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👴 Cornelius Vanderbilt: il contadino che diventò l'uomo più ricco d'America

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Il menù di oggi prevede:
👴Cornelius Vanderbilt: il marinaio che diventò l'uomo più ricco d'America
🚄 Il Laos sta diventando il nuovo satellite della Cina
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STORIE IMPRENDITORIALI
👴 Cornelius Vanderbilt: il marinaio che diventò l'uomo più ricco d'America

Il 27 maggio 1794, in una modesta famiglia di contadini olandesi a Staten Island, nasceva un bambino destinato a cambiare per sempre il volto dell’America: Cornelius Vanderbilt.
Cresciuto in un ambiente umile, lontano da ricchezze e potere, riuscì con determinazione e visione a trasformarsi in una delle figure più influenti e controverse della storia americana.
Ma chi era davvero quest’uomo che, partendo da zero, divenne l’imperatore dei trasporti americani?
Gli inizi di Vanderbilt: dal mare al vapore
A soli 11 anni lasciò la scuola per aiutare il padre, che trasportava passeggeri nella baia di New York. Quell’esperienza insegnò al giovane Vanderbilt a manovrare barche e a trattare con i clienti, ma soprattutto gli fece intuire che il trasporto poteva diventare un vero business se gestito con efficienza.
Ed infatti, a 16 anni convinse la madre a prestargli $100 per acquistare il suo primo traghetto. Con prezzi più bassi, orari frequenti e un servizio migliore, attirò subito clienti e ripagò il debito in anticipo. La sua fama crebbe al punto che durante la guerra del 1812 ottenne un appalto federale per il trasporto di truppe.
Nel 1817 iniziò a lavorare per l’imprenditore Thomas Gibbons, impegnato a sfidare il monopolio dei battelli a vapore di Robert Livingston e Robert Fulton. La battaglia legale arrivò fino alla Corte Suprema che, nel 1824, stabilì che solo il governo federale poteva regolare il commercio tra stati.
Fu una sentenza storica: eliminò i monopoli locali e aprì definitivamente i mercati americani alla concorrenza, segnando l’inizio della vera ascesa di Vanderbilt.

L’impero sui mari
Dopo la morte di Gibbons, nel 1829 Vanderbilt fondò la propria compagnia e iniziò a dominare le rotte lungo la costa orientale.
La sua strategia era spietata:
📉 Tariffe bassissime per togliere clienti alla concorrenza
🔧 Controllo maniacale dei costi per reggere le guerre dei prezzi
🔄 Reinvestimento continuo dei profitti
La sua efficienza divenne leggendaria e i giornali iniziarono a chiamarlo “The Commodore”.
La febbre dell’oro californiana del 1849 gli offrì una nuova occasione. Invece della via tradizionale per Panama, negoziò col governo del Nicaragua una rotta più veloce attraverso il Lago Nicaragua e il fiume San Juan. I suoi piroscafi si riempirono di passeggeri e merci, garantendogli profitti enormi.
All’apice della sua carriera marittima, Vanderbilt controllava le principali rotte navali del Nord America ed era rispettato negli ambienti politici di Washington. Molti pensavano che fosse pronto a ritirarsi. Ma a 69 anni decise di abbandonare del tutto il mare per puntare su un settore che intuì rivoluzionario: le ferrovie.
La conquista della terra: l’impero ferroviario
Negli anni Sessanta dell’Ottocento il trasporto ferroviario era caotico:
🤏 troppe piccole compagnie
🤯 linee disordinate
🔴 bilanci in rosso
Vanderbilt ci vide lo stesso terreno fertile che anni prima aveva sfruttato nei mari. La sua ricetta era la solita: consolidamento, tagli ai costi, investimenti mirati e collegamenti strategici con l’industria.
Il primo colpo fu la New York and Harlem Railroad, che gli osservatori consideravano irrilevante. In pochi mesi riuscì a renderla profittevole. Poi proseguì con acquisizioni mirate: Hudson River Railroad, New York Central, Lake Shore & Michigan Southern. Con queste mosse creò un’unica rete che collegava New York a Chicago, il cuore industriale del Paese.
Nel 1867 fondò la New York Central and Hudson River Railroad, la compagnia ferroviaria più grande dell’epoca, considerata il primo vero esempio di moderna public company americana.

La strategia Vanderbilt anche in questo caso si dimostrò vincente:
🛠️ Ottimizzazione dei costi: riunì compagnie piccole e disordinate in un’unica rete efficiente
🚂 Visione a lungo termine: intuì che le ferrovie sarebbero diventate la spina dorsale dell’economia americana
🫡Disciplina operativa: controllava ogni spesa, ogni rotta e ogni dettaglio per ottimizzare i trasporti
Nel 1871 coronò il suo sogno personale inaugurando il Grand Central Depot a Manhattan, simbolo tangibile del suo impero ferroviario e precursore dell’attuale Grand Central Terminal.

