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🔥 Enrico Mattei: l'uomo che sfidò i giganti del petrolio

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa prevede il menù di oggi:
🔥 Enrico Mattei: l'uomo che sfidò i giganti del petrolio
🇮🇹 Ma perché l’Italia non cresce?
IN COLLABORAZIONE CON: Festival Internazionale dell’Economia
🧠 Giovani, lavoro e futuro: ne parliamo al Festival Internazionale dell'Economia!
Sapevi che mezzo milione di giovani italiani altamente qualificati ha lasciato il paese negli ultimi 10 anni? Come possiamo trasformare questa fuga di cervelli in un'opportunità?
Dal 30 maggio al 2 giugno 2025, Torino ospita il Festival Internazionale dell'Economia, dove esperti e testimonianze dirette affronteranno le sfide cruciali per il nostro futuro.
Al Festival esplorerai:
🎓 Perché la transizione scuola-lavoro è così difficile e come migliorarla
🌱 Le nuove aspirazioni professionali dei giovani e come sono cambiate
🤔 Come trasformare il disagio giovanile in energia positiva per il cambiamento
🚀 Strategie concrete per trattenere i talenti e creare nuove opportunità
E lo sai qual è il bello?
🎟️ La partecipazione è completamente GRATUITA
💺 L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti!
Che aspetti? 👇🏻
STORIA ECONOMICA ITALIANA
🔥 Enrico Mattei: l'uomo che sfidò i giganti del petrolio

È il tardo pomeriggio del 27 ottobre 1962 a Bascapè, provincia di Pavia.
Alle 18:57 un lampo accecante e un boato squarciano il silenzio della campagna: Un aereo si è schiantato al suolo e non ci sono sopravvissuti.
Su quell'aereo viaggiava Enrico Mattei, uno degli uomini più potenti d'Italia, un visionario che aveva sfidato i giganti mondiali del petrolio.
Ripercorriamo un po’ la sua storia
Mattei, nato nelle Marche nel 1906, dopo un passato da imprenditore e un ruolo chiave nella Resistenza, nel maggio 1945 riceve un incarico che cambierà la sua vita: Commissario Liquidatore dell'Agip.
L'Agip (Azienda Generale Italiana Petroli) era considerata un’eredità della politica autarchica fascista, un "carrozzone" inutile da vendere al miglior offerente.
Lavorandoci però, Mattei scopre che l'Agip ha del potenziale: tecnici qualificati e progetti attivi promettenti per la ricerca di idrocarburi nel sottosuolo italiano.
Decide quindi di disobbedire: anziché liquidarla, la rilancerà con tutte le sue forze.
Da quell’azienda che sembrava destinata al fallimento, nasce un colosso energetico
In soli sei anni (1946-1952) Mattei:
⛽ Perfora 500 nuovi pozzi di gas in tutta la Pianura Padana
📈 Fa salire la produzione di metano da 50 milioni a 1,2 miliardi di m3
🔌 Costruisce 2.000 km di metanodotti
Tutti questi fattori contribuiscono a trasformare l’industria italiana e fanno da carburante (letteralmente) per la nuova industrializzazione del Paese.
Mattei trasforma poi l'Agip in un modello di industria moderna:
🏫 Crea scuole di management
🎓 Fa convenzioni con università
🏖️ Organizza colonie estive per le famiglie
🏠 Offre case aziendali e assistenza sanitaria
A quel punto l’azienda cambia nome e diventa ENI

Nel 1953 nasce l'Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), che raggruppa Agip, SNAM e altre società.
Per far crescere ENI, Mattei ha messo gli occhi sul bacino del Mediterraneo e sul Medioriente, pieno di paesi ricchissimi di petrolio, che però fino ad allora erano stati dominati dalle compagnie petrolifere americane, inglesi e francesi (Sette Sorelle).
L’idea è trovare il modo di giocare alla pari di questi giganti internazionali, ma la sua intraprendenza irrita le "Sette Sorelle" e il motivo è che la lobby più potente del pianeta aveva un chiarissimo modo di operare.
Queste aziende, infatti, sfruttavano i giacimenti di petrolio situati in Paesi medio-orientali o Nord-africani, ma lo facevano con una logica “coloniale”, imponendo condizioni brutali e richiedendo concessioni per decine e decine di anni in cambio di royalties minime.
L’idea invece di Mattei era cambiare le carte in tavola e trattare direttamente con i paesi produttori, offrendo condizioni migliori.
Nasce così la “Formula Mattei“
ENI e gli Stati Produttori si associano “alla pari”, con ENI che garantiva ai Paesi il 75% dei profitti. Con questa formula rivoluzionaria e paritaria, Mattei chiude accordi in tutto il mondo:
🇮🇷 Iran: prima partnership equa nella storia del petrolio
🇪🇬 Egitto: alleanza con Nasser contro le compagnie anglo-francesi
🇱🇾 Libia: concessioni nella Cirenaica
🇩🇿 Algeria: accordi per il gas e per un metanodotto sottomarino
🇷🇺 URSS: in piena Guerra Fredda, importa petrolio a prezzi stracciati

