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🌉 Il ponte sullo stretto si farà... davvero?

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Il menù di oggi prevede:
🌉 Il ponte sullo stretto si farà… davvero?
🔋 Northvolt vende agli americani di Lyten
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ITALIA
🌉 Il ponte sullo stretto si farà… davvero?

Dopo 25 anni di stop and go, progetti abbandonati e contenziosi milionari, il Ponte sullo Stretto ha ottenuto il via libera del Cipess (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile).
Cosa significa?
In pratica, il Governo ha dato l'approvazione al progetto definitivo dell'opera, il passaggio più importante per far partire davvero i cantieri (nonostante serva ancora il via libera da parte della Corte dei Conti).
L’opera da €13,5 miliardi promette di collegare Calabria e Sicilia entro il 2032.
Ma come sarà davvero il ponte sullo stretto?
Il progetto è molto ambizioso…

Un rendering del progetto del Ponte sullo Stretto
Il ponte sullo Stretto dovrebbe essere il ponte a campata unica più lungo del mondo: 3,6 km totali, di cui 3,3 km di parte sospesa.
E sarà dotato di:
🚗 6 corsie stradali (3 per senso di marcia)
🚂 2 binari ferroviari
🚙 Capacità di 6.000 veicoli all'ora
🚄 Fino a 200 treni al giorno
Secondo i calcoli, il ponte consentirà l’attraversamento dello Stretto con notevoli risparmi di tempo:
🚘 1 ora in meno per le auto rispetto a prendere il traghetto
🚛 1 ora e mezza in meno per i Tir
🚆 2 ore in meno per i treni
Ok ma… quanto costa?
Il conto totale stimato ammonta a €13,5 miliardi, più un altro miliardo circa per le opere connesse.
Soldi che arrivano da due leggi di Bilancio (2024 e 2025), attingendo anche dai Fondi sviluppo e coesione destinati ai territori.
Il contratto con Eurolink, il consorzio guidato da Webuild che costruirà l'opera, vale da solo ben €10,6 miliardi.
E quando sarà pronto?
Per quanto riguarda le tempistiche, il cronoprogramma è ambizioso e prevede tre fasi distinte:
Fase 1 (entro maggio 2026): apertura cantieri per collegamenti stradali e ferroviari
Fase 2 (settembre 2026): realizzazione di gallerie, svincoli e le tre nuove stazioni ferroviarie
Fase 3 (marzo 2027): il cuore dell'opera con torri, blocchi di ancoraggio, sistema di sospensione, impalcato sospeso e centro direzionale
I primi cantieri dovrebbero partire già tra settembre e ottobre 2025, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
L'obiettivo finale?
Il 2032, stesso anno in cui, secondo i piani, dovrebbero essere pronti anche il tunnel del Brennero e la Tav Torino-Lione.
Non tutti sono convinti però…
Le opposizioni parlano di "opera vecchia, contestata e irrealizzabile".
CGIL e Fillea la definiscono "una scelta sbagliata e pericolosa".
Le associazioni ambientaliste (Greenpeace, Lipu, Legambiente e WWF) la giudicano "un vero e proprio azzardo".
Ma i dubbi non arrivano solo dall'opposizione:
🏛️ La Corte dei Conti deve ancora dare l'ok finale: dovrà verificare che i 13,5 miliardi siano spesi bene e che i conti tornino.
📋 L'Anac (l'Autorità Anticorruzione) ha criticato il fatto che invece di fare una nuova gara d'appalto, il Governo ha semplicemente tirato fuori dal cassetto il vecchio contratto del 2012 con Eurolink e l'ha aggiornato
🇪🇺 Bruxelles sta controllando l'impatto ambientale: l'UE sta esaminando i documenti inviati a giugno per capire se il Ponte rispetta le normative europee sulla protezione degli habitat naturali.
E poi, c’è anche un altro elemento che i contrari al ponte sottolineano: con €13,5 miliardi si potrebbero modernizzare le infrastrutture già esistenti in Sicilia e Calabria (strade, ferrovie, porti) che oggi sono tra le più carenti d'Europa.
Senza contare che i flussi attuali di merci e passeggeri tra le due sponde potrebbero essere insufficienti a giustificare un'opera di questa portata.
Al netto di questo, dopo decenni di promesse e rinvii…
… questa volta sembra che si faccia sul serio.
I cantieri dovrebbero partire tra un anno, i soldi ci sono (almeno sulla carta) e il progetto è definitivo.
Certo, restano i dubbi sulla sostenibilità economica, le perplessità dell'Anticorruzione e il rischio di ricorsi che potrebbero allungare i tempi.
Eppure, la prima volta in 25 anni, il Ponte sullo Stretto potrebbe non essere più solo un disegno su carta.
E tu? Sei favorevole al ponte sullo Stretto?Diccelo con un commento! |
AUTOMOTIVE
🔋 Northvolt vende agli americani di Lyten

