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⚽️ La finanza globale alla conquista del calcio europeo

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Il menù di oggi prevede:

  • ⚽️ La finanza globale alla conquista del calcio europeo

  • 🚗 Stellantis dice addio all'idrogeno

SPORT

⚽️ La finanza globale alla conquista del calcio europeo

Negli ultimi vent’anni, il calcio europeo è stato travolto da una rivoluzione silenziosa ma potentissima: il denaro internazionale ha riscoperto il pallone, trasformandolo in un’industria globale dove i capitali scorrono ormai da ogni angolo del pianeta.

Oggi, il calcio non è più soltanto uno sport o una passione: è diventato un gigantesco business su cui investono fondi sovrani, multinazionali e colossi della finanza da New York a Pechino, passando per le capitali del Golfo Persico.

Tutto è cominciato a Parigi nel 2006

Quando 3 fondi d'investimento americani hanno comprato una quota del PSG per €41 milioni. All'epoca sembrava un esperimento isolato, ma di lì a poco sarebbe divampata una vera rivoluzione…

Da quel momento in poi, la lista dei club coinvolti si è allungata rapidamente

I momenti chiave di questa trasformazione:

  • ⚽️ 2008: Il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti compra il Manchester City

  • ⚽️ 2010: Il Liverpool passa al fondo americano Fenway Sports Group

  • ⚽️ 2012: Il Qatar acquista il PSG, la Roma va al fondo Raptor Group

  • ⚽️ 2018: Il Milan viene ceduto al fondo Elliott per €300 milioni

  • ⚽️ 2021: Il fondo saudita PIF compra il Newcastle

  • ⚽️ 2022: RedBird Capital acquista il Milan per 1,2 miliardi, il Chelsea va a Clearlake Capital per 3 miliardi

Il risultato? Oggi, nei cinque maggiori campionati europei, circa il 40% dei club vede la presenza di fondi d’investimento tra i propri azionisti.

E quando non riescono a comprare direttamente i club, i fondi puntano sui business collegati: diritti TV, gestione stadi, merchandising. Negli ultimi 3 anni hanno speso circa €15 miliardi per controllare l'intero ecosistema calcistico.

Ma perché i fondi di investimento si comprano il calcio?

Dietro questa invasione finanziaria ci sono due logiche completamente diverse:

  • ➡️ I fondi sovrani del Medio Oriente (Qatar, Arabia Saudita, Emirati) investono nel calcio soprattutto per ragioni di immagine e geopolitica: usano il pallone come strumento di soft power, per rafforzare i rapporti con l’Occidente e ripulire la propria reputazione internazionale (fanno il cosiddetto “sportwashing”)

  • ⬅️ I fondi americani di Wall Street seguono una logica puramente finanziaria. Vedono nel calcio europeo un enorme potenziale economico da valorizzare, puntando su una gestione più moderna e sull’efficienza in stile NBA o NFL. Il loro obiettivo è semplice: comprare a poco, rilanciare, e rivendere a molto

E l’Italia è il terreno di caccia perfetto

In questo scenario, l’Italia è diventata il bersaglio prediletto dei fondi americani. Il motivo?

  • ⚽️ Club come Milan, Inter, Juventus e Roma godono di un brand globale

  • 📊 Il loro valore d’acquisto è ancora relativamente basso rispetto al potenziale

  • 📈 I margini di crescita sono enormi, soprattutto in termini di ricavi da stadio e attività commerciali

Basta guardare i numeri…

📺 Ricavi da diritti TV:

  • Milan: €181 milioni

  • Inter: €233 milioni

  • Real Madrid: €316 milioni

  • Manchester City: €338 milioni

Un gap enorme che gli investitori puntano a colmare.

Quali sono le conseguenze per i tifosi?

Tutto questo ha un impatto diretto e spesso poco piacevole sui tifosi:

  • 🎟️ Biglietti sempre più cari per massimizzare i ricavi

  • 🏟️ Stadi che si trasformano in luoghi di business piuttosto che teatri di passione

  • 📊 Standardizzazione dell'esperienza secondo logiche commerciali, facendo perdere al calcio la sua anima popolare

Il rischio è che il calcio da rito collettivo e momento di identificazione sociale si trasformi in un prodotto commerciale come un altro, perdendo quel legame viscerale con la propria città e i propri colori.

Insomma, la vera partita che si sta giocando è un confronto epocale tra tradizione e modernità, tra identità locale e business globale. Una partita che, osservando le forze in campo, sembra avere un vincitore già scritto.