Enrico Mattei al tavolo di lavoro firma accordi tra Eni e URSS
Insomma, Mattei scardina l’ordine costituito, toglie potere alle Sette Sorelle e proietta l’Italia nell’Olimpo delle grandi del Petrolio mondiale…
…al punto che questo trasforma ENI in un colosso da 792 miliardi di lire di fatturato e 55mila dipendenti.
Ma la “formula Mattei“ si blocca nell’ottobre 1962
Mattei, con il suo approccio, stava cambiando il mondo e l’Italia, ma questa sua rivoluzione si interrompe bruscamente il 27 ottobre 1962, giorno in cui Enrico Mattei morì.
Agli atti, la morte di Mattei sarà classificata come un incidente aereo, dovuto ad un’avaria del velivolo o ad un errore del Pilota.
La verità però è molto diversa - e la storia, negli anni, ce l’ha confessata.
🗓️ Ma cosa è successo davvero quel 27 ottobre 1962?
✈️ Si è trattato sul serio di un incidente? Oppure qualcuno lo ha ucciso?
⚙️ E, soprattutto, per quale motivo?
La risposta a queste domande la trovi nel nostro ultimo video su YouTube👇️
ITALIA
🇮🇹 Ma perché l’Italia non cresce?

Secondo il Rapporto Annuale Istat 2025 presentato ieri alla Camera dei Deputati, il PIL italiano è cresciuto dello 0,7% nel 2024, lo stesso ritmo del 2023.
Una crescita, sì… ma lenta.
Cerchiamo di capire il perché….
Cosa dice esattamente il rapporto?
Se confrontiamo il dato della crescita del PIL italiano con quello degli altri paesi europei, siamo poco al di sotto delle media-UE (0,8%) con:
🇪🇸 Spagna: +3,2%
🇫🇷 Francia: +1,2%
🇮🇹 Italia: +0,7%
🇩🇪 Germania: -0,2%
Quindi bene, ma non benissimo…

Il motivo principale della scarsa crescita economica del nostro paese è la produttività
La produttività misura quanto "valore" si riesce a produrre con le risorse disponibili, come:
⏱️ Ore di lavoro (produttività del lavoro)
🏭 Investimenti in beni e strumenti (produttività del capitale)
💡 Innovazione e organizzazione (Produttività Totale dei Fattori - PTF)
Pensate alla produttività come al motore dell’economia: un’economia cresce tanto di più quanto è grande la sua capacità di trasformare le risorse in produzione e lavoro.
E nel 2024 com’è andata la nostra produttività?
Purtroppo, ci sono brutte notizie…
Nel 2024, tutti gli indicatori di produttività sono peggiorati rispetto al 2023:
📉 Produttività del lavoro: -2%
📉 Produttività del capitale -0,2%
📉 Produttività totale dei fattori: -1,3%
Questo significa che anche se lavoriamo di più (più ore, più capitale investito), l’economia non riesce a crescere proporzionalmente.
Perché succede questo?
Il motivo non è uno solo. Anzi, è un mix di elementi che si rinforzano a vicenda:
1. Le imprese italiane sono molto piccole e poco strutturate
Il 95% delle aziende italiane ha meno di 9 dipendenti. Questo le rende meno capaci di:
💻 investire in nuove tecnologie
🎓 formare adeguatamente il personale
🌍 entrare nei mercati internazionali
2. In molti settori si investe poco in tecnologia e innovazione
La spesa in Ricerca e Sviluppo (R&S) delle imprese italiane è tra le più basse d’Europa: solo lo 0,8% del PIL, contro il 2,1% della Germania.
Questo significa meno:
📜 brevetti
🆕 prodotti nuovi
📈 processi produttivi più efficienti
Senza innovazione, non si crea valore aggiunto… e la produttività resta ferma.
3.La diffusione di competenze digitali è limitata
Molte imprese faticano a trovare lavoratori con competenze digitali (ICT, data analysis, AI).
Anche i lavoratori con lauree STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) sono meno rispetto ad altri Paesi, e il problema è che i pochi che abbiamo vanno spesso all’estero dove vengono offerte condizioni lavorative migliori.
Il risultato? Tecnologie avanzate spesso non vengono usate al pieno potenziale.
4.L'occupazione cresce nei settori meno produttivi
Nell’ultimo anno, è vero, molti nuovi posti di lavoro sono stati creati, con oltre 350 mila nuovi occupati (+1,6%).
Il problema però è che la maggior parte di questi lavora in settori a bassa intensità tecnologica, come:
🗺️ turismo
🧑🍳 ristorazione
🧑⚕️ servizi alla persona
Che sì, sono importanti per l’economia, ma producono poco valore aggiunto per ogni ora lavorata. E non riescono a trainare la crescita complessiva del Paese.
Il risultato di tutto questo? Una macchina che gira ma non ingrana mai la marcia giusta. Si cresce, ma troppo piano. E spesso, con tanto sforzo e pochi risultati.
Cosa possiamo fare per migliorare la situazione?
Tra i fattori che potrebbero migliorare la situazione italiana:
👩💻 Investire in formazione tecnica e scientifica, soprattutto nelle competenze digitali
💸 Sostenere l’innovazione nelle imprese, anche con incentivi mirati
🏭 Favorire la crescita delle aziende medie e grandi (le più produttive)
🧑💻 Puntare su settori ad alta tecnologia e conoscenza
🤖 Accelerare la diffusione dell’intelligenza artificiale e dei software gestionali
Secondo te, quale di questi fattori pesa di più sulla bassa produttività italiana? |

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🇺🇸 Scontro Usa-Cina sui chip. Pechino: "Bullismo unilaterale" (AGI)

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Il 22 Maggio 1939, Germania e Italia firmano il Patto d'Acciaio.
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