Cosa resta oggi dell’impero Vanderbilt?
Vanderbilt morì nel 1877 con un patrimonio di oltre $105 milioni. Ma c'è un dettaglio ironico: i suoi eredi bruceranno tutto in 3 generazioni con spese folli e investimenti sbagliati.
Oggi la dinastia Vanderbilt non controlla nessuna grande impresa americana.
Eppure l’impatto del Commodoro rimane enorme. Da giovane nemico dei monopoli a monopolista egli stesso, incarnò il prototipo dell’imprenditore visionario capace di leggere i segnali del futuro, scommettere capitali enormi, imporre la propria efficienza e piegare le regole a proprio vantaggio. Fu il precursore di magnati come Rockefeller, Carnegie e Morgan, che avrebbero ripreso la sua ricetta vincente per dominare il mondo industriale.
Cornelius Vanderbilt non costruì soltanto un impero dei trasporti: contribuì a plasmare l’America moderna.
Se vuoi conoscere tutti i dettagli sulla vita di Cornelius Vanderbilt, il Commodore che ha rivoluzionato l'America, ti invitiamo a guardare il nostro video su YouTube 👇️
GEOPOLITICA
🇱🇦Il Laos sta diventando un nuovo satellite cinese

Un piccolo paese di neanche 8 milioni di abitanti, incastonato tra Thailandia e Vietnam, sta silenziosamente trasformandosi nel laboratorio perfetto per l'espansione economica cinese in Asia.
Il Laos, seconda economia più piccola del Sud-Est asiatico e seconda più povera dopo il Myanmar, sta vivendo una metamorfosi radicale grazie (o a causa?) degli investimenti massicci di Pechino. E i numeri parlano chiaro: la ferrovia Cina-Laos da sola, dal suo lancio nel 2021, ha già trasportato oltre 14 milioni di tonnellate di merci.
Ma perché Pechino sta investendo miliardi in un paese di 8 milioni di abitanti?
La risposta sta tutta nel ruolo che Vientiane, capitale del Laos, sta assumendo all'interno della Belt and Road Initiative del Dragone.

La ferrovia Cina-Laos, costata $5,9 miliardi, è diventata l'arteria principale di questa trasformazione:
🚂 Il 70% è stato finanziato direttamente da Pechino
💸 Il restante 30% è stato pagato dal Laos... con debiti contratti con la stessa Cina
Dal lancio, la linea ha trasportato oltre 14 milioni di tonnellate di merci. Solo nei primi 7 mesi del 2025:
📦 3,47 milioni di tonnellate (+6,8% rispetto al 2024)
🍎 Esportazioni agricole in forte crescita: +62,8% per la frutta (171.000 tonnellate)
In sostanza, questa nazione sta diventando una "piattaforma logistica" al servizio degli scambi commerciali tra Pechino e i Paesi del Mekong, ma anche con il resto del mondo.
Il punto è che i progetti cinesi stanno mettendo sotto pressione le finanze del Laos
Le conseguenze economiche per questo piccolo stato sono pesanti:
✂️ Il governo è stato costretto a fondere vari ministeri per ridurre la spesa statale
💸 Il debito pubblico è arrivato al 94% del PIL (che vale solo $16-17 miliardi)
E soprattutto…
📉 Accettare di dipendere sempre più dagli investimenti cinesi
E allora il Laos cosa ci guadagna esattamente?
Nonostante i costi elevati, le previsioni economiche sono incoraggianti.
L'Asian Development Bank stima una crescita del +3,9% nel 2025 e del +4,0% nel 2026 per l'economia laotiana.
Il Partito Rivoluzionario del Popolo Lao (LPRP), il partito unico che guida lo stato comunista, si è posto obiettivi ambiziosi per il periodo 2026-2030:
📈 Crescita economica pari o superiore al 5% annuo
🌾 Crescita del settore agricolo del 4,4% (21,30% del PIL)
🏭 Crescita del settore industriale del 5,1% (31,5% del PIL)
🏪 Crescita del settore dei servizi del 5,6% (36,8% del PIL)
💰 PIL pro capite di $2.983 entro il 2030
E i segni della presenza cinese sono ovunque…
Basta fare un giro per Vientiane per capire quanto la Cina sia ormai radicata nel tessuto economico e sociale del paese.
L'edificio più alto del Laos? Un hotel a cinque stelle di 138 metri nel cuore della capitale, ovviamente di proprietà del gruppo cinese Wanda.
A sud di Vientiane sta nascendo quella che molti definiscono una "futura Shenzhen", con tanto di mega fabbrica di celle fotovoltaiche dell'azienda cinese SolarSpace.
Ma non è solo questione di infrastrutture:
🚗 La nuova borghesia di Vientiane guida auto cinesi BYD
📱 Acquista smartphone cinesi Honor
🏢 Le Zone Economiche Speciali (come quella di Saysettha e di Boten) sono progetti chiave del "Piano d'azione 2024-2028 per la costruzione di una comunità con un futuro condiviso tra Cina e Laos"

Le Monde Diplomatique non ha dubbi: Pechino sta trasformando il Laos in un vero e proprio "satellite".
Ma quindi il Laos sta davvero diventando un satellite cinese?
Il Laos sta scommettendo tutto sulla Cina per uscire dalla povertà e diventare un "piccolo drago asiatico".
Da un lato, gli investimenti cinesi stanno effettivamente trasformando il paese e creando opportunità economiche che prima non esistevano. Le esportazioni agricole stanno crescendo, le infrastrutture migliorano e il PIL è in aumento.
Dall'altro, il prezzo da pagare è alto: un debito pubblico alle stelle, una dipendenza economica sempre maggiore da Pechino e la trasformazione in quello che molti definiscono un satellite cinese.
Il sogno laotiano di sviluppo economico passerà necessariamente sotto l'ombrello del Dragone. Resta da vedere se questa scommessa ripagherà nel lungo termine.
E tu cosa ne pensi della strategia cinese in Laos? |

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