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🏖️ I balneari navigano ancora in un mare di privilegi

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 🏖️ I balneari navigano ancora in un mare di privilegi

  • 🚀 Sarò un altro anno d’oro per le banche italiane?

BALNEARI

🏖️ I balneari navigano ancora in un mare di privilegi

In Italia il settore balneare è in crescita, ma i privilegi di cui gode sono ancora troppi.

Nel 2024, il numero di stabilimenti balneari è cresciuto del +1% rispetto all'anno scorso, ma ha registrato un impressionante aumento del +26% rispetto al 2011. Questo è ciò che emerge dai dati di Unioncamere.

Il settore è in forte espansione, soprattutto al Sud, dove in soli 13 anni il numero di imprese balneari è aumentato del:

  • +190% in Sardegna

  • +110,4% in Calabria

  • +75,4% in Sicilia

La regina del settore resta comunque la riviera romagnola, che ospita 1.052 imprese balneari, il 14,5% del totale nazionale; mentre in vetta alla classifica nel rapporto tra numero di imprese e kilometri di costa troviamo il comune Toscano di Camaiore.

Qui ci sono 92 attività in 3 kilometri di costa, insomma 30 stabilimenti per ogni kilometro!

Insomma, il settore è appare florido e in espansione ma…

..guardando i numeri non sembra poi così redditizio

Secondo i dati riportati dal Il Sole 24 Ore, nel 2022 gli stabilimenti balneari che erano registrati come società di capitali hanno registrato in media:

  • 💰️ Valore della produzione: €405mila

  • 💸 Costi della produzione: €380mila

Dunque, hanno registrato un utile netto (cioè quello che rimane in tasca dopo aver pagato le tasse) di €10mila.

Questa cifra però è troppo bassa e non giustifica il prezzo medio di compravendita di uno stabilimento, che si aggira attorno ai €600mila (e che dovrebbe essere molto più basso se l’attività fosse così poco redditizia).

L’utile è davvero basso se pensiamo che gli stabilimenti pagano pochissimo allo Stato per l’utilizzo delle spiagge.

I canoni demaniali sono ancora troppo bassi?

Le cifre pagate dagli imprenditori balneari allo Stato per l’utilizzo delle spiagge, che sono un bene comune, sono state molto basse per lungo tempo, e praticamente identiche dal 1989.

Il canone minimo è passato da €360 a €2.500 nel 2020, e con gli aumenti che si sono susseguiti è passato a €2.698,75 nel 2022 e €3.377,50 nel 2023.

Nel 2024, invece, scenderà a €3.225,50 visto il calo del 4,5% attuato dal Governo Meloni.

Infatti, l’impatto medio del canone non supera comunque l’1,2% del fatturato di uno stabilimento, secondo un report di Legambiente.

Si tratta di un privilegio ingiusto perché consente a pochi imprenditori di sfruttare un bene pubblico, cioè le spiagge, a costi troppo bassi, mentre il resto della collettività non beneficia adeguatamente di queste risorse, ma anzi spesso deve (stra)pagare per utilizzarle.

Nel mentre, continua il braccio di ferro tra Governo e UE per quanto riguarda la direttiva Bolkestein, che ha come oggetto proprio la messa all’asta delle concessioni balneari (tecnicamente scadute dall’inizio di quest’anno) , e il cui esito dovrebbe arrivare da qui ai prossimi mesi.

SETTORE BANCARIO

🚀 Sarò un altro anno d’oro per le banche italiane?

Le 8 più grandi banche italiane hanno realizzato la bellezza di €13 miliardi di utili in soli 6 mesi.

Questa cifra è addirittura superiore del +18% rispetto agli €11 miliardi registrati nel 2023 e del +4% rispetto ai €12,5 miliardi del 2022, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore.

Ma da dove arrivano tutti questi profitti?

Le cause sono diverse, ma la principale è legata alla politica monetaria della BCE.

Nel 2022, nel tentativo di frenare l’inflazione, la BCE ha aumentato i tassi di interesse fino a raggiungere il 4% nel settembre del 2023.

Quando i tassi di interesse sono più alti, infatti, le persone e le aziende spendono e investono meno perché i prestiti e i mutui diventano più costosi. Di conseguenza, la domanda di beni e servizi diminuisce, rallentando l'aumento dei prezzi e contribuendo a ridurre l'inflazione.

Ma questo cosa comporta per le banche?

Quando la BCE aumenta i tassi di interesse a livello centrale, tutte le banche seguono questo aumento alzando i tassi sui prestiti e sui mutui, ovvero il costo che noi dobbiamo sostenere per ottenere denaro in prestito.

Allo stesso tempo, però, aumentano anche i tassi sui risparmi, come quelli offerti sui conti correnti e sui depositi, ovvero quanto guadagniamo noi clienti sui soldi che lasciamo in banca.

Per capire come hanno fatto le banche a guadagnare così tanto bisogna specificare una cosa, ovvero che..

..i tassi sui prestiti sono cresciuti molto più velocemente di quelli sui depositi

E le banche guadagnano dalla differenza di questi due tassi, per cui a causa di questo grande divario hanno registrato enormi profitti.

Solamente in questi primi 6 mesi del 2024, le banche hanno realizzato un margine di interesse, cioè la differenza tra gli interessi incassati dai prestiti e quelli pagati ai clienti sui depositi, di €21,7 miliardi, in aumento del +9% rispetto al 2023.

Detto ciò, ci sono anche altre cause per questi utili record delle banche come:

  • 💰 Commissioni in aumento: le commissioni sono delle somme di denaro che le banche chiedono ai clienti per i servizi che offrono. Sono in crescita da tre trimestri consecutivi e non sembrano arrestarsi

  • 👛 Controllo dei costi: nonostante l'inflazione e l'aumento dei costi del personale (+3%) e dei costi amministrativi (+6%) nei primi 6 mesi, le banche sono riuscite a mantenere sotto controllo le spese

Ma il Governo sta pensando di fare qualcosa a riguardo?

Esattamente come un anno fa, si è tornato a parlare di introdurre una tassa sugli extraprofitti, con l’obiettivo di indirizzare nelle casse dello Stato parte dei profitti che le banche hanno fatto grazie alla politica della BCE.

Come? Applicando un’ulteriore tassazione del 40% sul margine di interesse extra, ovvero quello che le banche hanno realizzato in più rispetto all’ordinario.

Tassare gli extra-profitti delle banche però può generare dei rischi che dobbiamo considerare:

  • Se metti una tassa sugli extra-profitti, le banche riverseranno il costo sui cittadini, che si troveranno quindi a dover pagare maggiori commissioni e costi di gestione

  • La tassa sugli extra-profitti dovrebbe essere applicata in situazioni straordinarie. Questo aumento dei tassi non è straordinario, fa parte del normale ciclo economico

Comunque sia, a spegnere subito il dibattito quest’anno è stato il ministro dell’economia Giorgetti, che ha dichiarato che il Governo non ha nessuna intenzione di introdurre questa tassa.

Secondo te, è giusto tassare gli extra-profitti che le banche realizzano grazie alle politiche della BCE?

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Queste le risposte al primo sondaggio della scorsa newsletter: il 63% di voi è favorevole ad introdurre una tassa ai super ricchi che in media inquinano di più, il 18% invece crede che sia una tassazione eccessiva e ingiusta.

Ecco cosa hanno detto alcuni di voi:

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