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😱 Credit Suisse in bancarotta?
Buona Domenica! Questa settimana è stata piena di interessanti notizie: il famoso investitore Ray Dalio ha deciso di lasciare le redini del suo hedge fund Bridgewater. Rimanendo negli USA, Joe Biden cambia idea sulla cannabis e fa schizzare alle stelle i titoli collegati. Passando poi alla Svizzera, una delle sue banche più importanti, Credit Suisse, non se la passa proprio bene..
Le storie di oggi1 - Credit Suisse vicina alla bancarotta?2 - Ray Dalio lascia il comando del suo hedge fund3 - Biden fa retromarcia sull'idea rispetto alla cannabis
Credit Suisse è vicina alla bancarotta?
Nell'ultima settimana, nelle terre dello Jodel, il segno più della bandiera svizzera è stato sostituito da un gigantesco meno.Credit Suisse, seconda banca più grande della Svizzera, non sta vivendo un periodo felicissimo, ma, secondo alcuni, potrebbe addirittura essere sull’orlo del fallimento.Il gigante bancario ha infatti chiuso il bilancio semestrale con una perdita netta di 1,59 miliardi di franchi e non accenna a placarsi il nervosismo in merito alle sue sorti.
Cos'è successo?Nelle scorse settimane si è diffusa la credenza che la banca non riesca a far fronte a difficoltà finanziarie imminenti, dovute alla volatilità dei mercati, che potrebbe generare nuove perdite, come nel caso dei noti scandali passati di Archegos e Greensill.
Ad alimentare il sentimento negativo e a scoraggiare i mercati sono state le illazioni circolate sui social della possibilità che la banca svizzera acquisisca le sembianze della Lehman Brother del burrascoso 2008.Il suo fallimento, infatti, potrebbe avere ripercussioni sul sistema finanziario globale dal momento che è la 45esima banca in ordine di importanza e possiede la bellezza di oltre 829 miliardi in asset finanziari.
Queste sono le voci che hanno pervaso il mercato negli ultimi giorni, portando così il prezzo dei Credit Default Swap** (CDS), a toccare i 370 punti come rappresenta il grafico che si è diffuso in un batter d’occhio su Twitter e Reddit - livello dei CDS che, peraltro, ha toccato valori superiori a quelli del 2008.
**Credit Default Swap: sono contratti con i quali un creditore paga una somma fissa periodica ad una controparte per proteggersi dal rischio di default del debitore (in questo caso, Credit Suisse).I Credit Default Swap sono un ottimo indicatore della percezione di rischio degli investitori verso una società.Se i CDS di una banca iniziano a crescere, vuol dire che il mercato percepisce una situazione di rischio e compra assicurazioni per proteggersi da un possibile default dell’ente.
La conseguenza di questa perdita di fiducia è stata l'implosione del titolo in borsa, che ha raggiunto il minimo storico questo martedì. Se si vuole fare un confronto con inizio anno, c’è stata una perdita di quasi il -60% e una mancanza di oltre il -90% se si guardano i massimi storici (raggiunti però nel 2008).
Rimbalzi del titoloIl colosso sta facendo di tutto pur di cambiare la sua posizione e scongiurare una crisi di fiducia**
**Crisi di fiducia: data la poca affidabilità della banca, gli investitori chiedono indietro i propri investimenti, i clienti cominciano a prelevare denaro dai conti dell’ intermediario e le banche non rinnovano i prestiti in scadenza con l’istituto sofferente.Tutto questo crea un circolo vizioso che porta sempre più persone e società a muoversi di conseguenza, creando pian piano una vera crisi di liquidità, che può portare effettivamente l’istituto al fallimento.
In questa settimana oltre alle chiamate e alle rassicurazioni del CEO Ulrich Koerner, la società ha messo all'asta i ''gioielli di famiglia''.
Gli svizzeri avrebbero offerto il Savoy Baur, hotel a 5 stelle situato vicino alla sede sociale di Credit Suisse e attualmente gestito dal gruppo internazionale Mandarin Oriental, al miliardario Goetz Bechtolsheimer, a cui fa capo la catena alberghiera di lusso Tschuggen.Secondo Inside Paradeplatz la vendita sarebbe valutata circa 400 milioni di franchi svizzeri.
Il titolo segna un recupero alla Borsa di Zurigo del +10%, grazie anche all’annuncio dell’offerta di riacquisto di titoli senior di debito fino a 3 miliardi di franchi svizzeri. Nello specifico si tratta di otto titoli denominati in euro o sterline per un valore complessivo di 1 miliardo di euro. A questo si aggiunge un’altra offerta su 12 titoli in dollari per un importo fino a 2 miliardi di dollari.
