sono state rubate (TC)
🚘️ Volkswagen, annunciato il progetto di un'auto elettrica low-cost nel 2027 (SkyTg24)
🔭 Il James Webb Space Telescope ha fotografato le due galassie più antiche mai osservate (Wired)
🪸 Un nuovo strumento per mitigare le fioriture algali sta dando risultati rivoluzionari nello Utah (GNN)
Queste le risposte al primo sondaggio della scorsa newsletter: il principale motivo per cui la maggior parte di voi non comprerebbe un’auto elettrica è l’autonomia di kilometri troppo bassa.
Queste le risposte al secondo sondaggio della scorsa newsletter: il 47% di voi pensa che serviranno altri aiuti per ottimizzare i consumi energetici delle aziende italiane.
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Il 2 giugno 1946, Con un referendum istituzionale gli italiani decidono di trasformare l'Italia da monarchia a repubblica (12.717.923 voti contro 10.719.284); a seguito dei risultati del voto, il re d'Italia Umberto II di Savoia lascia il paese.
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(Meme da Il Punto Economico)
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