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🙋🏻‍♂️ A che punto siamo con il congedo di paternità?

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 🙋🏻‍♂️ A che punto siamo con il congedo di paternità?

  • 🔫 L'Italia esporta un sacco di armi?

Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. La stragrande maggioranza di voi, l’86% circa, sostiene che Airbus consoliderà la posizione di leader di mercato, mentre Boeing, travolta dagli scandali, si allontanerà dalla vetta.

FESTA DEL PAPÀ

🙋🏻‍♂️ A che punto siamo con il congedo di paternità?

In Italia abbiamo un problema quando si parla di congedo di paternità.

Per congedo di paternità, anzitutto, si intendo il periodo di assenza dal lavoro concesso ai neo-papà, tra i due mesi prima e i cinque mesi dopo la nascita del figlio, durante il quale ricevono un sostegno economico dallo Stato (pari al 100% dello stipendio).

L’obiettivo di questa misura è quello di ottenere un’equa ripartizione delle responsabilità genitoriale tra uomini e donne e permettere il consolidamento del legame padre-figlio.

Purtroppo, ad oggi in Italia, il congedo di paternità è pari a soli 10 giorni (retribuiti al 100%), numero di gran lunga inferiore ad altri Paesi europei.

Per dare un paragone, in Francia i giorni sono 25, in Spagna 112 e in Svezia addirittura 480 (per Svezia e Norvegia i dati si riferiscono ai giorni per mamma e papà, ma i numeri sono comunque più elevati).

La nota positiva è che rispetto dalla sua introduzione sempre più papà lo stanno utilizzando: nel 2013, poco meno di 1 padre su 5 ne ha usufruito, mentre nel 2022, i papà ad averlo utilizzato sono stati più di 3 su 5.

Nonostante questo aumento, però, il congedo di paternità presenta ancora forti disuguaglianze, poiché in questi anni ne ha usufruito di più chi:

  • 🔼 Vive al Nord: i valori di utilizzo più alti (superiori all’80%) si registrano nelle province di Bergamo, Vicenza e Pordenone, mentre i più bassi (inferiori al 30%) si registrano a Crotone, Trapani e Agrigento

  • 🏭️ Lavora in aziende medio-grandi: fra quelle con oltre 100 dipendenti l’utilizzo è pari al 77%, mentre si scende al 45% in quelle con 15 dipendenti o meno

  • 📜 Ha contratto a tempo indeterminato: tra i lavoratori a tempo indeterminato, la percentuale di padri che richiede il congedo sfiora il 70%, contro il 36% di chi invece ha un contratto a tempo determinato

Ma quanto costa il congedo di paternità allo Stato?

Secondo gli ultimi dati a disposizione, la spesa è di circa €148 milioni l'anno. Estenderlo fino a 25 giorni (come avviene in Francia) ci costerebbe €222 milioni l'anno in più, ma porterebbe alcuni notevoli benefici, tra cui:

  • 👩🏻 Incremento dell'occupazione femminile: secondo alcuni studi, l'occupazione femminile aumenterebbe in media del +4,9%

  • 📈 Aumento del PIL: legato all’incremento dell’occupazione femminile

  • 👶🏻 Migliore suddivisione del carico genitoriale: garantirebbe beneficio sia per i bambini che per i padri e le madri, visto che in media riuscirebbero a raggiungere livelli di soddisfazione (in campo professionale e personale) più elevati

Cosa si può fare per cambiare la situazione?

10 mesi fa vi avevamo parlato di una petizione per estendere il congedo di paternità, che abbiamo firmato insieme a Unicef Italia (“Un papà vuole esserci, in ogni istante”).

Da allora, anche grazie al vostro supporto, sono state raccolte 48.155 firme ed è stata formulata la richiesta ufficiale al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per ampliare i congedi e adeguare le retribuzioni agli standard europei.

La palla è ora nelle mani del Governo… e noi attendiamo con ottimismo l'esito positivo della campagna!

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EXPORT

🔫 L'Italia esporta un sacco di armi?

Che il Made in Italy sia famoso in tutto il mondo lo sappiamo bene, ma c’è un prodotto di cui siamo “grandi esportatori” che forse non è così riconosciuto: le armi da fuoco.

