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🧳 Il problema dell’overtourism in Italia
Buongiorno, questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
🧳 Il problema dell’overtourism in Italia
🚗 Automotive: produzione in calo
ECONOMIA ITALIANA
🧳 Il problema dell’Overtourism in Italia
Lo sappiamo bene: il nostro “Bel Paese” è chiamato così per un motivo. E non è certo un caso se ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo vengono ad ammirare le bellezze italiane.
Ma se da un lato il turismo è una risorsa preziosa per l’economia italiana, dall’altro causa non pochi problemi a chi in Italia ci vive…
Il turismo è davvero il motore dell’economia italiana?
Beh, al Forum internazionale del turismo a Firenze, la ministra Santanchè ha dichiarato che nel 2023 il turismo ha generato "il 18% del nostro PIL", pari a ben €368 miliardi. Numeri "generosi", calcolati includendo non solo l'impatto diretto ma anche tutto l'indotto.
In generale, secondo le stime dell’Osservatorio sul mercato del lavoro nel settore turismo e Istat, nel 2023 il turismo in Italia:
👥 Ha dato lavoro a oltre 1,3 milioni di dipendenti
🏢 Contava quasi 201.000 aziende (tra alberghi, campeggi, bar e ristoranti)
📈 Ha superato i livelli pre-pandemici per arrivi e presenze (oltre 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi)
Ma c’è un lato oscuro dietro questi numeri…
E quel lato oscuro si chiama overtourism, e cioè il sovraffollamento turistico, che sta mettendo in crisi molte località italiane.
Il fenomeno è causato da diversi fattori:
✈️ Il boom dei voli low cost
📱 Il "turismo da selfie" sui social media
🏨 La diffusione incontrollata di piattaforme come Airbnb che favoriscono gli affitti brevi
Il problema è che gli affitti brevi stanno conquistando le nostre città
I dati del Ministero del Turismo non lasciano spazio a dubbi: ad agosto 2024 gli alloggi su piattaforme hanno registrato un tasso di occupazione del 42,3%, mentre gli hotel si sono fermati al 37,2%.
In particolare, nelle grandi città il fenomeno è esploso:
🇮🇹 Roma: oltre 32.200 annunci su Airbnb, con il 50% nel centro storico
🇮🇹 Milano: crescita degli annunci del +33% tra 2018 e 2023
Insomma, i turisti - soprattutto stranieri - preferiscono sempre più vivere un'esperienza "local" invece che dormire in hotel.
Ma questo sta causando seri problemi ai nostri centri storici
🏘️ Interi quartieri si stanno svuotando di residenti
💰 I prezzi degli affitti a lungo termine stanno diventando insostenibili
🏪 Le attività storiche vengono sostituite da servizi per turisti
👥 Gli abitanti delle città perdono il “senso di comunità” nei centri storici
🌍 L’impatto ambientale del fenomeno è sempre più preoccupante
E c'è anche un problema di sicurezza sempre più pressante. Con migliaia di appartamenti che cambiano ospiti ogni pochi giorni, diventa difficile controllare chi effettivamente soggiorna nelle nostre città…
Ed è proprio per questo che arriva la stretta sulle keybox
Il Viminale ha infatti appena deciso di mettere fine al sistema delle "keybox", quelle cassette di sicurezza dove vengono lasciate le chiavi degli appartamenti in affitto.
Alcune Keybox
Il motivo? Secondo la circolare firmata dal capo della Polizia, questi sistemi non garantiscono una corretta identificazione degli ospiti, aumentando i rischi per la sicurezza soprattutto in vista di eventi come il Giubileo 2025.
Quindi, con le nuove regole:
❌ Stop al check-in da remoto e alla trasmissione digitale dei documenti
✅ Obbligo di identificazione "de visu" degli ospiti
🕒 I dati devono essere trasmessi alla Questura entro 24 ore dall'arrivo
I gestori, tramite l'Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab), protestano sostenendo che i loro software usano tecnologie di riconoscimento avanzate, simili a quelle usate per lo SPID.
Ma il ministro Piantedosi è stato categorico: il modello delle keybox è "da superare", e i prefetti sono già stati incaricati di organizzare i controlli.
Secondo te le nuove regole sulle keybox: |
AUTOMOTIVE
🚗 Il settore auto italiano è in caduta libera
Il settore automotive italiano sta attraversando una fase estremamente critica.
I dati più recenti non lasciano spazio a dubbi: la produzione di autoveicoli ha registrato un crollo del -26,1% a luglio 2024 rispetto allo stesso mese del 2023.
E se pensiamo che il settore manifatturiero nel suo complesso è calato "solo" del -3,8% nello stesso periodo, capiamo subito quanto la situazione sia seria per l'automotive.