Doveva essere il campione europeo delle batterie per auto elettriche, la risposta del Vecchio Continente al dominio cinese.
E invece l'avventura di Northvolt è finita con una bancarotta (prima) e con l’acquisizione da parte di un’azienda americana (poi).
La californiana Lyten, infatti, ha appena acquisito i resti della startup svedese fallita a marzo con €7,5 miliardi di debiti.
Prezzo non dichiarato ma "ampiamente scontato" rispetto ai €5 miliardi di valore iniziale degli asset.
Ma facciamo un passo indietro…
Qual è la storia di Nortvolt?

Lo stabilimento di Skellefteå
Northvolt nasce nel 2016 con ambizioni enormi: costruire una filiera di batterie green e made in Europe.
L'idea piace e l’azienda raccoglie €15 miliardi tra investimenti privati e fondi pubblici europei, diventando di fatto la startup più finanziata di tutta l'UE.
Per qualche anno tutto procede secondo i piani:
🔋 Grandi ordini da parte dei grandi produttori auto
🧱 Stabilimenti in costruzione
📈 Piani di espansione
Poi, tra il 2024 e l'inizio del 2025, la situazione precipita. I ritardi produttivi si accumulano, la qualità non è quella promessa, i costi esplodono.
A marzo 2025 arriva la bancarotta con €7,5 miliardi di debiti, e a giugno lo stabilimento di Skellefteå chiude definitivamente.
I costi di questo fallimento sono enormi:
💸 €15 miliardi di euro bruciati tra fondi pubblici e investimenti privati
👷 6.000 posti di lavoro persi
📦 €50 miliardi di ordini cancellati dai grandi clienti automotive
A giugno 2025 la produzione a Skellefteå si ferma definitivamente: dei 900 dipendenti iniziali dello stabilimento ne rimangono solo 300 dopo i primi tagli, ma con la chiusura totale, anche questi ultimi vengono licenziati.
Almeno fino all’entrata in scena di Lyten, che decide di rilevare Nortvolt.
Chi è Lyten, il nuovo “padrone” americano?
Nata nel 2015 in un container a San Jose, oggi Lyten è una realtà in forte espansione che punta su una tecnologia completamente diversa: le batterie al litio-zolfo.
Il vantaggio? Costano fino al 66% in meno delle tradizionali litio-ioni e soprattutto non richiedono materiali come nichel, manganese o cobalto, la cui estrazione è dominata dalla Cina.
I numeri di Lyten sono impressionanti:
💰 Oltre $625 milioni raccolti da investitori come Stellantis, FedEx, Honeywell e dal governo USA
🏭 Una gigafactory da $1 miliardo già in costruzione a Reno, Nevada
Il piano di rilancio studiato per Northvolt è ambizioso: riavviare entro il 2026 l'impianto di Skellefteå, inizialmente con le vecchie celle agli ioni di litio (per non buttare i macchinari), per poi passare alla loro tecnologia litio-zolfo.
Lyten rileverà anche il nuovi sito tedesco di Northvolt in costruzione, la proprietà intellettuale e il polo di stoccaggio energetico in Polonia, il più grande d'Europa.

Dan Cook, il CEO di Lyten
Dan Cook, CEO di Lyten, ha promesso di riassumere migliaia di ex dipendenti Northvolt.
Insomma: il sogno europeo delle batterie è durato meno di 10 anni.
Northvolt doveva essere il simbolo dell'autonomia tecnologica del continente, invece è finita svenduta per pochi spiccioli.
Nel frattempo, i colossi asiatici continuano a dominare il mercato e ad aprire fabbriche, anche da noi in europa.
La partita delle batterie - cruciale per il futuro della mobilità elettrica - sembra già persa.

💰 PNRR: okay dall’UE all’esborso della settima tranche (IlSole24Ore)
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