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💸 8 PMI su 10 falliscono perché non sanno gestire i soldi

Buongiorno! Questo è il Punto, la newsletter che ti spiega l’economia e l’attualità in modo semplice e veloce!

Ecco cosa offre il menù di oggi:

  • 💸 8 PMI su 10 falliscono perché non sanno gestire i soldi

  • 🤖 Microchip: c’è gloria davvero per tutti?

Queste le risposte al sondaggio della scorsa newsletter. Il 48% circa di voi ritiene che Microsoft abbia una posizione dominante nel settore dell’IA e vada limitato dagli organi europei. Secondo il 34% di voi, invece, la casa di Redmond merita questo vantaggio perché è stata tra le prime aziende ad investirci.

È uscita la nuova puntata di Direct: il podcast che in 15 minuti ti aggiorna sulle notizie economiche e di attualità che non puoi perderti. In questa puntata parliamo di:

  • 💰 Musk fa causa a OpenAI perché ci mette tutti in pericolo?

  • 📈 Bitcoin e S&P500 sono ai massimi di sempre!

  • 🇷🇺 Sanzioni alla Russia: stanno davvero funzionando?

Ascolta ora cliccando qui in basso 👇🏻

IN COLLABORAZIONE CON: SIBILL

💸 8 PMI su 10 falliscono perché non sanno gestire i soldi

Fare impresa non è per niente facile - e questo è risaputo.

Secondo l’ultimo Rapporto Regionale delle PMI di Confindustria, infatti, oltre 1 PMI su 4 perde soldi (27,9%), che è un dato estremamente alto e figlio di un periodo (quello del 2022) caratterizzato da un incremento dei costi energetici e da un’inflazione generale che ha pesato molto sui conti delle aziende.

Certo, vedere più di un quarto delle PMI in difficoltà deve far riflettere, visto che le piccole e medie imprese costituiscono l’ossatura su cui si regge buona parte del settore produttivo italiano.

Ma quali sono state le difficoltà delle PMI negli ultimi anni?

In primis, l’aumento dei costi energetici scaturiti dall’embargo a gas e petrolio russi a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina.

Secondo un report di Confartigianato, nel 2022 le piccole e medie imprese italiane hanno pagato circa €24 miliardi in più di bollette rispetto al 2021, un incremento pari ad oltre il +6% del valore aggiunto creato dalla aziende con meno di 50 addetti.

Fortunatamente, nel corso del 2023 e in questo inizio del 2024, i prezzi di gas e petrolio sono tornati sotto controllo, un po’ perché si sono trovate alternative al gas Russo (ad esempio grazie all’aumento della produzione da parte degli Stati Uniti), un po’ perché il clima più mite durante i mesi invernali ne ha abbassato la domanda.

Certo è che il caro-bollette ha affossato un bel po’ di imprese italiane nel corso del 2022…

E a tutto questo si aggiunge l’aumento del costo del debito

La BCE, infatti, proprio a metà del 2022, ha dato il via al rialzo dei tassi per contenere un’inflazione al tempo fuori controllo. E questo si è ovviamente ripercosso sul costo del debito, soprattutto per le piccole e medie imprese italiane.

Di conseguenza, il rapporto tra oneri e debiti finanziari è passato dal 2,8% del 2021 al 3,4% del 2022, con diretta ripercussione sulle casse aziendali.

Queste due “novità” (e cioè l’aumento dei prezzi energetici e del costo del debito) si sono aggiunte alle difficoltà “evergreen” del fare impresa in Italia, tra cui:

Il costo del lavoro (e la sua reperibilità)…

Secondo il report "Taxing Wages 2022 dell’OECD”, l’Italia è uno dei paesi europei in cui il cuneo fiscale è più alto (il cuneo fiscale è la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e quanto effettivamente percepito dal lavoratore in busta paga).

E questo ovviamente impatta negativamente sulle casse delle imprese, visto che devono sborsare di più rispetto ad altri paesi europei per poter offrire lo stesso livello di stipendio.

E come se il costo del lavoro non fosse già di per sé un problema, c’è poi l’enorme tema della difficoltà di trovare figure qualificate.

Parliamo dello Skill Mismatch

Secondo l’Eurobarometro del Parlamento Europeo, ben 8 PMI italiane su 10 fanno fatica a trovare figure con le giuste competenze di cui hanno bisogno.

È il fenomeno dello skill-mismatch, il problema che costa al nostro Paese miliardi ogni anno e che riguarda centinaia di migliaia di posizioni lavorative. Per fare un esempio, secondo le stime dell’Osservatorio sulle competenze digitali, nel 2023 in Italia mancano 200.000 professionisti nel campo IT - che non si riescono a trovare!

E questo è un bel problema, visto che la mancanza di competenze frena la crescita, la digitalizzazione e l’innovazione e nel medio periodo mette le imprese (e lo Stato) in difficoltà.

L’importanza di gestire bene la cassa

E se essere una PMI non portasse con sé già abbastanza difficoltà, a quelle citate si sommano i problemi finanziari.

Secondo una ricerca della U.S. Bank riportata da Business Insider, nel mondo 8 PMI su 10 falliscono a causa dell’errata gestione dei flussi di cassa (aka, della liquidità), situazione che non può che essere in precario equilibrio visto l’andamento dei tassi di interesse degli ultimi anni.