Secondo i dati del centro studi di Confindustria, guardando ai singoli comparti, la situazione è ancora più preoccupante:
🚙 Gli autoveicoli sono crollati del -34,7%
🔧 La componentistica ha perso il -21,7%
🛠️ Solo le carrozzerie mostrano un timido segno positivo: +10,5%
La situazione è grave: il problema non si limita agli ultimi mesi
La crisi, infatti, va avanti da anni e i numeri parlano chiaro:
📉 Oggi produciamo il 27,5% in meno rispetto a prima del Covid
📉 Nel 2019 eravamo già in difficoltà, con un -12,4% rispetto al 2017
📉 Nel 2024 siamo tornati ai livelli produttivi di 11 anni fa (2013)
E il problema è che l’automotive pesa parecchio sull’economia italiana…
L’Italia è da sempre stata un’eccellenza per quanto riguarda la produzione di auto. Ed il settore è uno dei pilastri della nostra economia, con:
🏭 Una produzione dal valore di €63 miliardi
💶 Un valore aggiunto di €15 miliardi
👥 Oltre 272.000 occupati nell'intero indotto
🏭️ Circa 5.400 imprese nella filiera
Ma c'è di più: secondo ANFIA, includendo tutto l'indotto, il settore auto contribuisce al 5,6% del PIL italiano e rappresenta l'11,5% della produzione manifatturiera totale.
Ma ora la domanda sorge spontanea: da dove nasce questa crisi?
La crisi attuale ha due cause immediate:
📊 Una domanda sempre più debole
🌍 Un export in sofferenza
Ma sullo sfondo c'è una sfida ancora più impegnativa:
🔋 La transizione all’elettrico: sì, perché dal 2035 in Europa non si potranno più vendere auto a benzina e diesel
E qui arrivano i problemi…
In Italia, secondo Anfia, le auto elettriche rappresentano solo l'8,6% delle nuove immatricolazioni (contro il 22,3% della media UE).
I motivi?
💰Il prezzo: un'auto elettrica costa in media il 50% in più di una tradizionale, perciò molti utenti optano ancora per auto a benzina
🔌 Le infrastrutture: la rete di ricarica è distribuita in modo disomogeneo nella penisola (58% al Nord, 19% al Centro, 23% al Sud)
E a fare le spese della crisi, in Italia, è soprattutto Stellantis
Il principale produttore di auto del Paese sta attraversando una crisi senza precedenti, e nel 2024 ha:
🏭 Prodotto solo 500mila veicoli prodotti in Italia…
📉 …con un drastico calo rispetto ai 752mila del 2023
E gli effetti (purtroppo) sono già visibili:
Stabilimento Mirafiori a Torino
🏭 Lo stabilimento di Mirafiori (Torino) è a rischio chiusura definitiva. Per ora rimarrà chiuso dal 18 dicembre al 8 gennaio 2025, con probabilità di proroga.
🏗️ A Atessa, 1500 lavoratori sono già in cassa integrazione
🔧 E Melfi non se la passa meglio: si lavora solo due giorni a settimana su un turno solo
Ma non è solo una questione di numeri...
Un altro problema serio è la progressiva delocalizzazione della produzione all'estero, motivata dagli alti costi di produzione in Italia e dall'inadeguatezza delle infrastrutture:
🚘️ La Topolino elettrica viene prodotta in Marocco
🚗 La 600 elettrica e ibrida in Polonia
🚐 Il Fiat Doblò tra Spagna e Portogallo
🏎️ L'E-Ulysse in Francia
🚙 La Grande Panda in Serbia
Sulla delocalizzazione, il Governo sta correndo ai ripari
Per contrastare la delocalizzazione, il Governo sta cercando di "convincere" Stellantis a mantenere la produzione nel nostro Paese.
Il ministro Urso ha annunciato un nuovo fondo da €750 milioni, che questa volta non andrà agli incentivi per l'acquisto di auto ma direttamente alle imprese che producono in Italia.
Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy
E proprio per discutere di questi temi, il 12 dicembre ci sarà un incontro tra i sindacati e i vertici di Stellantis a Torino, mentre il 17 dicembre è previsto un tavolo al ministero che potrebbe ridisegnare il futuro del settore.
Insomma, tra nuovi fondi governativi, cambi ai vertici e richieste dei lavoratori, il destino dell'automotive italiano si deciderà proprio in queste settimane.
E con esso, quello di centinaia di migliaia di lavoratori e di uno dei settori storicamente più importanti per la nostra economia.
Non ci resta che aspettare.
Secondo te, quali misure sarebbero più efficaci per rilanciare il settore auto in Italia? |
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Queste le risposte al primo sondaggio della scorsa newsletter: il 50% di coloro che hanno risposto al sondaggio ritiene che la crisi di governo in Francia si concluderà con la “loi spéciale“ per prorogare il bilancio
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L’8 dicembre 1974, si tiene un referendum istituzionale in Grecia per l’abolizione della monarchia
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