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😳 Ha perso $174 miliardi!!
Buon Sabato! Questa settimana parliamo di Domino's Pizza che abbandona l'Italia dopo 7 anni e tanti soldi buttati, ma anche del Fondo Sovrano Norvegese, che nel 2022 ha perso oltre $174 miliardi di dollari.
Le storie di oggi1 - Addio a Domino's Pizza: via dall'Italia dopo 7 anni2 - Il Fondo Sovrano Norvegese perde $174 miliardi nel 2022
Domino's esce dal mercato italiano 🍕
Vendere la pizza americana agli italiani non è affatto facile.
Se n'è accorta Domino's, la più grande catena di pizza al mondo, che ha dichiarato che chiuderà i battenti di tutti e 29 i punti vendita nel Bel Paese.L'azienda abbandona il mercato Italiano in modo silenzioso, senza dare spiegazioni e senza rilasciare dichiarazioni, scatenando i commenti di molti utenti sui propri canali social.
Domino's: la Pizza Made in USA 🇺🇸Domino's nasce in Michigan nel 1960 da un'idea di due fratelli americani, Tom e James Monaghan, e nel giro di pochi anni cresce a dismisura.
Nel 1967 apre il primo punto vendita in franchise e poco più di dieci anni dopo arriva a contare oltre 200 location.
Nel 2001 viene acquisita da Bain Capital per circa $1 miliardo di dollari e viene quotata in borsa nel 2004 con il ticker "DPZ".
Domino's diventa un fenomeno in tutti gli USA
Ad oggi conta oltre 14.000 dipendenti e nel 2020 ha fatturato $4,1 miliardi con utili per quasi $500 milioni.
Non noccioline, insomma 🥜
Nel 2015, con l'idea (non proprio lungimirante, con il senno di poi) di entrare nel mercato italiano e di aprire quasi 900 punti vendita, Domino's sigla un accordo di franchising con ePizza SpA e dà il via all'avventura italiana.Ad onor del vero a 900 non ci arriverà mai (neanche lontanamente): nel corso di questi 7 anni i punti vendita sono arrivati a 29 prima che ne venissero chiusi due ad inizio 2022.ePizza aveva dichiarato un fatturato di €8 milioni nel 2020, con perdite per €5 milioni e debiti superiori a €10 milioni. Per cercare di risollevarsi, aveva quindi emesso un bond da €3,5 milioni nell'aprile 2021, maaaa... spoiler: non è stato sufficiente.
Insuccesso annunciato, eppure Domino's aveva qualche freccia al suo arcoConoscendo la tradizione culinaria e l'attaccamento degli Italiani al cibo, non molti sono rimasti stupiti sentendo la notizia della chiusura.In realtà, Domino's aveva alcuni punti di forza e puntava fin da subito a generare la maggior parte degli ordini (almeno il 60%) con online e consegne a domicilio.
Per far ciò aveva allestito una flotta ecologica di motocicli e utilizzato alcuni accorgimenti come borse riscaldate per mantenere il calore durante il trasporto e cartoni rigidi per conservare l'integrità delle pizze. In aggiunta, la possibilità di tracciare il proprio ordine e sapere l'orario di consegna stimato.
Se tutto questo può non sembrare niente di strabiliante, dobbiamo ricordarci che stiamo parlando del 2015, periodo in cui le consegne a casa tramite smartphone erano ancora agli albori e app come Deliveroo erano solo da poco approdate in Italia.
A mettere i bastoni tra le ruote pandemia e costi delle materie primeIl periodo del lockdown dovuto alla pandemia ha causato una vera e propria esplosione dei servizi di consegna a domicilio.Anche i ristoranti e le pizzerie più piccole hanno iniziato ad offrire i propri prodotti su Glovo e compagnia bella, oppure si sono organizzati autonomamente.L'offerta di pranzi e cene a domicilio è quindi aumentata sensibilmente, intensificando la competizione.
"Attribuiamo il problema alla forte concorrenza nel mercato del food delivery, con catene organizzate e ristoranti “mom & pop” che consegnano cibo, ai servizi e ai ristoranti che riaprono dopo la pandemia"
Tra i motivi delle difficoltà economiche c'è anche l'alto costo delle materie prime.Per cercare di soddisfare i gusti italiani infatti erano stati stretti accordi con fornitori di alta qualità (prodotti DOP e IGP), che però hanno ridotto i margini e influito negativamente sulla profittabilità del business.
