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💸 In Italia abbiamo un problema di produttività. Ma è davvero colpa delle PMI?

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 💸 In Italia abbiamo un problema di produttività. Ma è davvero colpa delle PMI?

  • 🛬 Boeing: disastro totale!

Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. Il 52% di voi è convinto che nel 2024 il prezzo del Bitcoin aumenterà, toccando nuovi massimi storici. Il 27% di voi pensa invece che la bolla delle criptovalute è destinata ad esplodere nel 2024. Gli indecisi sono invece il 21%.

È uscita la nuova puntata di Direct: il podcast che in 15 minuti ti aggiorna sulle notizie economiche e di attualità che non puoi perderti. In questa puntata parliamo di:

  • 🏡 Arriva la direttiva “Case Green” - cosa prevede e quanto costa?

  • Gli USA sono pronti a bannare TikTok - spionaggio o semplice lobbyng?

  • 🌱 In Italia arriva il Piano Industria 5.0 - ma ci sono 3 grossi problemi!

Ascolta ora cliccando qui in basso 👇🏻

IN COLLABORAZIONE CON: QONTO

💸 In Italia abbiamo un problema di produttività. Ma è davvero colpa delle PMI?

Purtroppo si sa, uno dei più grande problemi dell’economia italiana è il tema della produttività: in Italia in ogni ora di lavoro viene generato meno Valore Aggiunto rispetto a Paesi come Germania o Francia (e questo è un problema…).

Rispetto a questo tema, spesso vengono additate come colpevoli di “deprimere” la nostra produttività le Piccole e Medie Imprese (PMI), ovvero tutte quelle aziende con meno di 250 addetti, di cui il nostro sistema economico è pieno zeppo.

E per certi queste critiche hanno un fondamento, visto che i dati ci dicono che le PMI italiane sono effettivamente meno produttive delle PMI di altri paesi europei.

Per capire questo dato, è utile prendere un metro di paragone e quello più sensato è la produttività delle grandi imprese.

La produttività delle grandi imprese (quindi con più di 250 addetti) sarà infatti quasi sempre maggiore rispetto a quella di una PMI, perché queste hanno più denaro a disposizione per investimenti e possono beneficiare di economie di scala.

Se quindi prendiamo fissiamo a 100 la produttività delle grandi, la produttività delle PMI in alcuni Paesi europei è come segue:

  • 🇩🇪 Germania: 72,84%

  • 🇫🇷 Francia: 64,33%

  • 🇪🇸 Spagna: 60,84%

  • 🇮🇹 Italia: 51,82%

Per capirci, questi dati mostrano come in media rispetto ad una grande azienda, una PMI italiana è praticamente produttiva la metà, quindi per ogni ora di lavoro in cui un dipendente di una grande produce 100, quello di una PMI in Italia produce 52.

E se è vero che di per sé questo è giustificato dalla differenza di dimensioni, il dato diventa preoccupante se consideriamo che in Germania una PMI produce 73 e in Francia 64, quindi ben di più rispetto all’Italia.

Ma quindi la bassa produttività italiana è davvero “colpa” delle PMI?

Nì.

Se scomponiamo infatti le PMI in tre categorie (Micro imprese, Piccole Imprese e Medie Imprese), si scopre che la realtà è un po’ diversa.

Le imprese “piccole” (da 10 a 49 addetti) e quelle “medie” (da 50 a 249 addetti), infatti, non hanno nulla da invidiare in termini di produttività rispetto alle controparti tedesche, francesi o spagnole - anzi!

Le piccole e medie imprese italiane, infatti, sono tra le più dinamiche del nostro sistema produttivo, tanto che la loro produttività non solo è aumentata del 6,5% dal 2010 e il 2019 (a fronte del -5% delle grandi aziende), ma è anche superiore rispetto a quella delle imprese di pari dimensione in Francia e Germania.

Ma quindi dove sta il problema??

Il “problema” sono le micro-imprese…

...e cioè quelle con meno di 10 addetti, che sulla carta rientrano nel computo delle PMI, ma che rispetto alle piccole e medie imprese hanno una produttività mooolto bassa.

E il punto è che queste imprese in Italia sono veramente tante: si parla di 4 milioni di aziende che impiegano ben 7 milioni di persone.

E proprio perché sono tante, il loro più basso livello di produttività “deprime” quello delle PMI, che di conseguenza “deprime” il livello di produttività italiano.

Ma come mai le micro-imprese italiane sono poco produttive?

Tra gli altri fattori, giocano un ruolo significativo:

  • Processi poco strutturati, che le rendono meno produttive

  • 💰 Minori investimenti in macchinari e innovazioni di processo

  • 🧑🏻‍🏫 Management con livello di istruzione più basso

Non è però tutto negativo.