Vuoi approfondire questo argomento? Guarda il nostro video completo su YouTube dove analizziamo nel dettaglio la strategia dei fondi, i casi specifici di ogni acquisizione e cosa aspettarci per il futuro del calcio europeo. 👇️ 

AUTOMOTIVE

🚗 Stellantis dice addio all'idrogeno

Il mercato globale dei veicoli a idrogeno è pronto a decollare: secondo le stime, nel 2024 valeva già $34,5 miliardi e si prevede crescerà fino a $548 miliardi entro il 2033, con un balzo annuo di circa +31%.

Numeri impressionanti, trainati soprattutto dagli incentivi pubblici, dai forti investimenti nelle infrastrutture e dalla spinta verso soluzioni di trasporto a zero emissioni.

Eppure, dietro questi dati, il settore è ancora pieno di ostacoli: i costi restano alti, le stazioni di rifornimento sono poche e distribuite male e il mercato, per ora, è ancora di nicchia.

Ma chi sono i maggiori attori di questo settore?

Attualmente i principali player sono:

  • 🚗 Toyota (leader globale)

  • 🚗 BMW

  • 🚗 Hyundai

  • 🚗 Honda

  • 🚗 Mercedes-Benz

Ma non tutti vedono un futuro chiaro per questa tecnologia, e il caso Stellantis lo dimostra…

Ieri 16 luglio 2024, infatti, Stellantis ha annunciato la chiusura definitiva del suo programma di sviluppo sull’idrogeno, dopo anni di ricerche e investimenti che non hanno dato i risultati sperati. La decisione nasce da tre problemi principali:

  • ⛽ la scarsità di infrastrutture di rifornimento

  • 💸 i costi di sviluppo troppo alti

  • 🏛️ e la mancanza di sufficienti incentivi pubblici

Quali sono le conseguenze di questa decisione?

La scelta di Stellantis comporta lo stop alla produzione della nuova gamma di veicoli commerciali Pro One alimentati a idrogeno, che doveva iniziare quest'estate negli stabilimenti di Hordain in Francia e Gliwice in Polonia.

Si trattava di ben 8 modelli di furgoni alimentati a idrogeno (con autonomia superiore ai 400 km e tempi di rifornimento rapidissimi), tra cui:

  • 🚐 Citroën ë-Jumpy e ë-Jumper

  • 🚛 Fiat Professional E-Scudo e E-Ducato

  • 🚚 Opel/Vauxhall Vivaro e Movano

  • 📦 Peugeot E-Expert e E-Boxer

Ma cosa aveva spinto Stellantis a puntare sull’idrogeno?

La scelta di puntare sull’idrogeno non era stata casuale: il gruppo italo-francese aveva creato una partnership con Symbio, la joint venture realizzata insieme al fornitore automobilistico Forvia e al produttore di pneumatici Michelin.

Nel dicembre 2023 aveva anche inaugurato a Saint-Fons, in Francia, la gigafactory SymphonHy, presentata come il più grande polo europeo per la produzione integrata di celle a combustibile, con l'obiettivo di raggiungere una capacità di 50mila sistemi all'anno entro il 2025.

Il sistema Hydrogen K-zero (HK0) di Stellantis

Nonostante queste basi solide, il gruppo ha deciso di voltare pagina.

Il vero motivo di questa inversione di marcia è economico e strategico

Stellantis sta vivendo una crisi profonda: nel 2024 il fatturato è sceso del 17% e gli utili sono crollati del 70%, a cui si aggiunge il sorpasso subito da Renault nel mercato europeo.

Un quadro complicato che ha portato anche alle dimissioni dell’amministratore delegato Carlos Tavares, sostituito da Antonio Filosa in un momento delicato per l’azienda.

E ora che succede?

Ora Stellantis vuole cambiare rotta e concentrare tutte le sue energie sulle auto elettriche a batteria, confermando l’obiettivo del 100% di vendite elettriche in Europa entro il 2030 e del 50% negli Stati Uniti.

L’azienda assicura che questa decisione non avrà impatti sull’occupazione negli stabilimenti, ma sono già in corso discussioni con Michelin e Forvia per decidere il futuro di Symbio, dove lavorano circa 650 persone.

In sintesi, dopo anni di scommesse e investimenti sull’idrogeno, Stellantis sceglie di concentrarsi sulle tecnologie che oggi offrono maggiori prospettive commerciali e concretezza. Una mossa pragmatica, figlia delle difficoltà del mercato e della necessità di investire dove ci sono più opportunità reali.
Il futuro della mobilità sostenibile passa (almeno per ora) dalle batterie, mentre l’idrogeno dovrà ancora aspettare tempi migliori.

Secondo te, qual è il motivo principale dietro l'abbandono dell'idrogeno da parte di Stellantis?

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