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🇮🇹 Eravamo un popolo di risparmiatori, ma ora…

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 🇮🇹 Eravamo un popolo di risparmiatori, ma ora…

  • 🔋 Auto elettriche in Italia: non ci siamo…

Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. La maggioranza, circa il 65% di voi, crede che il Ponte sullo stretto non basti a risollevare l’economia del meridione, ma sarebbero necessari interventi strutturali su sanità, agricoltura, sistema scolastico.

ITALIA

🇮🇹 Eravamo un popolo di risparmiatori, ma ora…

Nonostante un debito pubblico monstre e la crescita economica stagnante degli ultimi 30 anni, l’Italia ha sempre potuto contare su una solida certezza: gli elevati patrimoni delle sue famiglie.

Costruiti in gran parte grazie agli elevati tassi di risparmio degli anni Ottanta e Novanta, nel 2009 le famiglie italiane sono arrivate ad essere quelle con i patrimoni pro-capite più alti al mondo.

Ma è ancora così?
Spoiler: non proprio

I grassi salvadanai italiani dei tempi che furono

Nel 2009, la ricchezza pro capite familiare media in Italia era la più alta al mondo:

  • 🇮🇹 Italia: €159.700 pro capite

  • 🇺🇸 Stati Uniti: €152.300 pro capite

  • 🇫🇷 Francia: €137.400 pro capite

Un primato raggiunto per aver saputo resistere alla crisi finanziaria post Lehman Brothers, grazie al forte peso dell’immobiliare nei portafogli delle famiglie italiane.

E così, mentre all’estero i patrimoni delle famiglie calavano a causa dei forti ribassi dei mercati azionari, quelli italiani (fortemente sbilanciati verso il possesso di case e quindi poco legati agli investimenti azionari) guadagnavano terreno.

Oggi però, la realtà è ben diversa…

Usa e Germania primeggiano, mentre l’Italia arretra

Tra il 2011 e il 2022, il patrimonio netto pro capite delle famiglie italiane ha toccato quota €176.300, crescendo dell’8,4% in termini nominali (senza considerare quindi l’effetto dell’inflazione). Una crescita molto modesta e non in grado di compensare l’aumento del costo della vita.

Al netto dell’inflazione, infatti, i patrimoni italiani sono calati del 7,7%. Dinamica che, in occidente, ha riguardato quasi esclusivamente il nostro paese.

E così, quelli che prima erano dietro di noi, oggi ci stanno davanti (e non di poco):

  1. 🇺🇸 Stati Uniti: €409.800

  2. 🇫🇷 Francia: €213.400

  3. 🇩🇪 Germania: €211.200

  4. 🇮🇹 Italia: €176.300

Ma perché la nostra ricchezza non sale?

I motivi di questa mancata crescita possono essere brevemente riassunti in tre punti principali:

  • 🪙 Salari stagnanti rispetto a molti nostri vicini europei

  • 💰 Abbassamento del tasso di risparmio (perché il costo della vita è salito più velocemente dell’incremento -quasi nullo- degli stipendi)

  • 🏠 Sbilanciamento verso l’immobiliare nei portafogli delle famiglie italiane

Analizziamoli punto per punto…

Salari Bassi e calo del tasso di risparmio

Che l’Italia abbia un problema salariale è ormai cosa nota. Tra il 1990 e il 2020, gli stipendi non solo non sono cresciuti, ma sono addirittura calati del 2,9% al netto dell’inflazione. Al contrario, in Germania e Francia sono saliti rispettivamente del 34% e del 31% (e questo, sempre al netto dell’inflazione).

Una differenza abissale che nel tempo ha progressivamente eroso la capacità di risparmio delle famiglie italiane. Sul totale dei redditi guadagnati durante l’anno, la quota risparmiata dalle famiglie francesi e tedesche è di gran lunga superiore alla nostra:

  1. 🇫🇷 Francia: 11,2%

  2. 🇩🇪 Germania: 11,1%

  3. 🇮🇹 Italia: 1,8%

Ma per quanto i salari bassi e la minore capacità di risparmiano possano influire negativamente sulla ricchezza delle famiglie, questi da soli non bastano a giustificare un calo dei patrimoni così marcato rispetto a quelli statunitensi, tedeschi e francesi.

Il mattone: da punto di forza a punto di debolezza

La casa continua a costituire l’asset principale dei patrimoni italiani. Vale circa il 46,3% della ricchezza totale delle famiglie, ma è una scelta di investimento che dal 2013 in avanti ha penalizzato e non poco le nostre famiglie, trasformandosi da punto di forza a punto di debolezza.

