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🇪🇺 Europa: chi vive in case di proprietà?

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ATTUALITÀ
🇪🇺 Europa: chi vive in case di proprietà?

I dati Eurostat parlano chiaro: negli stati più “poveri” dell’Unione Europea la percentuale di persone che vive in case di proprietà è più alta.

Guardiamo un po’ i numeri…

Quando guardiamo alla % di persone che vive in case di proprietà, la media europea è pari al 70%, ma alcuni paesi presentano picchi non indifferenti:

  1. 🇷🇴 Romania: 95,3% (PIL pro capite di €10.080)

  2. 🇸🇰 Slovacchia: 92,9% (PIL pro capite di €16.340)

  3. 🇭🇺 Ungheria: 91,7% (PIL pro capite di €14.350)

  4. 🇭🇷 Croazia: 90,5% (PIL pro capite di €14.660)

  5. 🇱🇹 Lituania: 89% (PIL prop capite di €15.100)

  6. 🇵🇱 Polonia: 86,6% (PIL pro capite di €14.620)

Guardando questo dato di persone che vivono in case di proprietà e raffrontandolo al PIL pro capite, si nota un aspetto interessante: dove l’economia corre meno velocemente, il numero di persone che vive in case di proprietà è maggiore (ed è quindi anche più bassa la propensione ad affittare immobili).

Ma quali sono i motivi?

A spiegare la natura di questo fenomeno contribuisce proprio la minor ricchezza pro-capite dei paesi in cui il tasso è maggiore.

In questi paesi, per molte persone (pensiamo ai più giovani), prendere casa in affitto probabilmente non è un’opzione, proprio perché mancano le risorse per farlo. Ed è per questo che in meno decidono di lasciare la casa dei genitori, rientrando quindi nel conteggio di chi “vive in casa di proprietà”.

Non è un caso infatti che questi stessi Paesi siano quelli con le più alte percentuali di giovani adulti”, cioè persone tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora con i propri genitori.

Oltre a questo, ci sono però anche fattori culturali:

  • 🏡 Nelle nazioni più povere il primo passo per l’emancipazione economica è ancora quello di comprare casa, per cui chi se lo può permettere appena può questo passo lo fa;

  • 🤔 Nelle nazioni più ricche, invece, le nuove generazioni stanno sperimentando uno stile di vita differente, fatto di maggiore mobilità, e quindi più in linea con l’affitto;

  • 📈 E poi ci sono le politiche di edilizia sociale, che nei paesi più ricchi mettono a disposizione abitazioni in affitto a prezzi bassi, rendendo la necessità di comprare casa meno impellente.

E quindi?

Se da una parte è vero che ci sono fattori economici, i fattori culturali sono quelli che spiegano davvero l’origine di questo fenomeno.

Anche perché, l’andare in affitto non è proprio vista come soluzione percorribile, visto il valore di emancipazione che ha acquistare (e questo è testimoniato anche da fatto che, pur di comprare casa, in questi paesi sono disposti anche a ridurre il loro standard abitativo, optando per appartamenti in media più piccoli).

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ENERGY & GAS
⛽️ Eni: accordi importanti in Uk e Qatar

Il cane a sei zampe ha stretto due accordi davvero importanti nell’ultimo periodo: uno con il governo inglese ed uno con una joint venture in Qatar, che potrebbe cambiare le sorti energetiche del nostro paese.

Partiamo dall’accordo in Uk

In collaborazione con il Dipartimento per la Sicurezza Energetica e Net Zero (DESNZ) del Regno Unito, Eni ha raggiunto un accordo preliminare riguardo ad HyNet North West, con scopo di metterlo in moto più velocemente.

Ma di cosa si tratta?

HyNet North West rappresenta un ambizioso progetto che permette di conservare la CO2 prodotta da alcune aziende (attive in determinati settori particolarmente inquinanti) nel sottosuolo (dove non può fuoriuscire).

In questo modo, l’anidride carbonica NON viene liberata nell’atmosfera e non contribuisce ad inquinare il pianeta.

Secondo le aspettative, HyNet contribuirà a:

  • 🍀 Trasformare uno dei distretti industriali più inquinanti in Europa (nord ovest dell’Uk e Galles del nord) in uno dei primi cluster industriali a basse emissioni di CO2 al mondo

  • 👩🏻‍💼 Preservare migliaia di posti di lavoro a livello locale e crearne di nuovi

  • ⛽️ De-carbonizzare le industrie “Hard to Abate” (cementifici, aziende energetiche chimiche… in generale quelle per cui è molto difficile ridurre le emissioni)

  • 💰 Attirare nuovi investimenti

Ma quando diventerà operativo?

Secondo le previsioni, il nastro rosso verrà tagliato entro il 2025: ci sarà una fase iniziale caratterizzata da una capacità di stoccaggio annua pari a 4,5 milioni di tonnellate di CO2, la quale aumenterà poi fino a toccare i 10 milioni annui nel 2030.

E l’accordo con il Qatar?

La seconda mossa dell’azienda guidata da Claudio Descalzi riguarda il contratto di fornitura di gas naturale liquefatto a lungo termine (27 anni) con QatarEnergy Lng Nfe.

La joint venture tra Eni e Qatar Energy assicurerà all’Italia una fornitura fino a 1,5 miliardi di metri cubi l’anno, con i primi carichi in arrivo nel 2026.

E il patto non solo rafforza la partnership tra le due parti (in essere dal 2007), ma è in perfetta sintonia con la strategia di Eni: questa ha l’obiettivo di aumentare costantemente la produzione di Gas fino a raggiungere il 60% del mix entro il 2030.

Insomma, un ENI che si muove su tutti i fronti della transizione energetica, sia su quello dei combustili che su quello (necessario) della riduzione delle emissioni

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