La gestione della cassa rappresenta una significativa sfida per tutte le piccole e medie imprese, un compito che molte di esse svolgono ancora in modo manuale o affidandosi a tool non specifici (come Excel) che aumentano la possibilità di compiere (cari) errori.

Sibill è la piattaforma che aiuta le piccole e medie imprese italiane a gestire la loro liquidità, offrendo loro un software comprensivo di tutti gli strumenti necessari con cui:

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TECH & BUSINESS

🤖 Microchip: c’è gloria davvero per tutti?

Quando si parla di intelligenza artificiale, si parla spesso dei microchip usati per alimentarla… e qui il collegamento con l’azienda Nvidia è ormai automatico.

Negli ultimi 24 mesi l’ascesa dell’azienda di Santa Clara è stata poderosa, ma non è solo Nvidia ad aver fatto il botto…

Ad aver beneficiato dell’avvento dell’intelligenza artificiale sono state anche molte altre aziende che partecipano alla realizzazione dei microchip, e che fanno parte di una catena di valore ormai globale (e complessa).

Ma come si crea un microchip?

I chip sono principalmente progettati in America, realizzati a Taiwan (anche e soprattutto grazie a macchinari olandesi) e assemblati e testati da aziende americane e giapponesi…

Insomma, si tratta di un mosaico estremamente complesso, che può però essere scomposto in tre fasi:

  • 📐 Progettazione

  • 🏭 Realizzazione

  • 🧰 Test e Assemblaggio

1️⃣ La prima fase è quella della progettazione

Questa è la fase in cui si progetta l’architettura dei microchip ed è proprio qui che entrano in gioco aziende come Nvidia. Il colosso californiano, grazie all’utilizzo di potenti e sofisticati software, disegna la struttura del microchip, la cui produzione è poi demandata ad un costruttore terzo.

Nvidia fa parte del cosiddetto gruppo di aziende “fabless” (cioè senza fabbrica), che progettano chip. Si tratta di un ristretto manipolo di società americane, che nel corso del 2023 ha aumentato notevolmente la propria capitalizzazione di borsa, realizzando prestazioni straordinarie:

  • 🥇 Nvidia +278,4%

  • 🥈 AMD +137,4%

  • 🥉 Qualcomm +24,8%

Se però la progettazione viene realizzata negli States, diverso è il discorso per la produzione dei microchip.

2️⃣ Fase due: la realizzazione

Chiamata anche “Wafer Fabrication”, questa è la fase in cui il disegno ideato in precedenza viene stampato attraverso complessi macchinari su fette di silicio, comunemente chiamate “wafer”.

A questo step partecipano diversi attori, come le fabbriche di chip e i produttori dei macchinari utilizzati nelle fabbriche di Chip.

Partiamo dai primi, visto che qui si trova un vero e proprio monopolista

Il dominio incontrastato di TMSC

Sinteticamente potremmo dire: progettati in California e prodotti a Taiwan...

Nell’isola asiatica si trova infatti la più grande fonderia al mondo, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TMSC), che è ormai leader incontrasto e che, nell’ultimo anno, ha visto le proprie azioni crescere del +33,7%.

Una crescita che, se paragonata a quella sperimentata da aziende come Nvidia e AMD, può apparire come poca roba… eppure si tratta di un risultato notevole se si considera che il 2023 non è stato l’anno migliore per TMSC, che ha chiuso con un fatturato in calo del 6% rispetto al 2022.

Con una quota di mercato che si aggira attorno al 60%, TMSC non ha concorrenti sul fronte produttivo. Samsung è l’azienda che più gli si avvicina, con una market share “solo” del 15% circa.

Chi, invece, se l’è passata decisamente meglio, sono le aziende che producono i macchinari utilizzati nelle fabbriche di microchip, la cui capitalizzazione, nel corso del 2023, è aumentato e non poco:

  • 🇺🇸 LAM Research: +98%

  • 🇺🇸 Applied Materials: +80,9%

  • 🇳🇱 ASML: +47,9%

  • 🇩🇪 Aixtron: +36,8%

3️⃣ Fase tre: Test e Assemblaggio

L’ultima fase è quella durante la quale i microprocessori vengono prima assemblati (in contenitori di plastica o ceramica) e poi testati.

Anche se il giro d'affari nel 2023 è stato inferiore a quello del 2022, le aziende produttrici degli strumenti necessari per l'assemblaggio e il test dei microprocessori hanno visto un'impennata nelle loro quotazioni, grazie alla crescente influenza dell'intelligenza artificiale.

Emblematico il caso della nipponica Advantest 🇯🇵, cresciuta del +185%. Per non parlare dell’americana Amkor Technology🇺🇸, cresciuta di oltre il +21%, nonostante il calo sia nell’utile che nel giro d’affari.

Insomma, sembra proprio che, nel settore dei chip, ci sia davvero gloria un po’ per tutti

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Il 5 marzo 1946, in uno dei discorsi più famosi del periodo della Guerra Fredda, Winston Churchill dichiara: "Una cortina di ferro è scesa attraverso il continente".

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