In generale, il grande problema è che il numero di clienti non è mai stato sufficiente a garantire risultati in grado di sostenere il business e ciò ha portato alla chiusura di tutti i punti vendita nel giro di soli sette anni.
Cosa possiamo imparare da questa storia?Questa storia ci insegna che se il prodotto non è in linea con le aspettative e i gusti dei tuoi clienti, non c'è brand o marketing che tengano: il fallimento è dietro l'angolo.E come scrive giustamente un utente su Twitter:
"Aprire Domino's pizza in Italia è come cercare di vendere la neve al Polo Nord"
🇳🇴 Il fondo sovrano norvegese perde $174 miliardi 📉
Nel primo semestre del 2022, il fondo sovrano con sede ad Oslo ha registrato la sua seconda peggior perdita di sempre, pari al -14,4% equivalente a circa $174 miliardi di dollari.
Ma cos'è un fondo sovrano? 🤔Un fondo sovrano è un’istituzione finanziaria promossa e partecipata dallo Stato la cui attività esclusiva consiste in una gestione patrimoniale realizzata con un certo grado di autonomia nei confronti della politica e delle altre istituzioni finanziarie dello Stato.All’interno di questa ampia cornice, ritroviamo i grandi fondi nati dall’accumulazione della rendita petrolifera o degli avanzi commerciali, come il Fondo Norvegese GPFG, l’Emiratino ADIA, o il China Investment Corporation.Ma anche i cosiddetti “Fondi Sovrani Strategici”, istituiti per promuovere lo sviluppo dell’economia nazionale attraverso politiche mirate di investimento. Tipicamente hanno origine dal conferimento di proventi delle privatizzazioni o partecipazioni da parte di ministeri o altri enti pubblici.La maggior parte dei fondi sovrani di più recente costituzione appartiene a questa tipologia e oggi se ne contano 34 in attività, fra cui gli “storici” Temasek di Singapore e Mubadala di Abu Dhabi e l’appena costituita Indonesian Investment Authority.
Ma è sempre una scelta win-win? 🏆Non proprio, anche in queste istituzioni buone capacità di gestione e diversificazione sono fondamentali.Vedasi il caso del fondo malese 1MDB, finito al centro di uno scandalo finanziario che ha messo in ginocchio l’economia del Paese, scalfito la reputazione del suo advisor (Goldman Sachs) e costretto alle dimissioni il suo Presidente corrotto.
Che caratteristiche deve avere un fondo strategico?
L’analisi economica dei fondi sovrani indica alcuni principi che dovrebbero ispirare le scelte di investimento dei fondi strategici.Un primo criterio fondamentale è l’addizionalità, cioè la focalizzazione su quei progetti che per lunghezza dell’orizzonte temporale o livello di rischio non si potrebbero realizzare senza il coinvolgimento del capitale pubblico.Il fondo sovrano dovrebbe quindi intervenire principalmente quando si riscontra un fallimento di mercato, evitando di entrare in concorrenza o spiazzare gli investitori privati.La struttura finanziaria di queste operazioni dovrebbe al contrario favorire il crowding in, cioè l’attrazione di capitali privati attraverso formule che assorbano una parte di rischio e/o forniscano garanzie implicite.La stessa logica consentirebbe di attrarre co-investimenti da parte di fondi sovrani (strategici o non) di altri Paesi.Gli investimenti dovrebbero comunque risultare finanziariamente sostenibili: anche se non sempre in grado di generare rendimenti di mercato, i ritorni dovrebbero essere almeno superiori al costo del servizio del debito pubblico valutando contestualmente l’impatto economico, sociale e ambientale.
L’Italia ha qualcosa in cantiere a riguardo?🇮🇹Mario Draghi, nel 2021, si era pronunciato a riguardo nel discorso del suo insediamento. In quel periodo la crisi sanitaria era al culmine e tantissime imprese erano sull’orlo del fallimento.
