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🇮🇹 Disastro Italia: perso il 42% dell’acqua immessa in rete

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Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter perfetta da leggere sotto l’ombrellone!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 🇮🇹 Disastro Italia: perso il 42% dell’acqua immessa in rete

  • 🟢 Energie rinnovabili: che risparmio per le imprese!

🇮🇹 Disastro Italia: perso il 42% dell’acqua immessa in rete

Il 42% dell’acqua immesso in rete viene perso. Questo il quadro allarmante che emerge dal “Blue Book” prodotto dalla fondazione Utilitatis.

Perdite che negli anni non hanno fatto che aumentare, rendendoci uno fra i paesi con gli sprechi idrici più alti d’Europa.

Ma siamo messi così male in tutta Italia?

In realtà, le perdite non sono distribuite in modo omogeneo sulla penisola italiana.

Se le regioni del Nord (con qualche eccezione), sono le più virtuose, è al centro-sud e nelle isole che si registrano le maggiori perdite.

Andando nello specifico, i valori peggiori si registrano in:

  1. Basilicata: 62,1%

  2. Abruzzo: 59,8%

  3. Sicilia: 52,5%

  4. Sardegna: 51,3%

Parliamo di una situazione insostenibile, soprattutto considerando che la disponibilità idrica nel nostro paese si è ridotta del -20% negli ultimi 70 anni. In questo lasso di tempo, infatti, siamo passati dai 166 miliardi di metri cubi che avevamo a disposizione nel periodo 1921-1950 ai 133 miliardi nel periodo 1991-2020.

Ma come siamo arrivati a tutto questo?

La risposta è semplice: si è investito troppo poco sulla rete idrica.

Il 35% delle condutture ha infatti un'età compresa tra 31 e 50 anni, un quadro che determina un elevato livello di dispersione dell'acqua.

E mentre in Europa si investe in media €82 pro-capite, in Italia ci fermiamo a €56. E il confronto è ancora peggiore se guardiamo ai paesi del Nord

  • 🇳🇴 In Norvegia si investono €226 per abitante

  • 🇬🇧 Nel Regno Unito €135

  • 🇸🇪 In Svezia circa €109

La buona notizia?

Pur essendo ancora decisamente sotto la media europea, gli investimenti sulla rete idrica stanno aumentando di anno in anno (con il PNRR che ci viene in soccorso).

Grazie al piano nazionale di ripresa e resilienza, infatti, sono stati stanziati ben €900 milioni per la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua e per la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti.

E di questi €900 milioni, almeno il 40% (€430 milioni) è destinato alle regioni del Sud Italia. L’obiettivo - ambizioso - è quello di ridurre del 15% le perdite sugli oltre 15.000 km di rete esistenti, realizzandone inoltre circa 25.000 Km di nuovi.

Ma è solo colpa della rete?

Non proprio. A causare gli sprechi concorrono infatti altri fattori, come:

  1. 🦫 La scarsa manutenzione delle dighe

  2. 💦 Un consumo pro-capite di acqua elevato

Per migliorare il bilancio idrico italiano (la differenza tra acqua disponibile e acqua utilizzata), è fondamentale intervenire per riportare al 100% la funzionalità delle dighe italiane.

Proprio la scarsa manutenzione, ha portato nel tempo molte di queste ad operare ben al di sotto delle loro reali possibilità.

I sistemi di accumulo di acqua sono fondamentali per garantire al paese le giuste riserve idriche, ma ad oggi si stima che le mancanze di accumulo viaggino dai 2 ai 3 miliardi di metri cubi (ouch😩).

Per quanto riguarda il consumo pro-capite, siamo ancora tra i primi Paesi Ue nei prelievi per uso potabile, posizionandoci solo al di sotto della grecia (155 metri cubi per abitante nostri vs i 158 dei greci)

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🟢 Energie rinnovabili: che risparmio per le imprese!

Nell'attuale scenario energetico, dove l'urgenza di passare a fonti rinnovabili è sempre più pressante e il costo dell’energia rappresenta una grande fonte di spesa per società, emergono i Ppa, contratti che permetterebbero alle imprese italiane energivore di risparmiare fino a €4 miliardi in 3 anni.

Ma cosa sono esattamente questi Ppa e a cosa servono?

I “Power Purchase Agreement”, in sostanza, sono contratti di acquisto a lungo termine di energia elettrica rinnovabile (a un prezzo prestabilito).

I vantaggi derivanti dal loro utilizzo sono molteplici:

In primis, rappresentano una sorta di "assicurazione" per le imprese fornitrici di energia green, dal momento che garantiscono loro un compratore a un prezzo che non solo consente di ripagare l'investimento per la produzione, ma anche di generare profitto.

Per le imprese che invece di energia ne utilizzano parecchia (le cosidette imprese “energivore”, ossia quelle che consumano più di 1 GWh l’anno), il risparmio in termini monetari sarebbe notevole.

Se si adottassero i Ppa, infatti, si abbatterebbero le spese energetiche di oltre €2,6 miliardi nei prossimi tre anni, cifra che raggiunge i €4 miliardi se i prezzi dell’energia dovessero ritornare a crescere.

Ma i benefici non sono solo economici. Dal punto di vista ecologico, infatti, la transizione verso questi contratti potrebbe aiutare l'Italia a evitare l'emissione di ben 4 milioni di tonnellate di CO2.

Insomma, una situazione win-win per produttori, consumatori e pianeta.

Sì ok, tutto così bello, ma allora perché non vengono utilizzati?

Nonostante a livello europeo i Ppa stiano crescendo (45GW di contratti già stipulati), in Italia faticano ancora a diffondersi (solamente 2GW dal 2018 ad oggi).

La ragione per cui i Ppa non hanno avuto un’espansione maggiore nel nostro paese può essere attribuita innanzitutto alle diverse esigenze che caratterizzano produttori e fornitori.

Chi l’energia la produce, sopratutto se deve costruire nuovi impianti, preferisce contratti di lunga durata che garantiscano entrate costanti nel tempo.

Diversamente, gli acquirenti sono maggiormente inclini ad optare per contratti di breve termine che offrono maggiore flessibilità e possibilità di rinegoziazione a condizioni più vantaggiose.

Ma non è solo questo.

Un altro ostacolo è rappresentato infatti dal processo autorizzativo per gli impianti di energia.

In Italia siamo notoriamente conosciuti per la lunghezza della burocrazia e dei processi amministrativi, che soprattutto nel caso in cui ci siano da costruire nuovi impianti di produzione, possono influenzare data di inizio di produzione e conduzioni alle quali fissare i prezzi.

Angolo Politico 💬 

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Oggi nella storia? Il 25 luglio 1943, Benito Mussolini viene destituito dal suo stesso Gran Consiglio e arrestato all'uscita da un incontro con il re Vittorio Emanuele, il quale comunica al Duce che la guerra è persa.

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