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🗄️ Burocrazia italiana... quanto ci costi?
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
ll menù di oggi è offerto da Jet HR, la piattaforma che aiuta a semplificare la gestione dei dipendenti ed eliminare la burocrazia, e ti affianca un consulente del lavoro dedicato:
🗄️ Burocrazia italiana… quanto ci costi?
💶 Il MEF cede un altro pezzo di Monte dei Paschi
IN COLLABORAZIONE CON: Jet HR
🤑 Burocrazia italiana… quanto ci costi?
Se c'è un incubo che accomuna tutte le aziende italiane… questo è sicuramente la burocrazia.
E non è difficile capire il motivo: tra code agli sportelli, carte, timbri, moduli da compilare e iter infiniti, le imprese italiane passano un sacco di tempo a gestire la burocrazia (almeno 10 giorni l’anno secondo Confartigianato).
E il problema è che oggi un'impresa italiana passa più tempo a gestire la burocrazia rispetto a quanto faceva 10 anni fa.
Un paradosso, se pensiamo che viviamo nell'era della digitalizzazione...
Ma quanto pesa davvero la burocrazia sulle nostre imprese?
I numeri (purtroppo) parlano chiaro:
💰 Per le PMI il costo della burocrazia vale il 4% del fatturato
📊 Per le grandi imprese il 2%
Secondo lo studio di The European House Ambrosetti, ogni anno le imprese italiane spenderebbero ben €57 miliardi solo per gestire le interazioni con la Pubblica Amministrazione, mentre secondo i dati dell’ufficio CGIA, questo valore arriverebbe addirittura ad €80 miliardi l’anno.
Insomma, una vera e propria “tassa nascosta” per le imprese.
Ma come se la cava la burocrazia italiana rispetto agli altri paesi UE?
In breve: male, a tratti malissimo.
Nel 2024, l’Italia si posiziona al 4° posto in Europa per complessità delle procedure imposte alle imprese dalla PA.
Se andiamo invece a guardare la soddisfazione dei cittadini verso i servizi pubblici, finiamo al 24° posto, in pratica facendo meglio solamente di Romania, Bulgaria e Grecia.
Ma il dato più preoccupante è un altro: quando si parla di fiducia nella Pubblica Amministrazione, scivoliamo addirittura al penultimo posto in Europa.
In questo caso, a fare peggio di noi c’è solo la Grecia…
Dopo tutti questi dati poco incoraggianti, comunque, la domanda sorge spontanea…
Perché la burocrazia italiana è messa così male?
La nostra burocrazia soffre di tre mali cronici che sembrano impossibili da curare:
🗂️ Procedure amministrative troppo complesse: la complessità delle procedure è il primo ostacolo per chi vuole aprire un'attività in Italia tra infiniti passaggi (spesso inutili) e responsabilità frammentate tra diversi uffici che rallentano i processi
📖 Ci sono tante (troppe) leggi: Se le procedure sono complesse, il quadro normativo è un vero incubo. Soprattutto negli ultimi anni c'è stato un aumento esponenziale dei decreti legislativi, che rendono il quadro normativo sempre più difficile da interpretare. È come se per risolvere il problema della troppa burocrazia... aggiungessimo altra burocrazia!
📑 Scarsa digitalizzazione: la PA dice di voler puntare sul digitale, ma i cambiamenti concreti faticano ad arrivare: siamo al 20° posto in Europa per servizi pubblici digitali e ultimi per utilizzo dei servizi di eGovernment
E il problema è che questi tre "mali" si alimentano a vicenda: è un circolo vizioso che sembra impossibile da spezzare. Ma se non lo spezziamo, continueremo a perdere competitività rispetto agli altri Paesi.
E tutto questo, ovviamente, causa dei problemi enormi
Questa inefficienza, infatti, costa tantissimo al nostro paese, sotto ogni punto di vista.
Abbiamo già parlato del costo per le imprese italiane, ma la lenta burocrazia italiana fa da deterrente anche per gli investitori stranieri: secondo l'AIBE (Associazione Italiana banche Estere), la burocrazia è il principale fattore che scoraggia gli investimenti stranieri in Italia.
Insomma, la burocrazia non è solo un fastidio quotidiano, ma un vero e proprio freno alla crescita e alla produttività del nostro Paese.
Non è tutto perduto però, almeno per quanto riguarda la burocrazia nella gestione del personale
Jet HR infatti è la piattaforma tutta italiana che ha già conquistato oltre 500 PMI e startup, aiutandole a liberarsi dal peso della burocrazia.
In Italia servono fino a 7 fornitori per gestire un singolo dipendente.
Con Jet HR invece hai una singola piattaforma per.
💼 Gestire assunzioni, ferie e stipendi da un’unica piattaforma
✅ Tenere sotto controllo costi del personale e budget in tempo reale
📂 Automatizzare la creazione e la gestione di contratti e documenti aziendali
💻 Noleggiare e assegnare hardware per i dipendenti
🦺 Automatizzare i corsi di sicurezza obbligatori per legge
🙋🏻 Avere a disposizione un consulente del lavoro in grado di chiarire tutti i tuoi dubbi
Noi del Punto Economico utilizziamo Jet HR da qualche mese, e vi possiamo assicurare che ci ha semplificato enormemente la vita e risolto svariati mal di testa!
