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🤑 È arrivato l’ETF su Bitcoin!
Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!
Ecco cosa offre il menù di oggi:
🤑 È arrivato finalmente l’ETF su Bitcoin!
🥳 L’Euro compie 25 anni!
LE RISPOSTE AL SONDAGGIO
🤔 Qual è l’invenzione del CES più interessante?
Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. Il nuovo device AI di Rabbit l’ha spuntata di poco sui taxi volanti di Supernal. Vedremo se effettivamente entrerà a far parte delle nostre vite come hanno fatto gli smartphone!
FINANZA
🤑 È arrivato l’ETF Spot su Bitcoin!
Il tweet del Presidente della SEC che smentiva l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin (arrivata poi qualche ora dopo)
E alla fine è successo! Era arrivato l’annuncio su X dell’approvazione dalla SEC (l’autorità che si occupa di regolamentare il mercato azionario statunitense), poi la smentita perché l’account era stato hackerato, e infine la conferma ufficiale: gli ETF Spot su Bitcoin sono realtà.
Ma di cosa si tratta? E perché ci interessa?
Gli ETF sono uno strumento finanziario per investire in borsa, che rispetto ai tipici fondi comuni d'investimento, è quotato sui mercati. Questi strumenti “copiano” l’andamento di un sottostante, che può essere composto da un insieme di azioni, obbligazioni, materie prime o altri asset.
Il loro vantaggio è che sono strumenti a gestione passiva, che sono poco costosi rispetto ai fondi comuni tradizionali e che permettono quindi di investire in modo più efficiente rispetto allo standard.
L’approvazione di questi giorni riguarda gli ETF Spot su bitcoin (ovvero sul prezzo presente di bitcoin), che di fatto “emulano” l’andamento della criptovaluta più grande al mondo.
Questo permette a chiunque di NON comprare direttamente bitcoin tramite gli exchange che lo scambiano (come Binance, Coinbase o simili), ma comprare bitcoin indirettamente tramite questi ETF.
Questo presenta un paio di vantaggi, tra cui il fatto che piccoli e grandi investitori ora possano acquistarli facendo affidamento a realtà tradizionali (come BlackRock) rispetto a realtà alternative (come Binance).
Ma perché tutto questo clamore per la decisione della SEC?
Innanzitutto perché del portare bitcoin nella reame della finanza “tradizionale” se ne parla da oltre 10 anni, con la prima richiesta per l’ETF giunta sulla cattedra della SEC nell’ormai lontano 2013. SEC che aveva sempre respinto le proposte alludendo alla scarsa trasparenza e all’alto rischio di frode del BTC.
E poi perché, con l’approvazione degli ETF, i Bitcoin diventano uno strumento molto più accessibile per un’ampia platea di investitori, che magari sulla criptovaluta ci avrebbero anche voluto investire, ma non lo avevano mai fatto per scarsa competenza nell’uso delle piattaforme necessarie a farlo.
Ad onor del vero, in Europa si può già investire da qualche mese su Bitcoin con strumenti simili agli ETF appena approvati, gli ETP (Exchange Traded Product)… na l’approvazione da parte della SEC fa rumore perché gli Stati Uniti sono il mercato più importante al mondo.
E questi nuovi ETF sono piaciuti tantissimo agli investitori
Come ha dichiarato lo stesso Gary Gensler, il presidente della SEC, l’approvazione degli ETF su Bitcoin migliora la trasparenza del mercato ed offre alle istituzioni ed ai privati un accesso efficiente agli investimenti in asset digitali, in un quadro regolamentato dalle norme USA obbligatorie per gli ETF.
Quel che è sicuro è che agli investitori questi nuovi fondi sono piaciuti moltissimo: nei primi 30 minuti, sugli 11 ETF appena approvati dalla SEC sono stati depositati $1,2 miliardi.
E ovviamente Bitcoin ringrazia, con il suo prezzo che è salito fino a $49.000, valore più alto da dicembre 2021 (per poi ritracciare fino agli attuali $43.000).
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Quando si parla di investimenti, c’è questo strano mito che aleggia, come se si trattasse di un’attività dedicata a poche persone molto facoltose. Magari 20 anni fa era così, ma oggi le cose sono cambiate!
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EUROPA
🥳 L’Euro compie 25 anni!
Il 1 gennaio 1999 l’Euro fa il suo debutto nel panorama economico internazionale come moneta unica di 11 stati membri dell’UE.
È passato un quarto di secolo e continua ad essere parte della quotidianità di oltre 350 milioni di persone in 20 paesi!
Ma come siamo arrivati alla sua adozione?
Facciamo un salto nel passato!
Tutto inizia nel 1951 con il Trattato di Parigi, quando sei paesi (tra cui anche l’Italia) decidono di costituire la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio).
L’obiettivo?
Mettere in comune la produzione e il commercio del carbone e dell’acciaio abolendo le barriere doganali e favorendo la libera concorrenza.
Successivamente, con il Trattato di Roma viene costituita la Comunità Economica Europea. La CEE aveva lo scopo di creare un mercato europeo comune e gettare le basi per l’adozione della moneta unica.
