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💳 C’è un nuovo colosso nel mondo dei pagamenti
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
💳 C’è un nuovo colosso nel mondo dei pagamenti
🏭 Davvero l’ILVA rischia di fallire?
Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. La maggioranza, circa il 57% di voi, ritiene che le paghe dei CEO siano esagerate e il divario con quelle dei dipendenti sia fuori controllo. Il 30% di voi, invece, ritiene che lo stress e le enormi responsabilità giustifichino gli stipendi milionari.
È uscita la quarta puntata di Direct: il podcast che in 15 minuti ti aggiorna sulle notizie economiche e di attualità che non puoi perderti. In questa puntata parliamo di:
🤖 L’AI di Google ha un problema di “politicamente corretto”?
🏭 Cosa dovremmo fare per la questione ILVA?
🇮🇹 I disastri ambientali sono già costati €210 miliardi all’Italia - cosa possiamo fare a riguardo?
Ascolta ora cliccando qui in basso 👇🏻
FINANZA & MERCATI
🏭 Davvero l’ILVA rischia di fallire?
Ormai rimane poco delle grande acciaieria di Taranto.
Sono anni che l'ex-ILVA è in crisi: pochi soldi, tanti debiti e una costante difficoltà a ritornare alla competitività di un tempo, a tutta paura degli oltre 10.000 dipendenti, il cui futuro è tutt’altro che certo.
Crisi che è culminata in questi giorni con l’inizio dell’amministrazione straordinaria e il saluto definitivo di ArcelorMittal, il socio franco-indiano che era entrato nel capitale dell’azienda nel 2018.
Ma prima, un breve ripasso per capire ciò di cui stiamo parlando
Luglio 1960: viene posta la prima pietra per la costruzione dell’acciaieria. I lavori durano 5 anni e costano l’equivalente di €5 miliardi odierni. I primi anni dell’azienda sono rosei e anche Taranto ne beneficia - almeno dal punto di vista economico.
Anni ‘70: arrivano gli shock petroliferi e all’ILVA iniziano le difficoltà. In questi anni spuntano anche le prime accuse di inquinamento.
Maggio 1995: l’ILVA viene (s)venduta dallo Stato al Gruppo Riva, che negli anni successivi la rimette in sesto dal punto di vista finanziario. I Riva però ignorano il problema delle emissioni e arrecano ulteriori danni all’ambiente e alla salute dei tarantini.
Luglio 2012: dopo un’indagine della Magistratura, otto dirigenti (tra cui il patron Emio Riva e suo figlio) vengono arrestati per disastro ambientale e lo stabilimento viene commissariato.
Novembre 2018: dopo anni di difficoltà, ILVA viene venduta ad Arcelor Mittal, che riceve dallo Stato lo scudo penale (ossia l’immunità sui danni ambientali prodotto prima del suo arrivo) in cambio del mantenimento dei dipendenti e dell’impegno a risolvere il problema emissioni. Secondo qualcuno Mittal voleva ravvivare l’ILVA, secondo altri smembrare un competitor dall’interno.
Aprile 2021: in quegli anni, Mittal non tiene fede alle sue promesse e il Governo elimina lo scudo penale. Arcelor cerca quindi di uscire dall’ILVA e vende allo Stato il 38% della società.
La crisi dell’azienda però perdura e per risolvere i problemi serve una nuova iniezione di denaro da €1,5 miliardi. Il problema è che Arcelor non vuole metterci più nemmeno un centesimo.
Arriviamo quindi agli eventi di questa settimana
Dopo il “No” di Arcelor all’aumento di capitale (aka metterci altri soldi), lo Stato chiede l’amministrazione straordinaria, che viene ufficializzata il 19 febbraio 2024.
"È quindi chiaro che se colui che guida l'azienda (ArcelorMittal) non intende investire sull'impresa, io credo che sia giusto che il Paese si riappropri di quello che è il frutto del lavoro, del sacrificio di intere generazioni."
Dunque, l'acciaieria torna allo Stato (con Giancarlo Quaranta nominato come commissario) e ArcelorMittal viene estromessa dal controllo dell'azienda.
Ora si apre una fase di ricerca di nuovi investitori, ovvero di partner industriali che traghettino l'acciaieria fuori dalla crisi finanziaria. E questo sembra il piano del Governo, che vorrebbe ripetere con l’ILVA ciò che ha fatto con Monte Dei Paschi di Siena.
Tra i vari nomi di possibili investitori fatti in questi mesi e riproposti poi nelle ultime ore spiccano:
Arvedi, società italiana operante nel settore della metallurgia e siderurgia
Marcegaglia, holding italiana attiva nella lavorazione dell'acciaio con diversificazioni nel settore immobiliare ed energetico.
Staremo a vedere gli sviluppi, ma la cosa certa è che della questione ILVA non smetteremo di sentir parlare a breve…
Secondo te cosa dovremmo fare con l'ILVA? |
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FINANZA & BANCHE
💳 C’è un nuovo colosso nel mondo dei pagamenti
Capital One e Discover hanno recentemente annunciato una fusione miliardaria che potrebbe dare del filo da torcere ai colossi del pagamento digitale Visa e Mastercard!
Ma prima, chi sono Capital One e Discover?
Prima di partire con i dettagli del deal, è importante conosce i due protagonisti:
🏦 Capital One è la nona banca americana per capitalizzazione, famosa per le sue vantaggiose carte di credito. Ad oggi vale oltre $52 miliardi e tra gli azionisti troviamo anche Warren Buffet, che con la Berkshire Hathaway possiede il 3,28% della società
💳 Discover Financial è una delle principali reti per le carte di credito negli Stati Uniti: per la precisione è il quarto circuito di pagamento più importante in America (dopo Visa, MasterCard e American Express), divenuto tale grazie ai suoi programmi di cashback, tassi di interesse competitivi e commissioni annuali inesistenti per i possessori della Discover Card
Un deal da $35 miliardi
L’affare tra i due colossi prevede una fusione “carta contro carta”, ovvero un’acquisizione da parte di Capital One della società Discover tramite un’accordo completamente azionario e con un controvalore stimato di $35 miliardi (non proprio noccioline, ecco).
Così facendo, gli azionisti di Capital One otterranno il 60% della nuova società e la restante parte andrà agli azionisti di Discover: se tutto va secondo i piani, il deal si concluderà tra la fine del 2024 ed inizio 2025.
E la concorrenza trema…
Con questo affare:
🏦 Capital One diventerà la sesta banca statunitense per valore di asset in portafoglio e il terzo istituto per finanziamenti su carte di credito.
🤑 I 100 milioni di clienti potranno contare su una piattaforma globale per i pagamenti su larga scala presente in oltre 200 paesi accettata da 70 milioni di commercianti.
E se pensiamo che già attualmente Capital One è al terzo posto nell’emissione di carte di credito, controllando il 10% delle transazioni negli Stati Uniti, Visa e Mastercard avranno sicuramente del filo da torcere dopo l’acquisizione!
Prima però, c’è da passare dall’Antitrust
A causa delle decisioni del Governo di Biden per l’aumento della concorrenza (soprattutto nel settore bancario), l’accordo deve essere prima approvato dall’Antitrust.
Questo deal è infatti considerato il primo e vero grande test sulle fusioni bancarie della storia recente e non sarà di certo una missione facile per Capital One, dati i fallimenti bancari dello scorso anno e l’acquisto di First Republic Bank da parte di JPMorgan.
Staremo a vedere cosa succederà...
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