Quindi, se vuoi darci un’occhiata e semplificare la burocrazia della tua impresa, ti lasciamo qui il link 👇🏻
MINISTERO DELL’ECONOMIA
💶 Il MEF cede un altro pezzo di Monte dei Paschi di Siena
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha completato con successo una nuova tappa della privatizzazione di Monte dei Paschi di Siena (MPS), cedendo un altro pezzo della storica banca senese.
«Abbiamo portato a termine […] un’operazione di politica bancaria e finanziaria, volta a rafforzare l’azionariato di un player importante nel mercato del credito in modo serio e riservato, come da sempre dichiarato in questi due anni di governo».
Ma facciamo un passo indietro…
Nel 2017 il governo italiano aveva nazionalizzato MPS per risanarla, diventandone il principale azionista.
Ma nell'ottobre 2023, il Tesoro ha avviato ufficialmente il processo di privatizzazione della banca, con l'obiettivo di renderla più competitiva:
📉 Novembre 2023: vendita del 25% (passando da 64,2% a 39,2%) a fondi internazionali
📊 Marzo 2024: cessione di un altro 12,5% (scendendo al 26,9%)
Queste due operazioni hanno permesso al MEF di incassare complessivamente €1,57 miliardi.
E ora il Ministero dell’Economia ha venduto un altro 15%
Il Tesoro ha venduto un ulteriore 15% del capitale di MPS per 1,1 miliardi di euro, scendendo così all'11,7% delle quote.
Un'operazione che è andata talmente bene che il MEF ha deciso di raddoppiare l'offerta iniziale (che ammontava solo al 7% delle quote):
💰 il prezzo di vendita è stato di €5,792 per azione
📈 la domanda è stata il doppio dell'offerta iniziale
✅ è stato applicato un premio del 5% sul prezzo di chiusura
Ma chi ha comprato le azioni di MPS?
Tra i nuovi azionisti troviamo alcuni nomi di spicco del panorama finanziario italiano:
🏦 Banco BPM ha acquisito una quota del 5% (circa €370 milioni)
💶 Anima SGR è entrata con il 3% (circa €219 milioni)
👔 Francesco Gaetano Caltagirone ha acquistato il 3,5%, facendo il suo ritorno in MPS dopo 21 anni
👓 Delfin, la holding degli eredi Del Vecchio, ha rilevato un altro 3,5%
E a proposito di Banco BPM…
L'acquisto del 5% di MPS da parte di Banco BPM fa parte di una strategia “difensiva” più ampia.
BancoBPM, infatti, ha lanciato un’OPA su Anima SGR, che è il più grande gruppo indipendente di gestione del risparmio in Italia.
Anima, in sostanza, crea e gestisce prodotti finanziari (fondi d'investimento, etc.), che poi vengono distribuiti (aka venduti) principalmente attraverso due banche: BancoBPM e MPS.
Comprando una parte di MPS, BancoBPM si assicura che, una volta acquisita Anima attraverso l'OPA, la rete di distribuzione rimanga stabile, e che quindi sia più difficile per altri concorrenti interferire con questi accordi commerciali.
E le performance volano
L'andamento di MPS negli ultimi 11 mesi è stato molto positivo, con un apprezzamento del titolo del +90%.
E questo anche perché i risultati finanziari dei primi nove mesi hanno superato le attese degli analisti:
Utile pre-tasse: €1,6 miliardi (+69% rispetto al 2023)
Ricavi totali: €3 miliardi (+8,3% rispetto all'anno precedente)
E le prospettive sono altrettanto promettenti:
📈 il quarto trimestre dovrebbe mantenere le performance dei trimestri precedenti, con una stima dell'utile pre-imposte tra €1,3 e €1,4 miliardi
🤑 questo scenario dovrebbe consentire la distribuzione di un dividendo superiore al miliardo di euro
Si tratta di notizie estremamente positive, soprattutto per il Governo italiano che vuole ridurre progressivamente le sue quote e “fare cassa“.
Questa privatizzazione fa parte di una strategia più ampia del Governo
La cessione delle quote di MPS da parte del MEF si aggiunge ad un “piano di privatizzazioni“ che il Governo Meloni sta portando avanti, con l’obiettivo di raggiungere l’1% del PIL entro fine del 2024.
La ragione? Vendendo parte di alcune partecipazione statali, il Governo punta a raccogliere circa €20 miliardi in 3 anni per ridurre il debito pubblico.
Il piano sta già dando i suoi frutti. In questi mesi, lo Stato ha venduto:
📭️ il 15% di Poste Italiane
🔋 il 2,8% di ENI
🛫 il 41% di ITA Airways
Il problema?
Il denaro che si può raccogliere con queste privatizzazioni è gran poco in paragone al debito pubblico: parliamo dello 0,7%, visto che il debito ha superato i €3mila miliardi…
Sei d’accordo con la scelta del Governo di privatizzare alcune imprese? |
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Queste le risposte al secondo sondaggio della scorsa newsletter: il 60% di coloro che hanno risposto ritiene che gli stipendi bassi sono il principale fattoreche scoraggia i giovani dall’andare a vivere da soli
Ecco cosa hanno detto alcuni di voi:
✍️ MY PR cerca un Media relation executive area corporate
💰️ CIE SRL cerca un MEP BIM Coordinator
🆕 Yakkyo cerca un Global Community Manager
🤑 Altroconsumo cerca un Project Officer - Area Indagini Statistiche
Il 19 novembre 1985, a Ginevra, il presidente USA Ronald Reagan e il Segretario generale del PCUS Michail Gorbačëv si incontrano per la prima volta
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