Se è vero che le criticità ci sono, negli ultimi anni le micro-imprese hanno mostrato alcuni dati incoraggianti. Ad esempio, dal 2015 al 2019 (ultimi dati disponibili) gli investimenti fissi per addetto sono aumentati del +26%, il valore aggiunto per addetto è aumentato del +5% e anche il livello di digitalizzazione ha dato segni di miglioramento.

Da quest’ultimo punto di vista, l'Italia negli ultimi 5 anni ha guadagnato parecchio terreno e sta ormai colmando il divario rispetto all'Unione europea in fatto di competenze digitali di base.

Ciò detto, c’è ancora tanta strada da fare perché il Paese - e soprattutto le PMI e le Micro Imprese - abbraccino a pieno giro la transizione digitale e ne riescano a raccogliere i frutti (anche in termini di produttività e competitività).

E se la digitalizzazione rappresenta un tema fondamentale, la gestione finanziaria intelligente del proprio business assume un'importanza ancora maggiore.

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Negli scorsi anni, gli aspetti più rilevanti per le imprese si sono rivelati proprio il passaggio alla fatturazione elettronica la gestione delle finanze e dei flussi di cassa aziendali.

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INDUSTRIA AEREA

🛬 Boeing: disastro totale!

Secondo la Air Transport Association, il 2023 è stato l’anno più sicuro di sempre per prendere un aereo.

E non a caso, visto che la sicurezza dei voli è ormai ai massimi storici: statisticamente, una persona dovrebbe prendere un aereo tutti i giorni per 103.239 anni prima di incappare in un incidente mortale in aereo.

Eppure, una delle principali compagnie costruttrici di aeroplani, la Boeing, sta attraversando un periodo di forte crisi.

Ma com’è il mercato dei costruttori d’aerei?

In breve, si tratta di un duopolio, in cui due colossi si dividono il mercato e forniscono la quasi totalità degli aerei in circolazione:

  • 🇪🇺 Airbus: market share del 55%

  • 🇺🇸 Boeing: market share del 42%

Ma questa situazione è completamente diversa rispetto a 30 anni fa.

All'epoca, Boeing aveva il predominio assoluto nel settore, con una quota di mercato del 60%, lasciando il restante 40% da dividersi tra Airbus e McDonnell Douglas.

E allora cosa è successo a Boeing?

La vera crisi è iniziata nel 2019, quando tutti i 737 Max (i nuovi aerei della società) sono stati messi a terra in a seguito di due tragici incidenti hanno coinvolto il nuovo modello.

Questi eventi hanno portato alla luce il fatto che Boeing aveva insabbiato alcuni problemi di sicurezza relativi ai suoi aerei: ciò ha causato un grave danno reputazionale all’azienda.

Poi è arrivata la pandemia, un evento disastroso per tutto il settore dei trasporti aerei.

Le compagnie aeree hanno visto diminuire sensibilmente il numero di passeggeri e, di conseguenza, il bisogno di nuovi aerei. Lufthansa, Qatar Airways e United hanno chiesto a Boeing e Airbus di ritardare le consegne per svariati anni.

E quindi, in questo scenario difficile, sia Airbus che Boeing hanno:

  • ✈️ Risentito di un calo della domanda di nuovi aerei

  • ⏱️ Incontrato ritardi nelle consegne

  • 📉 Affrontato grandi sfide finanziarie

Tra le due, però, Boeing ha subito il contraccolpo peggiore.

Variazione del prezzo delle azioni: 🟡 Airbus, 🔵 Boeing

Ad oggi, il titolo della compagnia europea è riuscito a riprendersi completamente ed ad apprezzarsi parecchio, mentre quello di Boeing continua a faticare.

Dal 14 febbraio 2020, prima che i cieli venissero chiusi al traffico aereo, Boing ha visto il suo prezzo azionario quasi dimezzarsi (-46,44%), mentre Airbus ha fatto +23,84%.

Si può davvero parlare di “annus horribilis” per Boeing?

Nell’ultimo anno, per Boeing, ha piovuto sul bagnato.

Nonostante nel 2023 la società americana abbia raggiunto gli obiettivi di consegna (registrando un +70%), questo non basta.

Boeing è in ritardo rispetto al competitor, e sta anche facendo i conti con una lunga serie di incidenti ai propri aeroplani.

Come se non bastasse, ora le acque sono si sono ulteriormente agitate, con l’annuncio della scomparsa di un ex dipendente che aveva precedentemente espresso preoccupazioni riguardo agli standard di sicurezza dell'azienda, accusandola di non essere conformi alle normative.

Insomma, se lo slogan era “If it’s not Boeing i’m not going” ora è diventato “If it’s Boeing, i’m not going”.

Chi sarà vincitore nella battaglia per la leadership del mercato dell'aviazione?

Dicci la tua opinione rispondendo al sondaggio qui sotto

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