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✈️ Volare non è mai stato così complicato (e costoso)

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Il menù di oggi prevede:

  • ✈️ Volare non è mai stato così complicato (e costoso) 

  • 🌍 Italia e UE fanno squadra per l'Africa: 1,2 miliardi in 5 accordi

INTERNAZIONALE

✈️ Volare non è mai stato così complicato (e costoso)

Se recentemente vi è capitato di guardare una mappa in tempo reale di tutti gli aerei attualmente in volo, avrete notato che alcune aree sono… totalmente vuote.

Questi "buchi" nel cielo non sono casuali: sono zone dove volare è diventato troppo pericoloso a causa dei conflitti in corso.

E mentre noi passeggeri siamo comodamente seduti a 12.000 metri di quota a guardare un film, le compagnie aeree stanno affrontando una realtà sempre più complessa e costosa.

Le guerre hanno creato enormi no-fly zone

Oggi, tra Europa e Asia ci sono interi paesi che le compagnie aeree preferiscono evitare o non possono proprio attraversare:

🚫 In Europa:

  • Ucraina

  • Parte della Russia

🚫 In Medio Oriente:

  • Siria

  • Iraq

  • Iran

🚫 Più a est:

  • Parte del Pakistan

  • Parte dell'India

Il risultato di tutto questo? Il traffico aereo è costretto a comprimersi in stretti corridoi alternativi che girano intorno a queste zone pericolose, facendo deviazioni che allungano il “normale“ tragitto.

Ad esempio, un volo da Helsinki a Tokyo può impiegare fino a 3 ore e mezza in più rispetto a pochi anni fa.

Ma quanto costano davvero queste deviazioni?

Le rotte più lunghe significano più spese. Ma non si tratta solo di carburante:

  • 👨‍✈️ Maggiore tempo di lavoro per l’equipaggio

  • 🛂 Tariffe extra per il sorvolo di spazi aerei alternativi

  • Perdite economiche causate da ritardi o cancellazioni

Secondo alcune ricerche, le deviazioni forzate tra Europa e Asia portano a:

💰 Aumento dei costi:

  • Minimo: +19%

  • Massimo: +39%

🌍 Aumento delle emissioni di CO2:

  • Minimo: +18%

  • Massimo: +40%

Un duro colpo, soprattutto considerando gli sforzi del settore per ridurre l’impatto ambientale.

Ma perché le compagnie evitano certe zone?

Il motivo è semplice e inquietante allo stesso tempo: il rischio che un aereo civile venga scambiato per un velivolo militare e abbattuto.

E purtroppo non è fantascienza, perché è già successo diverse volte dal 2000 a oggi:

  • ✈️ 2001: Aereo con 78 persone abbattuto sul Mar Nero durante un'esercitazione militare in Crimea

  • ✈️ 2014: Volo MH17 con 298 persone colpito e abbattuto mentre sorvolava l'Ucraina da un gruppo separatista filorusso

  • ✈️ 2020: L'Iran abbatte accidentalmente un aereo con 176 persone, scambiandolo per un missile statunitense

  • ✈️ Fine 2024: Aereo con 67 persone colpito mentre sorvolava il Kazakistan

Certo, è un'eventualità altamente improbabile e gli strumenti di oggi rendono molto più sicuro volare, ma il rischio esiste.

Come si stanno adattando le compagnie?

Le compagnie aeree hanno dovuto organizzarsi per affrontare questa nuova realtà:

  • 🔍 Team specializzati che monitorano lo spazio aereo in tempo reale e valutano i rischi

  • ✈️ Rotte alternative che passano sopra Arabia Saudita, Egitto, Turchia — evitando zone ad alto rischio come Iran, Iraq, Israele

  • 📡 Attenzione ai rischi tecnologici, con sempre più strumenti per gestire GPS falsati o disturbati

Oggi, gran parte del traffico aereo tra Europa e Asia passa attraverso due stretti corridoi, soprattutto a sud delle aree di conflitto.

Questo significa più lavoro per i controllori del traffico aereo, che devono far entrare più velivoli in spazi più piccoli.

Insomma, le guerre non colpiscono solo chi le combatte

Oggi viaggiare in aereo è più complicato, più lungo, più inquinante e più costoso. E tutto questo non per ragioni tecniche o commerciali, ma per cause geopolitiche.

In un mondo dove i cieli si fanno sempre più stretti, anche attraversare il globo è diventato un’impresa.

Secondo te, qual è l'impatto maggiore delle guerre sui voli civili?

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INTERNAZIONALE

🌍 Italia e UE fanno squadra per l'Africa: 1,2 miliardi in 11 accordi

Venerdì 19 giugno scorso, a Villa Doria Pamphilij, si è tenuto un summit che potrebbe segnare una svolta nei rapporti tra Europa e Africa.

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen hanno siglato 11 accordi per un totale di €1,2 miliardi, con la partecipazione dei vertici dell'Unione africana e leader di Angola, Zambia, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania.

