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🍼 Perché in Italia non nascono più bambini?

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Il menù di oggi prevede:
🍼 Perché in Italia non si fanno più figli?
🇺🇸 USA-UK: super intesa da £250 miliardi
ITALIA
🍼 Perché in Italia non nascono più bambini?

Nel 2024, in Italia, sono nati meno di 370.000 bambini, il numero più basso mai registrato dall’Unità d’Italia.
Per avere un’idea del crollo, basti pensare che negli anni ’60 le nascite superavano il milione all’anno.
Il calo è stato rapidissimo: in soli 15 anni, dal 2008 a oggi, le nascite sono diminuite del 30%. Oggi il tasso di fertilità è sceso a 1,18 figli per donna, molto lontano dal 2,1 necessario per mantenere stabile la popolazione.
A questo si aggiunge un altro fattore: l’invecchiamento della popolazione. L’età media degli italiani è di 48,7 anni, la seconda più alta al mondo dopo il Giappone. E oggi, per ogni bambino, ci sono quasi sei anziani.

Il risultato è che la piramide demografica si sta ribaltando. Non è più solo un problema di numeri: è una trasformazione profonda che avrà conseguenze enormi sul futuro del Paese.
Ma perché non facciamo più figli?
Le cause della denatalità in Italia sono tante e si intrecciano tra loro. Possiamo riassumerle in tre grandi categorie: economiche, sociali e culturali.
1. 🤑 Ragioni economiche
Precarietà lavorativa: il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 20%. Con contratti instabili e salari bassi è difficile pianificare una famiglia

Casa inaccessibile: affitti alle stelle nelle grandi città e prezzi d’acquisto fuori portata (oltre 5.000 €/mq a Milano e Roma)
Costo dei figli: crescere un figlio costa in media €70.000 fino alla maggiore età, cifra che può salire a €170.000 per famiglie con redditi più alti
2. 🏫 Ragioni sociali
Asili insufficienti: solo il 27,2% dei bambini sotto i 3 anni ha accesso a un nido, contro una media europea del 35% e picchi del 70% in Paesi come Danimarca o Svezia

Conciliazione lavoro-famiglia: il 20% delle donne lascia il lavoro dopo il primo figlio
Giovani in casa fino a 30 anni: l’età media di uscita dalla famiglia d’origine in Italia è sopra i 30 anni, contro i 26 della media UE
3. ✈️ Ragioni culturali
Nuove priorità: carriera, viaggi, indipendenza e autorealizzazione sono diventati valori centrali
Scelta consapevole: avere figli non è più un passaggio naturale, ma una decisione ponderata che molti semplicemente non prendono
Cambiamento nei modelli di vita: sempre più persone scelgono di non avere figli o di fermarsi al primo, frenati da ostacoli economici e sociali
Perché il calo demografico è un problema?
Qualcuno potrebbe chiedersi: “Ma che male c’è se siamo di meno?”.
Il punto non è quanti saremo, ma chi saremo.
Una società può reggere con meno persone, ma non con una popolazione composta per un terzo da anziani e con pochissimi giovani.
Ecco alcune conseguenze:
👴 Politica sbilanciata sugli anziani: con più over 65 rispetto ai giovani, il peso elettorale porta a politiche concentrate su pensioni e sanità, a scapito di lavoro e istruzione
📺️ Meno innovazione: una forza lavoro ridotta e più anziana limita la produttività e la capacità di adattarsi ai cambiamenti
📉 Sistema pensionistico a rischio: oggi ci sono 24 milioni di lavoratori e 16 milioni di pensionati, ma nel 2050 il rapporto rischia di arrivare a 1:1. Ogni lavoratore dovrà sostenere un pensionato, uno squilibrio enorme

