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🏠 Comprare casa in Italia costa sempre di più?

Buongiorno! Questo è il Punto, il tuo allenamento mattutino di due minuti per capire ciò che succede nel mondo (ma senza sudare, promesso 😮‍💨). 

Piccola novità: visto che non ci piace portare sempre e solo notizie "tristi", abbiamo aggiunto una nuova sezione a questa newsletter (in fondo), in cui vi proponiamo due-tre notizie positive di carattere economico per migliorarvi la giornata :) 

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 🏠 Comprare casa in Italia costa sempre di più?

  • 🤑 Le imprese energetiche stanno guadagnando un saaacco di soldi...

Comprare casa in Italia costa sempre di più? 😳

Che il 2022 sia stato l'anno del ritorno dell'inflazione siamo d'accordo tutti.

Le conseguenze di questo aumento dei prezzi sono sotto agli occhi di tutti, partendo proprio dal costo del nostro carrello della spesa (rip conto in banca).

Quindi, per combattere l'inflazione, le Banche Centrali di tutto il mondo hanno iniziato ad alzare i tassi di interesse, con una conseguenza non da poco...

Oltre al rischio di mandare le economie dei Paesi in recessione infatti, uno degli effetti collaterali di alzare i tassi di interesse è che comprare casa sta diventando sempre più costoso.

Mi spiego meglio...

Dai un'occhiata a questi due dati:

  • Febbraio 2022: mutuo per comprare casa costava in media l'1,49%

  • Febbraio 2023: un mutuo per comprare casa costa in media il 3,53%

Osserva ora questo grafico (del Sole24Ore):

La fotografia è abbastanza chiara: indebitarsi per comprare casa è diventato, nel corso degli ultimi 12 mesi, nettamente più costoso.

Ovviamente il fine dell'aumento dei tassi di interesse è ANCHE questo, considerando che le banche centrali stanno cercando di frenare l'economia. È chiaro però che oggi i mutui, in contesto economico già complicato per molte famiglie, rappresentino un punto dolente aggiuntivo.

Ah e ovviamente non sono aumentati solo i tassi di interesse sui nuovi mutui, ma anche i quelli sui mutui a tasso variabile elargiti negli ultimi anni.

Insomma, molte famiglie si sono trovate con una rata del mutuo che nell'arco di pochi mesi è letteralmente schizzata verso l'alto.

Ottimo direi, no?

Aggiungiamo un altro pezzo al puzzle...

In questo contesto, c'è un altro dato che mostra la difficoltà delle famiglie: si tratta del tasso di riduzione dei depositi, che a gennaio ha segnato un -1%.

Ma cosa significa?

In breve, le famiglie stanno piano piano utilizzando i  loro risparmi per far fronte all'inflazione, andando a prosciugare quel gruzzoletto che hanno costruito negli anni.

L'umore è più o meno questo:

E il problema non riguarda solamente le famiglie, ma anche le imprese!

Sì, perché anche i depositi delle imprese sono scesi nettamente, soprattutto a partire da luglio 2022... ... e cosa è successo proprio in quel periodo?

Così a naso mi pare di ricordare una certa crisi energetica e un certo aumento delle bollette, che ha visto il suo picco proprio ad agosto 2022.

Tra l'altro, anche il costo per i finanziamenti alle imprese è in netto aumento negli ultimi 12 mesi:

  • Febbraio 2022: chiedere un prestito per l'impresa costava in media l'1,12%

  • Febbraio 2023: chiedere un prestito per l'impresa costa in media il 3,70%

Insomma, non proprio una situazione ideale eh?

Le imprese del petrolio stanno facendo un sacco di soldi 🤑

Nel 2022, le imprese petrolifere ed energetiche hanno visto i propri profitti schizzare alle stelle, in larga parte a causa dell'aumento del prezzo di gas e petrolio a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina.

In particolare, se osserviamo i profitti delle 5 maggiori società petrolifere al mondo (Shell, Chevron, BP, Total Energies e ExxonMobil), questi nel 2022 hanno quasi raggiunto i $200 miliardi di dollari.

Ma cosa c'entra la guerra in Ucraina con il Petrolio?

La Russia è uno dei più importanti produttori al mondo di petrolio e, quando la guerra è scoppiata, l’Occidente ha imposto sanzioni proprio su queste esportazioni.

La conseguenza è stata che (nel breve) il prezzo è schizzato alle stelle (e la stessa cosa è poi avvenuta con il gas).

Ok va bene i profitti, ma le tasse?

"Noi facciamo fatica ad arrivare a fine mese e questi speculano sull'energia e guadagnano miliardi..."

Frasi del genere le abbiamo sentite tutti. Proprio per questo, uno dei temi più rilevanti nell'ultimo anno sull'argomento energetico è stato il "dibattito degli extra-profitti".

Molti governi hanno infatti deciso di imporre una cosiddetta windfall tax, una tassa straordinaria per colpire quelle imprese (energetiche e petrolifere) che hanno realizzato profitti extra derivanti da fattori che non dipendono da loro (in questo caso la guerra in Ucraina).

L'idea è più o meno questa: visto che state profittando da una situazione "problematica", tassiamo questi profitti extra che non avreste realizzato in casi normali, e li usiamo per fare interventi a sostegno di chi ne ha bisogno.

Ok, in Italia è stata applicata?

In Italia la tassa sugli extra profitti è stata applicata, ma... con scarsi risultati.

La misura era stata introdotta a marzo 2022 dal governo Draghi e prevedeva una tassa sugli extra utili delle aziende del settore energia, gas e petrolio pari al 25%.

Il governo con questa tassa stimava di incassare €10,5 miliardi, ma non è andata proprio così...

Infatti, la maggior parte delle imprese energetiche ha deciso di non pagare, e lo ha fatto per un motivo molto semplice: ai loro occhi si trattava di una norma incostituzionale, che non aveva ragione di esistere.

Molte di loro hanno fatto riferimento al caso della Robin Tax*, un'addizionale Ires che toccava le aziende petrolifere ed energetiche, dichiarata incostituzionale nel 2015.

*Cosa prevedeva? Il provvedimento imponeva alle società legate all'energia di pagare più tasse delle altre, con l'intenzione di colpire gli extra-profitti garantiti dal forte incremento del prezzo del petrolio di quegli anni (per approfondire, clicca qui)

Insomma, un deja-vu...

Angolo Politico 💬 

🚨 Berlusconi: assolto nel caso Ruby ter  (IlSole24Ore)

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Angolo Crypto ⛓️ 

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Oggi nella storia? Il 16 febbraio 1923 il team di archeologi capitanato dall'inglese Howard Carter entra nella tomba del faraone Tutankhamom, vissuto attorno al 1400 a.C. e morto prima di compiere 20 anni. La sua celebre maschera è oggi esposta al Museo egizio del Cairo.

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