Il percorso verso l’Euro continua grazie all’adozione del sistema chiamato “sistema monetario europeo”, che aveva l’obiettivo di mantenere stabili i tassi di cambio delle varie valute degli Stati della CEE.
Il sistema non era però privo di problemi, come dimostrato ad esempio dalla famosa svalutazione della lira in Italia (che ci fece poi uscire dallo SME).
E quindi viene firmato il Trattato di Maastricht!
Le cose cambiarono nel 1992, anno in cui venne firmato a Maastricht il più importante trattato della storia dell’euro.
Nel documento vennero identificati le condizioni per essere ammessi nella Zona Euro, tra cui:
💳 Deficit pari o inferiore al 3% rispetto al PIL
💰 Rapporto/PIL inferiore al 60%
✅ Inflazione e tassi di interesse controllati
Una volta stabiliti i requisiti, si passò ad identificare il cambio valutario, ossia il valore delle valute europee rispetto all’euro.
E il compito di stabilire quelli dei primi 12 paesi che avevano intenzione di entrare nel progetto spettò al Consiglio dell’Unione Europea sulla base:
🏛️ Delle raccomandazioni della Commissione Europea
📊 Facendo riferimento ai tassi del mercato a dicembre del 1998
E, nel caso dell’Italia, Carlo Azeglio Ciampi (allora ministro del Tesoro del governo Prodi) riuscì a stabilire un tasso di conversione euro-lira italiana pari a 1936,27 lire.
Finalmente, il primo gennaio 1999, l’Euro inizia ad essere usato da 11 paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna) in maniera elettronica.
Sarà solo nel gennaio 2002 che si inizieranno ad utilizzare banconote e monete.
Parola d’ordine: resilienza!
Col tempo non sono mancati problemi e dubbi sul futuro dell’euro. Vari eventi hanno messo a dura prova la resilienza della valuta, come:
📉 La crisi del 2008
💰 La crisi dei debiti sovrani nel 2011-12
🦠 La pandemia nel 2020
⚔️ La guerra in Ucraina nel 2022
Ma nonostante tutto la Banca Centrale Europea è sempre riuscita a salvaguardare la moneta unica.
Ad oggi, all’Area Euro aderiscono 20 paesi dell’UE e oltre 350 milioni di persone, accedendo un mercato comune e senza costi di transazione.
Perché all’Italia conviene l’Euro?
L’aver adottato l’Euro sicuramente ci ha posto dei vincoli, primo fra tutti l’impossibilità di utilizzare la tecnica della svalutazione, che spesso era stata adottata in passato per compensare la scarsa produttività e rendere più appetibili i nostri prodotti all’estero (perché se la lira si svalutava, diminuiva anche il costo dei prodotti italiani per gli altri paesi).
Rispetto ai tempi della Lira, però:
⬇️ I Tassi di interessi sono più bassi rispetto a quando c’era la lira
📉 L’Inflazione è minore, proprio perché svalutare la lira alimentava un circolo vizioso che portava l’inflazione a salire
✅ C’è maggiore stabilità economica (nonostante le crisi)
E poi, ci sono anche altri vantaggi:
🆓 Si ha accesso ad un mercato comune, senza costi di transazione
🤝🏻 Gli scambi commerciali sono facilitati
💨 C'è uno stimolo indiretto della produttività dei singoli Paesi, visto che si è impossibilitati a svalutare la propria valuta nazionale per competere sul prezzo
Ma… non a tutti piace l’Euro
C’è anche chi, nel corso del tempo, ha mosso diverse critiche all’entrata da parte dell’Italia nell’area Euro.
Se alcune sono totalmente infondate (tipo che l’Euro abbia fatto raddoppiare i prezzi, cosa non vera!), altre possono essere più condivisibili:
❌ L’assenza di una politica fiscale unica: se è vero che la politica monetaria è unica e sotto il controllo della BCE, questa non trova corrispondenza per quanto riguarda la politica fiscale, che viene lasciata agli Stati membri. Questo significa che le misure adottate dalla BCE potrebbero non essere seguite dalle politiche fiscali nazionali, che possono variare ampiamente tra gli Stati membri in termini di spesa pubblica, tassazione e gestione del debito
🤨 L’area euro non è ancora un’area valutaria ottimale: se è vero che le merci circolano liberamente, capitale e lavoro ancora faticano a farlo nello stesso modo
🧾 Non esiste un bilancio pubblico relativo all’area euro
E tu che ne pensi? Secondo te abbiamo fatto bene ad entrare nell’Area Euro? Diccelo rispondendo al sondaggio!
Abbiamo fatto bene ad entrare nell'Area Euro?Lascia la tua opinione! |
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Il 14 gennaio 1784 il Congresso Continentale, l’organo formato dai delegati delle colonie britanniche nel Nord America, ratifica il Trattato di Parigi, ponendo fine alla Guerra d’Indipendenza. Con questo accordo, la Gran Bretagna accetta di riconoscere l'indipendenza delle sue 13 ex-colonie come nuovi Stati Uniti d’America.
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