Secondo gli operatori, il riacquisto del debito è una dimostrazione di forza da parte della banca che cerca di rassicurare gli investitori dopo una settimana turbolenta.
“Le transazioni sono in linea con l’approccio pro-attivo di gestione delle passività complessiva e l’ottimizzazione delle spese per interessi e ci permette di trarre vantaggio dalle condizioni di mercato per riacquistare il debito a prezzi attraenti”
Maggiori preoccupazioni?Le performance della banca a livello operativo, sono deboli. Il carburante della società sono per lo più le commissioni (fees) di Investment Banking, che però tendono ad essere minori in un periodo come questo, costellato da tassi elevati e scarsa attrazione per le acquisizioni e le IPO.
L’altra preoccupazione cardine è da imputare all’eccessivo debito, ma questa non dovrebbe essere un problema reale, perché la qualità dei prestiti e delle attività dell’intermediario è elevata.Secondo stime di Bloomberg, Credit Suisse non dovrebbe avere problemi di copertura del debito salvo incassi perdite che ammontino a circa 100 miliardi, valore che appare assai improbabile al momento.
Come evolverà la situazione?Tra le possibili soluzioni da attuare e che potrebbero essere presenti nel piano di risanamento che verrà presentato dal CEO il 27 ottobre, ci sono l'attuazione dello split in molteplici attività, la vendita di asset importanti e un marcato taglio del personale, che in parte sta già rassegnando le dimissioni.
Al momento l'opzione più concreta sembrerebbe quella di un ridimensionamento delle attività di Investment banking, accompagnato da una possibile divisione in tre diverse società e creazione di una bad bank**.
**Bad bank: Si fa riferimento alla suddivisione in due di una banca, nella sua parte “buona” (good bank) e in quella “cattiva” (bad bank). La banca buona si occuperà di tutte le parti sane dell’attività di credito, mentre la parte cattiva comprenderà i crediti anomali, tossici e difficilmente esigibili.
In tutti i casi, gli analisti, credono che nessuna soluzione sarà possibile senza un aumento di capitale pari a circa 4-5 miliardi di franchi svizzeri. Aumento che sembra particolarmente dilutive per gli azionisti attuali, considerando che ad oggi il titolo capitalizza appena 11 miliardi.L'ultima spiaggia è lo StatoSe queste strategie non dovessero andare in porto entrerà in gioco lo Stato, che molto probabilmente interverrà aiutando finanziariamente l’istituto.D'altronde, Credit Suisse è pur sempre una banca sistemica e il suo fallimento potrebbe, come detto, avere conseguenze in primis sulla svizzera e poi sul panorama economico globale, ragion per cui la Svizzera e la BCE potrebbero avere interesse a tenere monitorata la situazione.
Qualora per assurdo lo stato non dovesse provare a salvare la banca, c'è sempre l'opzione di un'acquisizione. Credit Suisse potrebbe infatti essere un ottimo bocconcino per altre banche in giro per il mondo, che a questo punto potrebbero comprarla ad un prezzo stracciato.
Ray Dalio lascia il comando di Bridgewater, cedendo il controllo ad una nuova generazione
Ray Dalio è uno degli investitori più famosi del mondo:
Entra nel mondo finanziario laureandosi nel 1971 in Finanza al C.W. Post College, per poi conseguire due anni dopo un MBA alla Harvard Business School;
Nel 1975 arriva il momento che gli cambierà la vita: nel suo appartamento fonda Bridgewater, la sua società di investimento;
Controllerà per i seguenti 47 anni, fino a farla diventare il più grande hedge fund al mondo, nonché la quinta società privata più importante degli Stati Uniti.
Ormai già da circa 10 anni, però, Dalio stava riflettendo sulla sua posizione all’interno di Bridgewaters: nel 2017 si era dimesso dal ruolo di CEO, mentre nel 2021 aveva lasciato anche il ruolo di Presidente.
Piccola curiosità: Bridgewater è anche la prima società di hedge fund straniera entrata in Cina.
Ma cos'è un hedge fund? Fino a poco tempo fa non avevano una grande fama, ma con il tempo si sono capite la loro grandi possibilitàGli hedge fund gestiscono il denaro che gli viene affidato dagli investitori (in questo caso generalmente sono investitori piuttosto benestanti), ed hanno tecniche eterogenee e particolarmente aggressive per raggiungere i loro obiettivi di profitto.Attraverso diversi attori e strategie di investimento sono in grado di rendere il mercato meno volatile e più efficiente, questo perché differenziando gli investimenti non vengono concentrati tutti i risparmi negli stessi strumenti finanziari, evitando così oscillazioni di prezzo non previste e/o di grandi quantità.