Nell’ultimo decennio, infatti, non c’è stata partita tra azioni e case:

  • 🏘 Secondo l’indice total return, calcolato sui dati di Nomisma considerando i ritorni “lordi” da affitto e la eventuale rivalutazione o svalutazione dei prezzi al metro quadro, le abitazioni residenziali nelle 13 grandi città monitorate hanno reso mediamente il 54%

  • 📈 Un rendimento neanche lontanamente paragonabile a quelli dei mercati borsistici che nell’analogo periodo hanno messo a segno un tondo 200% (indice Msci World total return in Euro) o il 125% se si guarda a Piazza Affari.

E questo è l’ultimo pezzo del puzzle che spiega come mai, nel corso degli anni, la ricchezza procapite delle famiglie italiane è rimasta pressoché uguale a quanto era nell’oramai lontano 2009

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AUTOMOTIVE

🔋 Auto elettriche in Italia: non ci siamo…

Secondo un report di Repower, nel 2023 le auto elettriche vendute in Italia sono state il 4% del totale venduto, una percentuale molto bassa se confrontata con la media europea, che si aggira attorno al 14%. 

Sempre nel 2023, le immatricolazioni totali hanno registrato una crescita del +18,87% (risollevandosi dopo il calo del -10% registrato nel 2022), mentre le immatricolazioni di auto elettriche sono aumentate del +35%, totalizzando, però, solamente 66.000 unità vendute.

Insomma: il mercato dell’elettrico italiano è in leggera crescita, ma non basta…

Abbiamo qualche buona notizia?

Le notizie positive riguardano l’infrastruttura di ricarica elettrica. I punti di ricarica sono aumentati del +38% nel 2023, raggiungendo un totale di 51.000 circa, di cui ben 7.600 costruite nel 2023.

Ottimo no?
Ni… osservando la distribuzione delle colonnine si evidenzia una disuguaglianza territoriale:

  • Il 58% si trova al Nord

  • Il 22% al Centro

  • Il 20% al Sud

Nonostante questo, l’obiettivo prefissato dal PNRR è di costruire oltre 21.000 nuovi punti di ricarica veloce entro il 2026, grazie ad un investimento che ammonta a €741 milioni.

Un ulteriore dato positivo riguarda poi i veicoli commerciali leggeri elettrici (impiegati a livello professionale o imprenditoriale per il trasporto di passeggeri o merci). Le immatricolazioni, nel 2023, sono state 5.980, con una crescita annuale del +45%.

E nel resto d’Europa come siamo messi? 🇪🇺

Come accennato prima, il nostro misero 4% di auto elettriche vendute è molto lontano dalla media europea (14%).

Ma quali sono i paesi in cui le auto elettriche hanno la quota di mercato più alto?

  • 🇳🇴 Norvegia 82,4%

  • 🇮🇸 Islanda 50,1%

  • 🇸🇪 Svezia 38,7%

  • 🇩🇰 Danimarca 36,3%

Ebbene sì, l’elettrico è maggiormente diffuso tra i Paesi nordici. Tra i motivi principali gli ingenti incentivi governativi, l’alto potere d’acquisto delle famiglie e una maggiore sensibilità ambientale.

Ma perché in Italia si vendono meno auto elettriche?🤔

Cerchiamo di fare chiarezza. Non c’è un’unica risposta, bensì una serie di motivi quali:

  • 💸 Prezzi troppo alti e mancanza di modelli accessibili, in quanto le case automobilistiche si stanno specializzano su modelli lusso e Suv

  • 🫰 Incentivi e politiche di regolamentazione non adeguati

  • 🪫 Mancanza di un’infrastruttura di ricarica adeguata

In generale, con l’abbassamento degli incentivi, acquistare un’auto elettrica rappresenta una spesa non da poco per un cittadino italiano (proprio perché non si trovano modelli a basso costo, e l’usato elettrico non è ancora un mercato sviluppato).

Risultato che viene confermato da un report di Bain & Company, che ha evidenziato come il 60% degli italiani non abbia preso in considerazione l’acquisto di un bene costoso come l’auto soprattutto per motivi legati all’incertezza economica.

In un Paese in cui gli stipendi sono cresciuti appena dell’1% negli ultimi 30 anni (a fronte di una media del 32,5% nell'area Ocse) e in cui il mercato dell’usato è 3,5 volte quello delle auto nuove, l’auto elettrica rappresenta un vero e proprio bene di lusso - e come tale, inaccessibile ai più…

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Il 20 febbraio 1962, da Cape Canaveral in Florida, J. H. Glenn Jr. viene lanciato con successo nello spazio a bordo della navicella Friendship 7 per il primo volo orbitale di un astronauta americano. Glenn, tenente colonnello del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, era tra i sette uomini scelti dalla NASA nel 1959 per diventare i primi astronauti americani.

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