Secondo l’ultimo rapporto SIPRI, nel quinquennio 2019-2023, l’Italia si è infatti classificata tra i primi 6 paesi esportatori:

  • 🇺🇸 Stati Uniti: 42%

  • 🇫🇷 Francia: 11%

  • 🇷🇺 Russia: 11%

  • 🇨🇳 Cina: 5,8%

  • 🇩🇪 Germania: 5,6%

  • 🇮🇹 Italia: 4,3%

Se la leadership statunitense non sorprende, a balzare all’occhio è proprio il 6° posto dell’Italia, che nell’ultimo quinquennio ha visto le proprie esportazioni crescere del +86% e la quota sul totale esportato passare dal 2,2% al 4,3%.

A stupire è anche il secondo posto francese: il volume di esportazioni dei cugini transalpini è infatti cresciuto del 47% rispetto al quinquennio precedente, raggiungendo così la Russia (che ha più che dimezzato le proprie vendite di armi all’estero).

Certamente, l’impegno militare sul fronte ucraino ha pesato non poco per il paese guidato da Putin.

Comunque, oltre alla Russia, anche Cina (-5,3%) e Germania (-14%) hanno diminuito le loro esportazioni.

Se questi erano i paesi che hanno esportato di più…

Quali sono i paesi che comprano più armi?

La regione del mondo che ha comprato più armi dall’estero è l’Asia, con una quota pari al 37% di tutte le importazioni di armi nel mondo. Il continente orientale rimane saldamente in testa, nonostante un calo della domanda cinese (-44%) dovuto ai progressi tecnologici che il paese del dragone ha fatto nel settore della difesa.

Sul seconda gradino del podio troviamo invece la regione mediorientale (30%), mentre l’Europa si posiziona al terzo posto con una quota del 21%.

Il dato europeo merita particolare attenzione.

Il conflitto in Ucraina e le tensioni con la Russia hanno infatti spinto gli stati europei a incrementare le proprie spese militari, con gli acquisti di armi che sono infatti cresciuti del +94%.

A livello di acquisti però, l’Italia sta rimanendo indietro…

Come si posiziona l’Italia nell’economia di guerra?

Se l’Italia occupa la 6° posizione tra i maggiori esportatori, il paese si posiziona solamente al 24° posto nella classifica degli importatori, con una quota pari all'1%.

Insomma, produciamo tanto e importiamo poco. Tutto sembrerebbe filare liscio, se non fosse che… il budget allocato alla difesa non è altissimo.

Il Bel Paese rientra infatti tra le nazioni che non rispettano la richiesta della NATO di spendere almeno il 2% del Pil nella difesa: nel 2023 abbiamo infatti speso solo l'1,46% del Pil e, nei prossimi anni, secondo i documenti programmatici ufficiali, si spenderanno ancora meno soldi.

L'Italia dovrebbe aumentare la spesa in difesa?

Dicci la tua opinione rispondendo al sondaggio qui sotto!

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È uscita la nuova puntata di Direct: il podcast che in 15 minuti ti aggiorna sulle notizie economiche e di attualità che non puoi perderti. In questa puntata parliamo di:

  • 🏡 Arriva la direttiva “Case Green” - cosa prevede e quanto costa?

  • Gli USA sono pronti a bannare TikTok - spionaggio o semplice lobbying?

  • 🌱 In Italia arriva il Piano Industria 5.0 - ma ci sono 3 grossi problemi!

Ascolta ora cliccando qui in basso 👇🏻

🇷🇺 Elezioni Russia, a Putin quasi 90% dei voti (SkyTg24)

🇪🇺 Meloni-von der Leyen al Cairo: siglato accordo Ue-Egitto, focus anche su migranti (IlSol24Ore)

🍏 Apple starebbe valutando una partnership con Google per una funzione Gemini sugli iPhone (TC)

💻️ Deepfake, l’Ue chiede informazioni alle otto Big Tech (IlSole24Ore)

🇯🇵 Giappone, due sentenze storiche sul matrimonio egualitario (AI)

🛸 La Nasa ha decifrato un misterioso messaggio di Voyager 1 (Wired)


🤑 PVH Corp. cerca un Junior Retail Business Analyst

✍️ TXT Group cerca un Investment Analyst

🆕 D&G cerca un Retail Controller

💰️ Canonical cerca un Product Marketing Manager

Il 19 marzo 2003, gli Stati Uniti, insieme alle forze della coalizione (principalmente Regno Unito), iniziano la guerra contro l'Iraq.

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