Il loro obiettivo è semplice: produrre rendimenti elevati, comprando titoli azionari sottovalutati (o destinati ad apprezzarsi) ed attraverso lo short di titoli sopravvalutati (destinati a deprezzarsi).
Per Ray non è un addio, ma un arrivederciTornando a Bridgewater, si tratta di uno degli hedge fund più grandi al mondo con un attivo di oltre $150 miliardi.Ad ogni modo, Dalio dimettendosi da uno dei tre posti di CIO (Chief Investment Officer), non abbandonerà completamente la sua creatura: ora ricoprirà una posizione di membro del Consiglio di Amministrazione, Investitore Senior e Mentore dei CIO dell’azienda, potendo così ancora dare il suo prezioso contributo.I nuovi timonieri dell'hedge fund saranno di conseguenza gli altri due co-CIO: Bob Prince e Greg Jensen.
Come scrive lo stesso Dalio in merito:“La speranza è che, fino a quando morirò, continuerò a essere un mentore, un investitore, un membro del board di Bridgewater, perché io e gli altri amiamo fare queste cose insieme. É un sogno che si avvera”.
Joe Biden cambia idea sulla Cannabis ed i mercati la prendono piuttosto bene... 🤑
Il 6 ottobre il Presidente degli USA Joe Biden ha dichiarato che cambierà la situazione negli USA riguardo alla cannabis, concedendo il perdono federale ai condannati per il possesso della marijuana e di voler togliere la sostanza in questione dall’elenco degli stupefacenti più pericolosi.
Biden mantiene una promessa elettoraleBiden sorprende un po' con questa decisione non attesa, ma mantiene le promesse fatte durante la campagna elettorale, che riguardavano proprio il perdono federale e la revisione della classificazione della cannabis.
La cannabis attualmente rientra nella classificazione dell’eroina e della LSD, ritenendola una sostanza particolarmente pericolosa.Tuttavia, come dice Biden “molte vite sono state danneggiate a causa del nostro approccio fallito alla cannabis. È ora di correggere quei torti."Il passo dell'amministrazione Biden è forte e le stime dicono di un beneficio del perdono per circa 6.500 persone.
Come hanno reagito i mercati?Ovviamente la notizia è stata un colpo di scena, ed ha avuto una risposta dei mercati estremamente positiva.Il più grosso ETF sulla Cannabis quotato sui mercati, l’AdvisorShare Pure US Cannabis ETF, ha registrato un balzo del +34% poco dopo la notizia pubblicata su Twitter dal profilo della Casa Bianca.Al tempo stesso, l’ETF MG Alternative Harvest ETF, che include molte azioni di compagnie basate sulla cannabis, ha registrato un rialzo del +20%.I due maggiori venditori di marijuana degli USA, Tilray Brands e Canopy Growth Corp sono saliti rispettivamente del +22% e del +38%.
Il mercato della cannabisIl mercato globale della cannabis è in continua crescita da svariati anni e le politiche che piano piano diventano più permissive non fanno altro che alimentare questo trend. Nel 2021 il suo valore è stato di circa $28,1 miliardi, ma la stima è che possa raggiungere i $197,75 miliardi entro il 2028.
Guardando ai soli USA, questo mercato è in grande crescita: solo nel 2021 ha creato più di 107.000 nuovi posti di lavoro e ha registrato vendite per $25 miliardi.Creando in un anno un incremento del 33% dei posti di lavoro, porta l’industria della cannabis legale ad aggiudicarsi per il quinto anno consecutivo una crescita annuale sopra il +27%: ad oggi, il numero totale di impiegati nel settore è di ben 428.059 persone!
Di fronte a questi dati e considerata la situazione economica mondiale, si potrebbe pensare che la mossa di Biden sia stata anche una mossa per aiutare l’economia statunitense ed il suo mercato del lavoro.La mossa di Biden si inquadra poi in un contesto politico febbrile, in vista delle mid-term elections che arriveranno tra poco (e magari la decisione sulla Cannabis ha proprio finalità elettorali).L'idea degli USA è però chiara: salire ancora più in alto nel panorama globale e attestarsi come produttori leader in un nuovo mercato, come quello delle droghe leggere, con enormi prospettive di crescita.
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