“La scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento sarà il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”
Serviva (e serve) quindi stabilire quali imprese meritino di essere salvate attraverso un’iniezione di capitale pubblico e quali invece debbano essere lasciate fallire. Questo è il delicato compito affidato a Patrimonio Destinato, lo strumento per il rafforzamento patrimoniale delle imprese colpite dalla pandemia.La sua missione è analoga a quella di un fondo sovrano strategico e potrebbe rappresentare l’embrione della futura Italian Sovereign Investment Authority.Una volta stabilizzate le imprese in portafoglio, potrebbe valorizzare le partecipazioni mettendole sul mercato, aprire il capitale alla Banca d’Italia, a fondi pensione, compagnie assicurative, favorendo una gestione centralizzata di progetti infrastrutturali in vista del Recovery Fund e divenendo il punto di accesso privilegiato per investitori istituzionali internazionali interessati a co-investimenti nel mercato italiano.Problema?L’ennesimo cambio di governo, che allungherà le tempistiche e con il rischio che il prossimo Governo possa non avere visioni simili sulla questione.
Ma torniamo al Fondo Norvegese..Tornando al fondo norvegese, come si evince dal grafico sotto riportato, quella del 2022 (primo semestre) è il secondo peggior rendimento del fondo, secondo solo a quello del 2008 (-23,3%).
A giugno di quest’anno la perdita si assesta al -14,4% principalmente a causa di 3 fattori, come afferma Nicolai Tangen, CEO di Norges Bank Investment Management:
Rialzo dei tassi di interesse;
Inflazione fuori controllo;
Guerra in Ucraina e tensioni geopolitiche.
Sono stati cancellati quasi interamente i guadagni ottenuti nel 2021, anno in cui il ritorno positivo è stato del +14,5%. Il fondo dal valore di quasi $1200 miliardi aveva guadagnato circa $159 miliardi nello scorso anno, risultato record per l’istituzione.Il risultato però non sorprende del tutto: a inizio anno, infatti, la Banca Centrale Norvegese aveva avvisato che la crescita ottenuta negli ultimi venticinque anni non sarebbe continuata... e così è stato.
Analizzando i rendimenti dei settori, l’unico a salvarsi è stato quello energetico (+13%) grazie al rally delle materie prime (petrolio e gas in primis) in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.Gli investimenti in azioni sono scesi del -17%. I titoli tecnologici poi hanno avuto una performance "particolarmente negativa", segnando un -28%.
Il ritorno sugli investimenti nel reddito fisso è stato del -9,3%, mentre gli investimenti in immobili non quotati hanno restituito il +7,1%.Negativo anche il rendimento delle infrastrutture di energia rinnovabile non quotate: -13,3%. Mentre i movimenti valutari hanno contribuito ad aumentare il valore del fondo di 642 miliardi di corone.Al 30 giugno il 68,5% del fondo era investito in azioni, il 28,3% in reddito fisso, il 3% in immobili non quotati e lo 0,1% in infrastrutture di energia rinnovabile non quotate.
Gli investimenti in capitale di società USA e UK sono quelli che hanno reso meglio, mentre quelle cinesi hanno apportato il peggior rendimento.
FUN FACT: Il Fondo Sovrano Norvegese possiede l'equivalente dell'1,5% di tutte le società quotate nel mondo (circa 9.000 azioni)
I commenti ai dati🎙La performance di NBIM (Norges Bank Investment Management) è “sintomatica” di una tendenza più ampia nella maggior parte dei principali fondi di investimento, ha detto alla CNBC l’analista dell’Economist Intelligence Unit Matthew Oxenford:
“La prima metà del 2022 ha visto sconvolgimenti significativi nei mercati finanziari a livello globale e la maggior parte dei fondi diversificati ha registrato un calo del loro valore”.
La perdita coincide con il mercato azionario statunitense che sta vivendo la sua prima metà peggiore dagli anni ’70.
“Tuttavia, il fondo riuscirà a superare l’altro lato delle sue difficoltà finanziarie” prosegue Oxenford.
“Dato che NBIM è altamente diversificato e perseguendo una strategia di investimento a lungo termine, è probabile che resista a questa tempesta, anche se è improbabile che i tassi di crescita eccezionalmente elevati che abbiamo visto nel 2020 e nel 2021 ritornino” ha concluso.
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