🏥 Pressione sulla sanità: una popolazione più anziana significa più costi sanitari e assistenziali
Ci sono soluzioni a questo problema?
Non esiste una bacchetta magica, ma osservando i Paesi che hanno gestito meglio la crisi demografica, alcune leve funzionano.
💰️ Sostegno economico e servizi
Aiuti strutturali e non bonus spot
Più asili nido, scuole dell’infanzia e servizi di supporto
Modello francese: mix di trasferimenti monetari e servizi accessibili
👷♂️ Mercato del lavoro
Incentivi alle assunzioni stabili per i giovani
Flessibilità come smart working e congedi più lunghi per madri e padri
In Italia il congedo di paternità è di 10 giorni, contro i 28 della Francia e i 112 della Spagna
🌍️ Immigrazione e cervelli
Politiche intelligenti di integrazione e cittadinanza
Attrazione di giovani e professionisti dall’estero
Inversione del trend che vede tanti italiani lasciare il Paese
📉 Riforma pensionistica
Adeguare l’età pensionabile all’aspettativa di vita
Rendere più equilibrata la spesa pubblica tra generazioni
C’è però un punto fondamentale: avere figli non è un dovere civico
Non possiamo ridurre la natalità a un problema contabile.
Il ruolo di un Paese moderno non è convincere le persone ad avere figli per il bene della collettività, ma mettere chi li desidera nelle condizioni di poterli avere senza ostacoli economici o sociali.
Il vero obiettivo dovrebbe essere questo:
🚫non obbligare,
⛔️ non giudicare,
🙅♂️ non pressare,
ma rendere possibile
Se oggi tanti giovani italiani non hanno figli non è perché non li vogliono, ma perché non se li possono permettere.
E invertire questa tendenza significa partire da qui.
Se vuoi approfondire il tema e capire meglio cosa ha portato il nostro Paese ad avere un grave problema di natalità e quali sono le possibili soluzioni, non puoi perderti il video completo sul nostro canale YouTube 👇️
USA
🇺🇸 USA-UK: super intesa da £250 miliardi

Mercoledì 17 settembre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha incontrato a Londra il primo ministro britannico Keir Starmer. L’obiettivo? Rafforzare quella che entrambi hanno definito una “relazione indistruttibile” tra i due Paesi, siglando al tempo stesso il più grande pacchetto di investimenti mai firmato durante una visita di Stato.
L’accordo prende il nome di Tech Prosperity Deal e vale oltre £250 miliardi. A sostenerlo saranno le principali big tech americane, con investimenti diretti nei settori più innovativi dell’economia.
Ma cosa comprende l’accordo?
Nello specifico l’accordo rappresenta un pacchetto di investimenti e collaborazioni strategiche in tre aree cruciali:
🤖Intelligenza artificiale
🖥Tecnologia quantistica
☢Energia nucleare
Ma qual è l’obiettivo?

Il cuore del progetto sarà lo sviluppo di una “AI Growth Zone” nel North East dell’Inghilterra, che secondo il premier Starmer:
👷🏻Genererà 7600 nuovi posti di lavoro
💰Attirerà investimenti esteri stimati in £150 miliardi nei prossimi 10 anni
🤖Stimolerà lo sviluppo di competenze avanzate nel campo tecnologico
💪🏼Rafforzerà la leadership britannica nell’innovazione
💰Supporterà la transizione verso un’economia digitale e sostenibile
Chi sono i protagonisti USA di questo accordo?
Le grandi aziende tecnologiche statunitensi hanno presentato i loro impegni:
🖥Microsoft: investirà £22 miliardi in 4 anni, metà dei quali destinati a infrastrutture cloud e AI
🖥Google: metterà sul piatto £5 miliardi in 2 anni aprendo anche un nuovo data center a Waltham Cross, a nord di Londra
🖥CoreWeave: insieme alla scozzese DataVita, finanzierà data center ad alta efficienza energetica con un investimento da £1,5 miliardi
🖥Salesforce: investirà £1,4 miliardi per rafforzare Londra come proprio hub europeo
🖥Nvidia: fornirà al Regno Unito 120.000 GPU e, in collaborazione con Microsoft e OpenAI, realizzerà il supercomputer più potente d’Europa
A sostegno del progetto, anche il colosso degli investimenti Blackstone ha annunciato fino a £90 miliardi in asset britannici nei prossimi dieci anni, per dare solidità al flusso di capitali.
L’accordo non sarà a senso unico
Ad alimentare il flusso degli investimenti ci saranno anche alcune imprese britanniche che faranno viaggiare quanti enormi di denaro in senso contrario:
🦠GSK: £23 miliardi nei prossimi 5 anni
🛢BP: £3,7 miliardi fino al 2030
💰Barclays: £700 milioni
🏦Revolut: £370 milioni per espandere le proprie attività sul mercato americano
Per quanto riguarda il nucleare…
Un tassello centrale dell’intesa riguarda l’energia nucleare civile. Due aziende, in particolare, sono in prima fila: l’americana X-energy e la britannica Centrica (proprietaria di British Gas). Insieme stanno definendo un accordo per l’installazione di nuovi reattori nucleari nel Regno Unito.
Se il progetto verrà realizzato, si prevede un indotto da almeno £40 miliardi per entrambe le economie e una significativa riduzione dei costi energetici per il governo britannico.
Insomma, il Tech Prosperity Deal non è solo un accordo commerciale
Questo accordo USA-UK è un vero e proprio patto strategico che punta a trasformare la relazione tra i due Paesi in un motore di innovazione globale, con effetti concreti sull’occupazione, sugli investimenti e sulla transizione energetica.
Quale sarà il vero effetto del Tech Prosperity Deal tra USA e UK? |

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