L'obiettivo? Armonizzare Piano Mattei e Global Gateway per accelerare la cooperazione con il continente africano, trasformando l’Africa in un partner strategico piuttosto che in un continente da "aiutare".

Ma cosa sono il Piano Mattei e il Global Gateway?

Il Piano Mattei è il cavallo di battaglia della politica estera del Governo Meloni. Punta a costruire una collaborazione più forte con i Paesi africani, basata sul rispetto reciproco e su vantaggi concreti per entrambe le parti, evitando ogni forma di sfruttamento.

Mentre il Global Gateway è il maxi piano europeo da €300 miliardi (di cui 150 miliardi destinati all'Africa) per finanziarie infrastrutture strategiche nei Paesi partner ed è nato come risposta alla Nuova via della Seta cinese per:

  • 🎯 Ridefinire il ruolo geopolitico dell'UE

  • 🏗️ Colmare il divario infrastrutturale africano

Sono tre i progetti principali previsti da questa partnership tra Europa e Africa

🛤️ Il corridoio di Lobito (€250 milioni)

Un'infrastruttura per collegare Africa orientale e occidentale:

  • 🇦🇴 Angola → 🇨🇩 Rep. Dem. Congo → 🇿🇲 Zambia 

  • 📦 Trasporto di merci, minerali e prodotti agricoli

  • 💰 Intesa da €250 milioni

🌾 Agricoltura sostenibile (€110 milioni)

Garanzie europee per il settore agricolo al fine di ripristinare l’agricoltura sostenibile:

  • ☕ Focus principale sulle filiere del caffè

  • 👨‍🌾 Protezione dei piccoli produttori

  • 🎯 Obiettivo: autosufficienza alimentare

🌐 Connessione digitale

Estensione del Blue Raman Cable, la dorsale marittima che collega l'India alle economie europee attraverso un sistema di cavi in fibra ottica:

  • 🌍 Ora includerà anche l’Africa: India → Medio Oriente → Europa → Africa

  • 🤝 Con il supporto UE e Banca europea investimenti

E poi altre due iniziative cambieranno le regole del gioco

🤖 AI Hub per lo sviluppo sostenibile

  • 💻️ Inaugurato in collaborazione con Microsoft e ONU

  • 🚀 L'hub coinvolgerà startup africane per portare soluzioni di intelligenza artificiale in settori prioritari come salute, agricoltura, energia e formazione

💳 Conversione del debito africano

L'iniziativa più innovativa riguarda la gestione del debito delle nazioni africane.

Il piano prevede di:

  • 💯 Convertire nei prossimi 10 anni l'intero ammontare del debito per le nazioni meno sviluppate (secondo i criteri della Banca mondiale)

  • ✂️ Abbattere del 50% il debito delle nazioni a reddito medio-basso

L'operazione punta a convertire in totale circa €235 milioni di debito in progetti di sviluppo concreti da realizzare sul continente.

Insomma, l’Africa rappresenta per l’Italia (e per l’UE) un terreno di prioritario interesse economico e geopolitico

Soprattutto dopo la crisi ucraina e la necessità di diversificare le fonti energetiche.

Sul fronte energetico:

  • 🛢️ L'Italia ha rafforzato la sua presenza in Algeria, Libia, Egitto e Mozambico

  • ⛽ Eni è protagonista con investimenti miliardari in gasdotti e infrastrutture GNL

  • 🔥 Progetti chiave come Coral South in Mozambico e il raddoppio del Transmed dall'Algeria

Coral South è il progetto che valorizza il gas degli enormi giacimenti offshore del Mozambico trasformandolo in gas naturale liquefatto (GNL)

In altri settori strategici:

  • 🏭 Costruzione di corridoi logistici e zone economiche speciali in Etiopia e Kenya

  • 🧵 Presenza di aziende italiane nel settore meccanico e tessile

  • 🌱 Cooperazioni agroindustriali: dal cacao in Costa d'Avorio alla frutta tropicale in Ghana

Questa strategia mira a rafforzare l'Italia come partner privilegiato dell'Africa.

C’è un “però”…

La competizione è serrata. Cina, Russia e Turchia sono già molto attivi nel continente africano, spesso con approcci più flessibili e meno burocratici rispetto all'Europa.

Il successo del Piano Mattei dipenderà dalla capacità di trasformare rapidamente le promesse in progetti concreti e dalla velocità di esecuzione rispetto ai competitor internazionali.

Per il continente africano, comunque, è l'occasione di giocare da protagonista una partita troppo a lungo decisa altrove.

Secondo te, il Piano Mattei avrà successo nel lungo termine?

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 👨🏻‍💻 Fare impresa da soli non è mai stato così facile (Techy)

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🦠 Batteri trasformano la plastica delle bottiglie in un farmaco antidolore (Ansa)

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Il 26 giugno 1945, viene firmato lo Statuto delle Nazioni Unite

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